La critica è l’arte di far risuscitare i morti e di far morire i vivi
Dalla malinconica penna di Corrado Alvaro, sceneggiatore di grandi classici come “Riso Amaro” o “Roma Ore 11”, la citazione ci fornisce un assist per porci una domanda silenziosa ma applicabile a tutti i contesti dell’arte: a cosa serve la critica? I libri scolastici ne sono pieni zeppi e certe stroncature o esaltazioni hanno avvicinato o allontanato i ragazzi dallo studio di un’opera o un quadro. Pensiamo alla Divina Commedia, sarebbe molto più interessante perdersi nel vento di Paolo e Francesca piuttosto che scorgere la dietrologia di ogni simbolo, ma il concetto è sempre quello: l’arte va capita o interpretata? È difficile rispondere, altrimenti Van Gogh almeno un quadro in vita lo avrebbe venduto e “Bohemian Rhapsody” sarebbe piaciuta al primo ascolto. Ma, come recita Corrado Alvaro, risuscitare i morti e far morire i vivi. E se allarghiamo il discorso al cinema, quale sarebbe la risposta? Rispetto al passato, l’ampia scelta impone sistemi di valutazione differenti e modus operandi diversi e se il mondo è ancora convinto che il cinema, a dispetto dell’intrattenimento, debba anche smuovere le coscienze, allora è ancora più giusto chiedersi: perché Eternals è il film MCU con il più basso indice di gradimento su Rotten Tomatoes e Metacritic?
Il Pomodoro della Discordia
Nel finale di una pellicola è comune ritrovarsi a osservare lo scontro tra il protagonista, l’antagonista e le tematiche della/del regista. Proviamo a fare lo stesso, presentando i nostri personaggi principali con relativo ruolo. All’angolo nord c’è Zhao Ting, che affascinata dalla cultura pop occidentale, decise di trasferirsi prima a Londra e poi a Los Angeles. Delusa dalla politica e grazie a un lavoro come barista, ha scoperto l’amore verso le storie della gente comune e ha capito che grazie al cinema può mescolare il racconto delle vite degli altri e la passione per le tematiche pubbliche. Dopo Songs My Brothers Taught Me del 2015, tutto il mondo la conosce come Chloé Zhao.
Una delle registe più interessanti dell’ultimo periodo, vincitrice dell’Oscar 2021 per Nomadland, ha firmato anche la recente produzione MCU: Eternals, mescolando il suo stile a quello dei tanto criticati e amati cinecomic.
All’angolo sud Rotten Tomatoes, il sito nato nel 1998 e da allora tra i più accreditati per recensioni e informazioni su film e serie TV, che prende il nome dal luogo comune legato ai pomodori lanciati agli attori meno bravi nei teatri di una volta. Tra i due contendenti, al centro del ring, c’è la differenza abissale nelle percentuali di gradimento tra l’audience score; il risultato espresso dal pubblico, e il Tomatometer che riguarda il pensiero generale dei critici scelti dal sito. 78% per i fan e 47% per il secondo blocco. Una disparità che esula la matematica e riaccende il dibattito ora che il film è approdato su Dinsey+. Chi ha ragione? Forse tutti, forse nessuno.
Proviamo a spiegare in breve come funziona l’assegnazione dei voti sul sito. Tre votazioni: quella dei critici, quella dei critici top e quella del pubblico. Il risultato finale dato da ciascuna delle tre categorie è espresso in percentuale di favori. Per i critici e i critici top si contano i fresh, ovvero le recensioni positive, e i rotten, quelle negative; poi si attua una valutazione in decimi, ma per capirla bisognerebbe rivolgersi al protagonista di 21 vittoria, grande baldoria e non sembra il caso. Perché un giudizio venga ritenuto positivo, ci vuole il 60% di fresh a favore della pellicola e le due classifiche – pubblico e critica – possono comunque prediligere o stroncare il film a prescindere dall’altra categoria. Ma cosa dice il Tomatomater su Eternals? Vediamo una carrellata di giudizi e proviamo a centrare il punto.
“Eternals porta l’MCU in nuove direzioni intriganti e occasionalmente confuse”. Oppure Caroline Siede che è una top critic: “Eternals è alienante a un primo sguardo […] ma scavando un po’ più a fondo, tuttavia, ti rendi conto che anche questo colossale film di supereroi ha le sue ricompense”. Ancora Rosa Parra: “L’abbondanza di storia, personaggi e costruzione del mondo può essere travolgente, ma Zhao si avvicina in modo brillante. Nanjiani salva questo film per me”; e concludiamo con Kylie Chung, anche lei Top Critic: “In molti modi, ciò che significa essere umani è la domanda centrale che guida Eternals. Ma il potere vertiginoso delle star e le storie tortuose del film lo rendono troppo goffo e ingombrante per rispondere in modo conciso a questa domanda centrale”.
Film di supereroi, cast stellare, il talento narrativo di Chloé Zhao, l’abbondanza degli elementi a disposizione, l’MCU; tutti temi caldi toccati dalla critica e tutti giusti in definitiva, che spingono il film a una recensione che manca di molto il 60% richiesto per un totale giudizio positivo. Ma criticare il film e le storie con tale veemenza, mantenendo però il dovuto rispetto alle indiscusse capacità registiche apre ad altre due domande. La prima: abbiamo davvero ancora bisogno di persone che affossino od esaltino un prodotto sugli schermi? La seconda: possibile che gli unici metri di giudizio siano il cast, lo stile o la presenza dell’ingombrante marchio dei supereroi per giudicare Eternals? Proviamo a rispondere.
Esercizio di Styles
È innegabile che all’interno di Eternals, Chloé Zhao abbia inserito temi caldi e a lei molto cari, già affrontati in altre sue pellicole come Nomadland o The Rider. Partiamo dall’inclusività, discussa e attuata e mostrata sia all’interno del film, sia all’esterno. L’eterna Makkari dotata della supervelocità è la prima eroina sordomuta all’interno del franchise; l’attrice che la interpreta (Lauren Ridloff) è anche lei sorda dalla nascita, anche se i genitori scoprirono questa disabilità uditiva quando lei aveva due anni e all’inizio credevano si trattasse di un disturbo dello sviluppo. Il suo apporto alla storia e alla scene, grazie anche alla comunicazione con il linguaggio dei segni è stato molto apprezzato dai fan di tutto il mondo. Oppure Phastos, l’Efesto degli eterni creati da Jack Kirby e ripreso da Neil Gaiman, che rappresenta il primo supereroe dichiaratamente gay apparso sugli schermi Marvel e ci regala una delle immagini più intense del 2021: il bacio con suo marito Haaz Sleiman, che ha dichiarato la propria omosessualità nel 2017. Proprio quel bacio ha posto il bando sul film in Arabia Saudita e in Qatar. Inoltre, Eternals è stato il primo film a ricevere il certificato M18, che limita la visione ai maggiori di 18 anni, a Singapore. Un portavoce dell’Infocomm Media Development Authority del Paese ha confermato che la causa sono proprio sia i riferimenti omosessuali, sia il fatto che il film contenga anche una scena di sesso tra due personaggi eterosessuali.
La Disney aveva due strade: lasciare il film com’era oppure censurare le scene bersagliate per far uscire la pellicola anche nei paesi citati. Per fortuna hanno optato per il primo percorso, aggiungendo come riprova proprio le parole di Sleiman pronunciate a Variety: “Provate a immaginare quante vite salverà: bambini, giovani queer, che sono vittime di bullismo, che si suicidano e non si vedono rappresentati ora possono vedere questo: è una cosa importantissima”. Frasi e appelli che vanno oltre il cast, gli effetti speciali, le sfide, il mondo dei supereroi. In un articolo precedente abbiamo dibattuto proprio l’avvento degli anime, dei manga e dei fumetti in questi anni, elevati a letteratura proprio come i comuni romanzi, ormai onnipresenti nelle biblioteche di tutti i ragazzi. Spesso leggiamo o ascoltiamo commenti allucinanti come: “il mondo dei supereroi non dovrebbe centrare nulla con le tematiche odierne”. In passato si usava la musica per sensibilizzare, perché non farlo anche attraverso gli eroi Marvel che hanno così tanto successo? Permettere a un giovane di scoprire e accettare come abitudine l’inclusività attraverso il grande schermo salva una vita e come recitano in “Schindler’s List” di Steven Spielberg: “Chi salva una vita, salva il mondo intero”.
Un’altra tematica forte all’interno del film, che non appare come il solito esercizio di stile di una brava regista per accaparrarsi quanti più fan possibili, è l’impatto ambientale attraverso la tecnologia. Quanto è giusto distruggere per creare? Lasciare la tecnologia nelle mani degli uomini li porta alla guerra, ad annientare cosa c’è intorno e a preparare la strada per la metafora dei Devianti. Ma anche gli Eterni, una chiara rappresentazione di chi è in cima alla catena alimentare, per quanto privati della loro memoria, assumono la funzione di conduttori tra il superiore e gli esseri che vanno distrutti per fargli posto. Eternals e di rimando Chloé Zhao provano a spiegare cosa vuol dire vivere per davvero, cosa è diventata la vita degli umani nel tentativo di controllare tutto, ma anche cosa vuol dire scontrarsi con le conseguenze delle proprie azioni, offrendoci come via d’uscita una comunione di intenti che passa dall’inclusività e arriva fino alla salvezza delle nostre risorse e dunque del pianeta.
Quindi, possiamo rispondere alle due domande poste in apertura con un’unica frase: serve davvero che qualcuno critichi un film dal proprio pulpito di esperto? E ancora, davvero Eternals deve restare confinato solo al proprio ruolo di film MCU? No. La risposta è breve ma possiede tanti significati: non si può scindere questo film dai temi che cerca di affrontare, né dallo straordinario modo in cui la regista riesce a trasferirli sul grande schermo senza suscitare pietà, senza escluderli dalla narrazione, senza giudicare l’opinione pubblica elevandosi a custode delle verità assolute, ma soprattutto senza creare snervanti cliché che più che accogliere, allontanano. No, non abbiamo bisogno di esperti critici o di critici esperti se rimangono ancorati a un profilo accademico, ai libri di scuola senza aver buttato un occhio fuori dalla finestra dello studio in cui si preparano per riempire la loro recensione. E non abbiamo bisogno di Rotten Tomatoes se basa l’indice di gradimento su percentuali più che su discussioni, perché un film (soprattutto di tale caratura, a prescindere che piaccia o meno) merita qualcosa di più che di banali numeri su un grafico. Come scriveva Corrado Alvaro: “La critica è l’arte di far risuscitare i morti e di far morire i vivi”, ma mai come in questo abbiamo bisogno che i vivi sappiano ascoltare e accogliere.
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