Quando re T’Chaka si proponeva di portare il Wakanda fuori dal suo centenario isolamento e confrontarsi con il mondo esterno, ha forse dimenticato di svelare i peccatucci della sua nazione. Se in Captain America: Civil War abbiamo creduto che il regno africano non avesse avuto contatti con il mondo esterno, i Marvel Studios hanno deciso di mostrare un’altra verità con Eyes of Wakanda, miniserie animata che in quattro intesi episodi ribalta questa visione.

Disponibile dal 1° agosto su Disney Plus, casa del Marvel Cinematic Universe, Eyes of Wakanda non si affida alla sin troppo facile tentazione di svelare il passato della terra di Pantera Nera attraverso la storia di antenati di T’Challa, ma preferisce focalizzarsi su figure a malapena accennate nel Marvel Cinematic Universe: gli Hatut Zaaze, i Watchdog.

Eyes of Wakands
Genere: Avventura, Azione
Durata: 94 minuti
Uscita: 1 Agosto 2025 (Disney+)
Showrunner: Todd Harris
Cast: Winnie Harlow, Cress Williams

Da soli nel mondo

Eyes of Wakanda: Leggende e Menzogne
Eyes of Wakanda: Leggende e Menzogne. © 2025 MARVEL. All Rights Reserved.

Spie infiltrate nel mondo esterno, i Watchdog sono gli occhi con cui il Wakanda segue l’evolversi della civiltà umana. Infiltrati nella società di nazioni e imperi, questi soldati perseguono fini specifici decisi, quasi sempre finalizzati a un obiettivo: recuperare preziosi artifatti wakandiani. Nonostante l’attento controllo esercitato sul prezioso vibranio, sembra che il mondo esterno riesca in qualche modo ad appropriarsene, spingendo il Wakanda a pianificare missioni di recupero degne delle migliori spy stories.

Attraverso quattro vite, veniamo guidati in un viaggio alla scoperta del Wakanda che mostra l’attaccamento e lo spirito di sacrificio dei Watchdogs, che viene confezionato giocando con mitologia e storia. Senza troppe pretese di veridicità o rispetto del materiale originale, Eyes of Wakanda punta a creare un parallelo tra la nazione africana e il mondo esterno che rispecchi un distacco che non sia solo sul piano tecnologico, il più evidente e a volte sin troppo estremizzato, ma anche su quello sociale ed emotivo.

Essere un Watchdog significa rinunciare a una vita all’interno del Wakanda, sacrificare affetti e normalità per un bene superiore. In Black Panther avevamo visto come questo distacco possa spingere a cercare una via diversa da quella preventivata, un distacco dai dogmi wakandiani, quando ci si scontra con il mondo reale. In Eyes of Wakanda manca questo aspetto realistico, i quattro protagonisti, per quanto irriverenti e distaccati, rimangono comunque fedeli al loro ruolo, mancando, in questo, di concretezza.

Spie in cerca di una vita

Eyes of Wakanda: L'ultima Pantera
Eyes of Wakanda: L’ultima Pantera © 2025 MARVEL. All Rights Reserved.

Pur apprezzando il ritmo della serie e l’intrigante costruzione dei singoli episodi, si percepisce una certa rigidità nel carattere dei protagonisti, che dopo un’iniziale affermazione di identità, tendono a confluire nell’obbedienza al trono wakandiano. Se da un lato questo può essere considerato come una necessità narrativa, dall’altro non si può fare a meno di pensare come una storia in cui un Watchdog sceglie l’altra parte sarebbe stata particolarmente suggestiva.

L’unico episodio che tende a scardinare questa rigidità è Artefatti Smarriti, in cui lo scapestrato protagonista rischia di mettere in pericolo i segreti del Wakanda quando riporta a casa dalla sua missione una figura letale: Iron Fist. Rivedere un degno protettore di K’un-Lun è emozionante, soprattutto perché il potere del Drago è posseduto da una giovane donna che non si limita a combattere per riappropriarsi di un prezioso manufatto, ma si sente anche tradita dall’uomo che ama.

Anche in questo caso, ci si concentra tuttavia troppo sul senso di dovere tramite cieca obbedienza, accennando pigramente alle conseguenze sull’individuo, ma era possibile fare diversamente in quattro episodi? Probabilmente, no. Consci di questo limite, Eyes of Wakanda è da considerarsi come l’ennesima dimostrazione di come il Marvel Cinematic Universe possa contare sempre più sull’animazione per espandere i propri confini.

Spirito Wakandiano

Eyes of Wakanda: Nella tana del leone
Eyes of Wakanda: Nella tana del leone © 2025 MARVEL. All Rights Reserved.

In attesa di Marvel Zombies, Eyes of Wakanda si unisce a titoli come Marvel’s What if…? e X-Men ’97, che hanno mostrato come l’animazione non sia un format anagrafico, ma un linguaggio narrativo capace di parlare a diverse generazioni.

Dispiace che dopo la sua presentazione al Festival dell’Animazione di Annecy si sia parlato poco di Eyes of Wakanda. Dietro questa serie torna il nume tutelare del Wakanda del MCU, Ryan Coogler, che dopo aver lavorato a Ironheart torna al suo primo amore marveliano, per assistere Todd Harris, che da storyboard artist è passato al ruolo di direttore di serie.

Rispetto alle altre serie dell’MCU, Eye of Wakanda colpisce lo spettatore per l’ottima interpretazione del contrasto tipico della terra di Pantera Nera: hi-tech e tradizione. Sin dai tempi antichi, i guerrieri wakandiani usano armi avanzate, tratto che viene inserito nella serie con una serie di effetti speciali e di giochi di camera che valorizza questa peculiarità.  Ulteriormente esaltata da un approccio quasi pittorico, vicino a un’iconografia dell’arte africana, che si intreccia a un’attenta interpretazione delle movenze dei protagonisti.

Particolarmente evidente negli scontri de Nella tana del leone e in Artefatti smarriti, i due episodi più coreografici, dove gli scontri ad alto tasso di adrenalina richiedono una cura nelle movenze, nelle identità dei singoli combattenti. Una ricerca di personalità che non si limita alla forma, ma anche alla sostanza, sostenuta da una paletta cromatica suggestiva, in cui l’elemento violaceo del vibranio consente di stupire con sprazzi violacei che ricordano l’essenza dell’anima wakandiana.

Rinascimento animato

Eyes of Wakanda: Nella tana del leone
Eyes of Wakanda: Nella tana del leone © 2025 MARVEL. All Rights Reserved.

Andando oltre al contesto marveliano, Eyes of Wakanda non è una conferma solamente per il franchise marveliano, ma sembra ricordare come in seno al colosso disneyano si siano ricordati quanto l’animazione possa essere uno strumento potente. Non è passato tanto da quando gli Yautja hanno ricevuto il medesimo trattamento con Predator: Killer of Killers, o quando la galassia lontana lontana ha sondato il suo passato con miniserie ad hoc, e la sensazione è sempre la stessa: l’animazione può dare respiro a franchise in difficoltà.

Pur con tutti i loro limiti, le produzioni animate arrivate su Disney negli ultimi mesi tendono a dare supporto narrativo a complessi universi. La percezione ancora limitata presso il grande pubblico della solidità dell’animazione come strumento narrativo potrebbe sminuire questo sforzo, eppure una miniserie come Eyes of Wakanda navigava in direzione opposta, mostrando tutta la potenzialità del comparto animato.

E se quattro episodi risultano un gradevole assaggio, se ci spingono a volerne di più, allora è evidente quanto questo linguaggio, più leggero e caleidoscopico, sia una risorsa da valorizzare sempre di più.

Conclusioni

8.0 Rinascimento animato

Eyes of Wakanda non è una conferma solamente per il franchise marveliano, ma sembra ricordare come in seno al colosso disneyano si siano ricordati quanto l’animazione possa essere uno strumento potente.

PRO
  1. Mantiene l'identità wakandiana
  2. Animazione convincente
  3. Palette cromatica sfavillante
CONTRO
  1. Mancanza di varietà
  • Voto ScreenWorld 8
Condividi.

Classe '81, da sempre appassionato di pop culture, con particolare passione per il mondo dei comics e la fantascienza. Dal 2015 condivide queste sue passioni collaborando con diverse testate, online e cartacee. Entra nella squadra di ScreenWorld come responsabile dell'area editoria con una precisa idea: raccontare il mondo del fumetto da una nuova prospettiva