Due Natali fa Netflix ha stupito tutti portando nel suo catalogo il primo frutto della collaborazione con ShondaLand, la casa di produzione della regina dell’intrattenimento televisivo statunitense, Shonda Rhimes (la “mamma” di Grey’s Anatomy, per intenderci). Bridgerton, tratto dal primo volume di una serie di romanzi rosa in costume di Julia Quinn, racconta una storia d’amore ambientata in epoca Regency inglese: il sentimento sbocciato nella coppia protagonista, composta dalla virginale Daphne (Phoebe Dynevor) e dall’ombroso ma estremamente affascinate Duca di Hastings (Regé-Jean Page) ha conquistato i cuori di un pubblico estremamente vasto, rendendola una delle serie in assoluto più viste della piattaforma.
Oltre che il plauso per una sceneggiatura ben scritta e sviluppata, che cattura lo spettatore dal primo all’ultimo episodio, fatta di dialoghi divertenti ed intrecci coinvolgenti (non dimentichiamo poi le scelte musicali del tutto originali, composte principalmente da hit moderne trascritte e rivisitate), la serie si è comunque attirata diverse critiche, in particolare quelle legate alla poca fedeltà storica del racconto. L’intento principale di Bridgerton, però, non è mai stato quello di raccontate e “riprodurre” accuratamente un periodo storico, ma quello di coinvolgere l’audience di oggi creando un mondo a parte – quasi “fantastico”, passateci il termine – che si muove nei contorni sfavillanti di un’altra epoca.
Non che da quest’epoca si distacchi completamente, questo no, ma ne prende alcune caratteristiche – e le rende fondamentali per il proprio sviluppo narrativo – per parlare del mondo di oggi al pubblico di oggi. In attesa dell’arrivo su Netflix di Bridgerton 2, dedicata ad un’altra coppia (tutti i romanzi di Julia Quinn hanno come protagonista un membro della numerosa famiglia Bridgerton), ed in attesa di scoprire su quali temi in particolare si incentrerà, ripercorriamo la prima stagione della serie mettendo in luce perché è così moderna e, a suo modo, così interessante.
Bridgerton e Orgoglio e Pregiudizio
Per parlare di Bridgerton è impossibile non cominciare dal paragone con uno dei romanzi in assoluto più conosciuti tra quelli ambientati durante il periodo della Reggenza inglese, ossia Orgoglio e Pregiudizio. Anche il romanzo di Jane Austen racconta una storia di giovani donne che per “sopravvivere” all’interno del proprio contesto sociale devono assicurarsi un buon matrimonio; il fatto che poi entri in gioco anche l’amore è quel qualcosa in più che ha catturato la fantasia di milioni di lettori ma che non era affatto scontato nelle unioni (per lo più combinate) dell’epoca. Durante la visione di Bridgerton, se si conosce il romanzo di Jane Austen (o uno dei suoi numerosi adattamenti per il grande o il piccolo schermo), l’impressione è quella di trovarsi davanti ad una storia simile, ma scritta nel presente e ambientata nel passato: gli elementi non presenti in Orgoglio e Pregiudizio (e che non avremmo trovato in alcun prodotto scritto e pensato all’epoca) sono numerosissimi, dalla già citata musica pop, alla presenza di personaggi di colore (lo stesso protagonista maschile, Regé-Jean Page, è nero), alle numerosissime scene di sesso (l’indugiare sui momenti intimi tra i protagonisti è anche una caratteristica dei romanzi rosa da cui Bridgerton è tratto).
A colpire di più lo spettatore, però, è come la storia viene strutturata e raccontata: al dare il via all’intreccio, infatti, è una misteriosa scrittrice di articoli scandalistici (Lady Whistledown, la cui voce narrante è quella di Julie Andrews, ma di cui scopriremo la vera identità in un sorprendente colpo di scena finale) che racconta i più piccanti e scandalosi segreti dell’alta società londinese, in particolare delle famiglie al centro della storia. Uno spunto simile a quello di un’altra serie molto famosa, decisamente non in costume: Gossip Girl. La società che viene raccontata in Bridgerton appare ossessionata dal gossip, dallo scoprire i dettagli più intimi di quelli che, in quel periodo storico, erano considerati delle vere e proprie celebrità, ossia i membri delle famiglie più in vista della città (“The Ton”, Londra). La reputazione di queste persone si basa quasi completamente sul fatto che siano o meno protagonisti di scandali, e quindi Lady Whistledown è direttamente responsabile di come vengano percepite dai propri pari. Il paragone con il mondo di oggi, in cui ciò che viene diffuso sui social è capace di farci cambiare completamente e drasticamente opinione su qualcuno – che si tratti di una celebrity, ma anche di una persona comune – è assolutamente evidente.
I “social” dell’epoca Regency
Quello che Bridgerton ci insegna, utilizzando la cornice dell’Inghilterra di epoca Regency, è che la nostra società è così incentrata sull’immagine – quella appunto che costruiamo giorno dopo giorno attraverso i social media – da far sì che gossip e pettegolezzi possano influenzare moltissimo tanto la nostra vita pubblica quanto quella privata. Per i protagonisti di Bridgerton – soprattutto per i suoi personaggi femminili – la reputazione diviene quasi una merce di scambio, un elemento che deve essere coltivato e preservato a tutti i costi per poter sopravvivere in società. Nel mondo della serie come nel nostro – in cui, lo ripetiamo, i social media hanno un ruolo centrale – la “reputazione” è tanto fondamentale quanto instabile. La protagonista Daphne, nel primo episodio, è considerata il “Diamante della Stagione” ma, dopo una serie di scelte sbagliate del fratello e delle voci riportate da Lady Whistledown, la sua reputazione viene quasi rovinata e lei si sente costretta a sposare il terribile Nigel Berbrooke. La soluzione al problema – che porterà poi a far sbocciare il sentimento tra Daphne ed il Duca – arriverà proprio dalla gestione della loro immagine pubblica: i due, infatti, riusciranno a manipolare il gossip (ossia ciò che Lady Whistledown scrive) a loro favore e a “salvare” la reputazione di Daphne.
Uno degli altri elementi a diventare centrale nella narrazione è la cosiddetta cancel culture, ossia la gogna pubblica, che nella società di oggi ha luogo principalmente sui social media, a cui una persona viene sottoposta dopo aver commesso, agli occhi degli “altri”, un qualche tipo di errore. Un esempio nella serie è ciò che accade a Marina Thompson (Ruby Barker), e con lei all’intera famiglia Featherington, che viene completamente estromessa dalla vita sociale della città dopo la scoperta di una gravidanza indesiderata. Si tratta in questo caso di una dinamica assolutamente possibile all’epoca in cui la storia è ambientata (partorire un figlio al di fuori del vincolo del matrimonio era considerata enorme fonte di scandalo), ma il legame con situazioni simili in cui oggi una persona viene “cancellata” attraverso la gogna dei social risulta ancora una volta particolarmente evidente.
Uomini e donne
Un altro elemento fondamentale in Bridgertorn, e che trova il contesto ideale nell’epoca in cui la storia è ambientata, è la rappresentazione delle differenze di genere: uomini e donne, nella serie come nell’epoca Regency, vivono e si muovono in mondi estremamente diversi, in cui queste ultime possono esprimere la propria unicità solo all’interno del matrimonio e della famiglia. La serie – a differenza di quanto facevano storie scritte ed ambientate nello stesso periodo – cerca però fin da subito di evidenziare come per uomini e donne venga sempre utilizzato un ingiusto doppio standard, soffermandosi anche sull’assurdità di come le giovani donne vengano cresciute, senza sapere nulla dei rapporti intimi che naturalmente avvengono all’interno di una coppia, di come si resta incinte, e così via. Senza trovare, oltretutto, le necessarie alleate nemmeno nelle proprie madri. Inoltre lo show evidenza come l’ossessione tutta femminile con il matrimonio non sia sintomo di superficialità e frivolezza, ma rappresenti invece una forma di ambizione, l’unica che alle donne viene concessa: è infatti solo attraverso il matrimonio che possono assicurarsi una posizione sicura nella società in cui vivono e non esserne escluse.
Le donne protagoniste di Bridgerton sono consapevoli della propria posizione di svantaggio all’interno della loro società, ed in modi diversi reagiscono alle ingiustizie che subiscono. Una delle sorelle minori di Daphne, Eloise (Claudia Jessie), potrebbe anche essere considerata una rivisitazione in chiave moderna della protagonista di Orgoglio e Pregiudizio, Elizabeth Bennet. Entrambe sono descritte come estremamente intelligenti, e si “elevano” per ambizioni rispetto alle loro contemporanee: ma se Elizabeth è considerata “rivoluzionaria” per la sua intenzione di volersi sposare per amore, Eloise, che per questo è un personaggio molto più attuale, si domanda se possa mai esistere una società in cui una donna non debba necessariamente sposarsi, e di conseguenza non debba dipendere da un uomo, per essere “qualcuno”.
Daphne, invece, potrebbe essere paragonata alla sorella di Elizabeth, Jane: la rappresentazione perfetta di come una donna dell’epoca avrebbe dovuto essere, casta, bellissima e, sopratutto, interessata a contrarre un buon matrimonio. Ovviamente il personaggio di Daphne durante la serie si rivela essere molto di più, e proprio grazie al suo essere inizialmente così “in sintonia” con il suo tempo, è capace di evidenziarne tutte le contraddizioni.
Simon, proseguendo con il paragone con Orgoglio e Pregiudizio, diviene in Bridgerton una nuova versione di Mr. Darcy: ombroso, orgoglioso e, in qualche modo, guidato dai suoi “pregiudizi”.
Spostando lo sguardo sugli altri personaggi maschili della serie, ci accorgiamo di quanto siano tutti rappresentanti, in modo diverso, di un certo tipo di “mascolinità tossica”, incapaci di venire a patti con le loro responsabilità e di relazionarti con le loro controparti femminili: abbiamo ad esempio Lord Fetherington, che si gioca l’intera fortuna della propria famiglia, o il padre di Simon, ossessionato dal proprio status e completamente disinteressato al benessere di sua moglie e di suo figlio. I membri più giovani del cast però, se inizialmente vengono rappresentati con i loro difetti – Simon e Anthony, con il loro orgoglio, presunzione ed ostinazione – nel corso della serie imparano dai loro errori e fanno un grande passo in avanti per migliorarsi.
Anthony, ad esempio, impara a rispettare le scelte e l’individualità di sua madre e delle sue sorelle, comprendendo quanto sia sbagliato voler gestire e dirigere le loro vite. Il Duca, invece, che per tutta la stagione fa sì che la sua vita venga governata dal rancore nei confronti di suo padre, non riuscendo così a vivere al meglio il rapporto con Daphne, nel finale si rende conto di quanto si tratti di un comportamento inutile ed immaturo. Se inizialmente Simon non riesce ad esprimere i propri sentimenti e le proprie emozioni, con il tempo comprende come il dialogo sia una componente fondamentale su cui bassare un matrimonio, salvando così la relazione con Daphne. Anche in questo caso, non possiamo che sottolineare quanto si tratti di una prospettiva estremamente moderna attraverso cui raccontare i rapporti di coppia.
Dopo il matrimonio
Rispetto a molte storie simili, ambientate nello stesso periodo storico, stupisce come in questo caso la narrazione non si fermi al traguardo del matrimonio, ma esplori anche tutte le difficoltà che vengono in seguito, sopratutto per la donna (in questo caso del tutto inesperta sulle questioni più intime) ma in generale per la coppia. Simon e Daphne, dopo il matrimonio, si trovano ad affrontare una serie di difficoltà e problemi, ma riescono a risolverli, come in ogni relazione paritaria di oggi, attraverso onestà reciproca e comunicazione.
Se sono gli uomini, in Bridgerton, a trovarsi in una posizione di potere all’interno della società, le donne dimostrano comunque di sapersi conquistare un ruolo piuttosto attivo. Prendono il controllo della situazione, si ritagliano i propri spazi e trovano modi per imporre la propria volontà anche nel mondo in cui vivono.
Come parla quindi la serie di Shonda Rhimes al mondo di oggi? Mostrandoci come le differenze di genere siano ancora presenti ma come il cambiamento sia assolutamente in atto. Le donne, infatti, si stanno prendendo sempre più spazio, sempre più “agency”, all’interno della società. Bridgerton, come abbiamo più volte sottolineato, è ambientato nel passato ma racconta il mondo di oggi (al mondo di oggi): sotto la patina luccicante dei balli e lo sfarzo dei vestiti, guardando oltre le storie d’amore, i pettegolezzi feroci e le numerose scene piccanti di cui si è tanto parlato, troviamo una storia di donne forti, indipendenti, e “moderne”, capaci di ottenere – a modo loro – tutto quello che vogliono.