Dopo essersi quasi abituati a sguazzare nell’abisso, non è mai facile adattarsi al cambio delle sue correnti. Black Mirror ha sconvolto il mondo con i suoi riflessi di mondi sempre più oscuri, portando milioni di spettatori dall’altra parte dello schermo nero. Quelle sensazioni travolgenti, sostenute da un orrore sempre più concreto, si sono sedimentate nell’immaginario collettivo per anni. Charlie Brooker ha tutte le carte in regola per affermarsi come una delle menti più audaci di quest’epoca dell’audiovisivo, se non altro per il suo impegno costante nell’analizzare sociologicamente l’impatto (e oggi il legame) tra uomo e tecnologia, ma aveva bisogno di ritrovare una direzione precisa.

Quello che ha raccontato nella sua serie è un dramma talmente sprezzante da colpire a fondo: un universo di microcosmi, sineddoche di una cosmologia del terrore che genera macabre dipendenze. Per quanto assurdi o brutali potessero sembrare, i cupi riflessi dello schermo nero hanno saputo toccare corde profonde. Le prime stagioni di Black Mirror esploravano l’ascesa della tecnologia nella vita quotidiana, ma i tempi cambiano – e con essi cambiano anche le prospettive. Dopo una roboante acquisizione da parte di Netflix e un impatto fenomenale, le ultime stagioni hanno subito il contraccolpo di un progresso rivelatosi più repentino di qualsiasi prospettiva distopica. Quegli spiragli oscuri sono ormai integrati nella società contemporanea: in un mondo sempre più simile al futuro immaginato dalla serie, era fisiologico che Black Mirror perdesse il suo senso iniziale.

Tuttavia, dopo il dramma degli ultimi anni, questa settima stagione (su Netflix dal 10 aprile) sembra finalmente aver compreso di doversi adattare al nuovo partendo direttamente dalla contemporaneità.

Black Mirror – Stagione 7
Genere: Drammatico, Thriller, Fantascienza
Durata: 6 Episodi/60 minuti ca.
Uscita: 10 Aprile 2025 (Netflix)
Showrunner: Charlie Brooker
Cast: Paul Giamatti, Peter Capaldi, Cristin Milioti

Giorni di un futuro presente

Il poster del primo episodio di Black Mirror 7
L’immagine promozionale del primo episodio della settima stagione di Black Mirror – ©Netflix

Il punto dello show, forse persino la chiave della sua svolta, poggia proprio su questa presa di coscienza: immaginare il futuro oggi è ancor più complesso di dieci anni fa; l’unico modo per poter ancora sorprendere e dialogare direttamente con chi osserva è raccontare le derive del presente. La settima stagione di Black Mirror non è certo la più affascinante, ma può sicuramente essere la più sconcertante se si osserva quanto ogni storia e ogni meccanismo siano strettamente legati al vivere moderno. Sarebbe banale ragionare in un’ottica di verosimiglianza o realismo, ma attraverso l’esposizione diretta a un contesto dai contorni ben definiti (politicamente, socialmente, lavorativamente) Brooker ha ritrovato il giusto spirito per riportare in scena i temi assoluti della serie: l’amore, la morte, l’estasi prometeica della creazione.

L’aspetto più affascinante di questi episodi è rappresentato dall’evoluzione del concetto stesso di tecnologia: non più uno strumento freddo al servizio dell’uomo, ma una nuova entità progressivamente umanizzata, capace di influenzare direttamente l’individuo e la collettività – tanto nel corpo, quanto nella mente, o addirittura nel cuore. Quel terrore viscerale che paralizzava nelle prime stagioni diventa ora un male sottile, che agisce nell’ombra e colpisce quando fa più male. Torna prepotente il senso di una consapevolezza ormai acquisita: l’orrore di oggi, a prescindere dall’utilizzo della tecnologia, è (quasi) esclusivamente umano.

L’anima dell’uomo

Paul Giamatti in una scena di Black Mirror 7
Paul Giamatti nella settima stagione di Black Mirror – ©Netflix

Gli episodi dispari (rispettivamente il primo, il terzo e il quinto) raccontano tutti storie di grande fragilità umana in cui la tecnologia non è diretta responsabile del male, ma testimone partecipe – in alcuni casi, neppure così inquietante come ci si aspetterebbe in questo show. Merito di idee più vicine alla vera intimità dei personaggi, ma anche di un cast di guest star che brilla quando è l’emotività a dominare la scena. Un impatto che influenza direttamente la qualità della produzione, che di puntata in puntata sperimenta stili differenti anche nella messa in scena. Si crea così un’alternanza con il resto delle puntate, decisamente più cupe e persino feroci nella rappresentazione dell’orrore moderno.

Al netto di qualche scivolone, la media degli episodi supera nettamente le aspettative: tra ridondanze e intuizioni non sempre azzeccate, Brooker riesce a riportare a galla Black Mirror con una scrittura più sensibile e matura. Per anni ci si è chiesti cosa sarebbe successo quando l’abisso dello specchio nero avrebbe esaurito i suoi riflessi. Dopo un lungo periodo di frizione, il cambiamento tanto atteso è arrivato: nel suo processo di perpetua evoluzione, il focus di Black Mirror si fa meno scioccante rispetto al passato, ma non per questo meno inquietante. Per la prima volta, dopo stagioni inconcludenti, lo showrunner torna a offrire stimoli concreti, spingendo lo spettatore ad analizzare con più attenzione la società odierna. Una boccata d’ossigeno per un pubblico sempre più esigente, ma al contempo più passivo, che può ricordare al mondo la forza di un’opera che può avere ancora molto da dire.

Aria nuova?

Cristin Milioti in Black Mirror 7
Cristin Milioti torna nel seguito di USS Callister nella settima stagione di Black Mirror – ©Netflix

Approfittando di comodi rimandi e graditi ritorni, il nuovo ciclo di episodi abbraccia la nostalgia con intelligenza, lasciando che a emergere siano più le svolte positive che i drammi etico-sociali. Si tratta di una realizzazione che avviene gradualmente, celata il più possibile finché non ci si accorge di essere vicini alla fine. I fan di lungo corso potrebbero non apprezzarlo, ma l’umanità che emerge nella settima stagione dello show è trascinata dal sentire – nel bene e nel male. A tratti sembra che l’autore abbia volutamente evidenziato la forza delle emozioni, unica costante che distingue ancora l’uomo dalla macchina, per far leva sullo sguardo osservatore. L’esperimento funziona perché alla base c’è un approccio più vicino ai personaggi, anche se a discapito del macro-contesto.

Black Mirror sta ritrovando la rotta, ed è sempre un bene quando un autore riprende le redini della propria opera e dimostra di avere ancora qualcosa da raccontare. Tra i suoi alti e bassi, la strada intrapresa da Charlie Brooker è quella giusta. Immersi nell’abisso dello schermo nero, quell’orrore che sentiamo sempre più vicino ha cominciato a osservarci: in questa prospettiva ribaltata non è importante capire cosa pensi di noi, ma guardarci dall’esterno per comprendere meglio quel che siamo e quel che possiamo diventare. Che si tratti del destino di una serie o del destino dell’umanità, forse non è ancora troppo tardi per riemergere.

Conclusioni

7.0 Redivivo

La settima stagione di Black Mirror torna finalmente ai suoi livelli, seppur con qualche incertezza. La produzione Netflix conferma la sua grande qualità, ma è soprattutto la nuova consapevolezza di Charlie Brooker a far tirare un sospiro di sollievo. Lo show che guardava al futuro si concentra sempre più sul presente - e non potrebbe essere altrimenti. Una prospettiva a tratti inquietante, ma che riesce nuovamente a mostrare la forza di una morale puramente umana.

Pro
  1. Le trovate di Charlie Brooker sono finalmente più vicine al presente.
  2. Le interpretazioni del cast colpiscono dritto al cuore in più di un episodio.
  3. La messa in scena degli episodi e la qualità generale della produzione si mantengono su alti livelli.
Contro
  1. Un paio di episodi si perdono troppo facilmente tra eccessi e incertezze.
  2. La prospettiva generale è molto meno impattante rispetto al passato: i fan di vecchia data faranno bene a non guardarsi più indietro.
  • Voto ScreenWorld 7
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Classe '94. Critico e copywriter di professione, creator per passione. Ha scritto e collaborato per diverse realtà di settore (FilmPost.it, Everyeye) con la speranza di raccontare il Cinema e la cultura pop per il resto della sua vita.