Canali? Dove stiamo andando non c’è bisogno di canali.
Futurama al tempo dello streaming assomiglia davvero a Ritorno al futuro. Tornare nei giorni che verranno, sentirsi a casa dentro una sgangherata navicella spaziale. Dieci anni dopo la sua fine, o meglio, la sua terza cancellazione, la bizzarra creatura di Matt Groening torna finalmente su Disney+ con la sua insperata undicesima stagione. Un episodio alla settimana come ai vecchi tempi in tv, anche senza la tv di un tempo.
Un ritorno che noi amanti di Fry, Bender e compagnia aspettavamo col tipico mix di desiderio e paura che si ha davanti alle cose a cui hai voluto bene. Perché oltre alla curiosità e all’entusiasmo c’era anche la paura di un Futurama invecchiato, spento, fuori tempo. Anche perché in questi lunghissimi dieci anni di oblio il mondo è andato avanti molto veloce. La tv è cambiata, noi siamo cambiati e l’animazione ha sfornato show a metà strada tra la commedia e la fantascienza che hanno proposto nuovi stili e linguaggi. Qualsiasi riferimento a Rick & Morty è puramente voluto. Quindi la domanda è: come è stato tornare a Futurama nel 2023?
Ve lo raccontiamo subito.
Connesso al tempo
Il tempo cambia le cose. E negli anni Futurama è uscito dall’ombra ingombrante de I Simpson, scrollandosi di dosso l’etichetta di cugino minore. Anzi, Futurama ha fatto innamorare quasi tutti con la sua comicità agrodolce, pungente, intelligente. Una serie che ha dimostrato di saper leggere il presente molto meglio di Homer e Bart, ormai con il fiatone, visto che I Simpson non riusciva più a starci dietro come una volta. Insomma, Futurama ha sempre avuto il pregio di parlare di oggi nonostante fosse ambientato nel futuro. Ed è questa capacità di legarsi al proprio tempo a rendere convincente l’inizio di questa undicesima stagione. Il revival, infatti, riparte esattamente subito dopo il commovente finale della decima stagione.
Dopo il blocco del tempo, il Professore resetta l’universo e lo fa ripartire da capo, come dentro una specie di reboot. Un pretesto metanarrativo per un vero e proprio esame di coscienza in cui Futurama chiede a sé stessa: Futurama ha ancora senso nel 2023? Anzi, 3023. La risposta è un convinto sì. La sensazione è quella di un ritorno a casa, o meglio, di una birra tra amici che si ritrovano dentro un pub spaziale. L’undicesima stagione inizia proprio prendendo atto del tempo passato, un tempo in cui Fry e gli altri sono rimasti immobili nel tempo mentre tutto il resto è andato avanti stravolgendo tutto. Nello spazio? In qualche pianeta alieno? No, semplicemente in tv.
Abbuffata streaming
Futurama 11 come Boris 4.
Paragone azzardato, ma fidatevi, sono due grandi ritorni molto simili. Perché entrambi si interrogano su quanto lo streaming abbia stravolto tutto: i contenuti, i contenitori e soprattutto noi, il pubblico. E così ecco Fry alle prese con una strana ansia da prestazione: la missione impossibile di vedere tutte le serie tv prodotte. Un’impresa titanica che lo porta a un binge-watching matto e disperato. Al di là della parodia (di Netflix e Black Mirror) e dell’autoparodia (viene scomodato anche Hulu, il network che produce Futurama oggi), Futurama allarga lo sguardo anche oltre l’abbuffata streaming che ormai non ci fa godere più niente, creando solo una malata cultura dell’hype. Quella in cui aspettare la novità conta più che gustarci quello che vediamo oggi.
Con quel vago potere profetico di tutte le creature di Matt Groening, questa stagione mette anche il dito nella piaga anche di che le serie le gira e le scrive. E qui scoperchia un vaso di Pandora pieno di gente stressata, sotto pressione, che lavora tanto e lavora male. Tutto questo in pieno sciopero di attore e sceneggiatori, lo ammettiamo, fa un certo effetto.
Tutto raccontato con la solita finta leggerezza di Futurama, graffiante anche quando ti fa ridere, o meglio sogghignare a denti stretti. Certo, sono cambiate tante voci storiche del doppiaggio italiano, e l’effetto iniziale è un po’ straniante. Ma lasciateci dire che sul mitico Bender soltanto un gigante come Carlo Valli poteva sostituire un gigante come il compianto Dario Penne.
Insomma, un ritorno piacevole, rassicurante, che riflette proprio sul senso del ritorno stesso. La speranza, ora, è che le prossime puntate ci sorprendano e ci spiazzino come solo Futurama sa fare: portandoci nel futuro parlando del presente.