Nelle nebbie dell’alba, quando il cielo era ancora intonso, nacque una tempesta. Non fu un lampo né un tuono ordinario, ma il sospiro d’un demone antico che si mescolava ai granelli di sabbia del West. Si dice che, quando la Tempesta germogliò nella terra, il mondo cambiò (là dove gli uomini cominciarono a morire e nulla fu più come prima). Quel tumulto primigenio crebbe nella solitudine dei confini, custodendo segreti inenarrabili. Da quell’ombra emerse un manipolo di reietti: cinque figure cupe percorsero il crepuscolo del selvaggio West, portando con sé la promessa di salvezza e la minaccia di una vendetta.

Tra sospiri di vento e urla lontane, essi avrebbero sfidato la furia dei cieli. Lì nasceva The Frontier, come una leggenda narrata dalle fiamme di un falò, intessuta di simboli potenti e di contrasti: la luce contro l’oscurità, l’ordine contro il caos, l’umano contro il sovrumano.

Recensirlo è come correre tra quei fulmini che compongono la trama, la struttura narrativa, l’idea dell’autore di raccontare la sottile linea di mezzo tra le storie e ciò che resta di loro… dopo una tempesta.

Il brutto, il cattivo e l’ancora più cattivo

Dialogo
Voci dal West – ©EdizioniBD

Il primo volume ci getta al centro di questa mitologia western. Siamo nel 1870, in un Far West al collasso, inghiottito dalla tempesta, luogo dopo luogo, spazio dopo spazio.

La vicenda si apre a Caldwell, un minuscolo avamposto seminascosto dalla polvere e dai fulmini; qui un giorno arrivano cinque stranieri dall’aspetto inquietante. Giurano di appartenere a La Frontiera, un’organizzazione misteriosa, e di essere qui per salvare tutti.

Questo arrivo, sotto il cielo arroventato di albe cremisi, accende subito la tensione nella cittadina: chi sono questi “eroi”? Portano speranza o morte? Criminali dai poteri sovraumani, arruolati da un enigmatico Mr. Bone per fronteggiare le forze oscure che abitano il cuore della Tempesta.

La sinossi ci racconta di paure ancestrali e di un confine ultimo: quello dove la civiltà incontra il caos. Il fulcro del primo volume è l’incontro tra il soprannaturale e il consueto: i cinque protagonisti, ciascuno tormentato da un passato oscuro, devono guadagnarsi la fiducia degli abitanti e probabilmente la propria redenzione. I loro nomi (Clint Eastwood, Jane «Calamity Jane», Kaya, Butch, Mr. Bones…) echeggiano archetipi del Western e della fantascienza, creando un gioco simbolico tra mito e realtà.

Citazioni sussurrate

Cover
5 fulmini – ©EdizioniBD

Ad esempio, il cognome “Eastwood” rimanda immediatamente all’epopea cinematografica di spade e pistole, mentre la pioniera Calamity Jane riallaccia la storia popolare del West , i nomi stessi suonano come segreti volti familiari. Ogni personaggio incarna così un’idea, un simbolo: la frontiera in guerra con sé stessa, l’umanità sospesa nel turbine della Tempesta.

Nei volumi successivi la saga si amplia oltre Caldwell. Il secondo tomo scava nei retroscena: scopriamo i meccanismi occulti che alimentano la Tempesta e vediamo la Frontiera spingersi oltre i confini noti (anche grazie a sinistri portali dimensionali). Complice l’epopea, i titoli di capitolo ci parlano di «divinità artificiali» e rituali proibiti. Il terzo volume, annunciato come “ultimo”, ribadisce il tema dell’oscurità con capitoli intitolati «Oscurità» e «Divinità oscure in un mondo oscuro». In esso si decide il destino del mondo e dei protagonisti, mentre si chiudono cerchi narrativi e conflitti ancestrali.

Temi di sacrificio, di sfida al fato, e insinua domande sulla natura del potere: può davvero un legame tra tecnologia (il controllo degli elementi, la creazione di “divinità”) e magia servire l’umanità, o la corrompe fino alle ossa?

Qualcosa, in tempi moderni complessi, sussurra un sì, ma sembra che nessuno sappia ascoltare i tuoni.

Feroce come il vento

Titolo
Oltre la Frontiera – ©EdizioniBD

Il tratto di The Frontier è crudo e lirico al tempo stesso. Alessio Fioriniello disegna un mondo interamente in bianco e nero, usando ombre profonde e un inchiostro guizzante come fosse un western cinematografico.

Ogni inquadratura ricorda i classici di Leone: primi piani sui volti segnati, panoramiche deserte, esplosioni di polvere e scintille su mandrie in fuga. Il bianco e nero accentua il contrasto fra luce e ombra: anche i riflessi più vividi: un lampo improvviso, la scintilla d’un proiettile, emergono sul nero inchiostro come presagi di catastrofe.

Questo bianco e nero sporco aggiunge tensione visiva: ogni linea è graffiata, ogni ombra è un segreto in più nella trama. L’effetto finale è quasi onirico, un po’ come guardare un vecchio film western proiettato in una stanza abbandonata. Il ritmo narrativo alterna passaggi veloci e istantanei a pause cupe.

Dialoghi secchi e realistici incrociano monologhi interiori lacerati. La lingua è priva di fronzoli, tagliente come un proiettile, ma carica di simbolismi oscuri. Non manca l’ironia: bocche minacciose, occhi sbarrati, piccoli sorrisi beffardi. Dopo un momento di grande suspense può arrivare uno squarcio comico o una normalità sarcastica, che spezza il fiato e ci ricorda che, anche nel disastro, l’umorismo sopravvive.

In questo senso, il ritmo ricorda un viaggio teso su una carrozza al galoppo: all’apparenza inesorabile, ma punteggiato da sottili movenze e sguardi che preparano la scena successiva.

Linguaggio di Frontiera

Copertina
Nuova Frontiera – ©EdizioniBD

I protagonisti di The Frontier sono figure archetipiche scolpite dalla mano dei sogni. Ciascuno sfoggia una maschera: Clint col cappello bianco e lo sguardo d’acciaio porta con sé lo spirito dell’eroe solitario, ma dietro la faccia sfrontata si cela un’anima tormentata. Jane, che nei fumetti si chiama “Calamity Jane”, incarna una forza indomita: cammina a passi decisi, con eleganza e precisione, come una ballerina armata, ed è pronta a scatenare la sua tempesta interiore. Kaya, di sangue nativo-americano, mostra una grinta che pare sabbia e fuoco insieme; i suoi poteri sono un mistero antico.

Butch, grossa e nervosa, esprime attraverso il corpo l’istinto della sopravvivenza più primitiva. Mr. Bones, forse il più enigmatico, appare come un pastore meccanico di dannati: gelido, impassibile, dietro la sua aria composta si nascondono piani inevitabili. Nomi come Demone Gonzales o Dr. “Notte” richiamano mostri della tradizione e scienziati pazzi, ponendo l’attenzione sul connubio tra sovrannaturale e scienza.

Ogni pagina sembra convocare un palcoscenico: Kaya avanza con passi lenti e radioattivi, Jane si fa beffe del pericolo con uno smorfia di sfida, e quando il vento porta l’olezzo del confine in fiamme, loro sono pronti a reagire. I simboli abbondano. La Tempesta stessa è figura mitologica, un demone alato di sabbia e incubi. Il confine simboleggia l’ultimo margine fra la civiltà umana e l’abisso selvaggio; e i nostri eroi stessi sono in bilico su quella linea, tra luce e tenebra.

Il contrasto delle loro tenute, un bianco candido impolverato, un nero corvino, i toni terrosi del deserto, riflette le tensioni interne: fedeltà e tradimento, civiltà e natura, speranza e disperazione. Il palco crepuscolare della loro lotta è composto di simboli Western (cavalcate al tramonto, segnali di fumo, campane di legno cadenti) e orpelli fantasy (maghi che evocano tempeste, braccia che si trasformano in artigli d’acciaio). Nel complesso, ogni elemento visivo è una parola di un poema alchemico: anche un dettaglio come la lentezza con cui ogni saloon viene inquadrato riflette il ribollire interno dei protagonisti, come se ogni muro di legno in ombra fosse lo specchio di un conflitto interiore.

Rotolando verso Ovest

Scena
Ombre su scala – ©EdizioniBD

La forza di The Frontier sta nella sua danza di opposti fondamentali. Tra i molteplici contrasti, emergono tre dualismi centrali.

Luce e Tenebra: nelle vignette convivono chiaroscuro drammatici. I raggi del sole al tramonto tagliano la polvere del deserto, mentre dentro ogni personaggio cova un’ombra. La luce (il senso di giustizia di Jane, la speranza che ognuno cerca di proteggere) lotta contro l’oscurità (il senso di colpa di Clint, i segreti di Mr. Bones, il velo demoniaco della Tempesta). Il titolo stesso del terzo volume, «Oscurità», e i capitoli su «divinità oscure» sottolineano come l’oscurità non sia solo ambientale ma tematica: ciò che è in agguato nel cuore dei protagonisti.

Tecnologia e Umanità: nonostante armi antiche e creature soprannaturali dominino il West di The Frontier, si insinua un contrasto tra il freddo meccanismo e il calore umano. Da un lato c’è Mr. Bones che assembla dèi artificiali e scatena rituali scientifici; dall’altro Jane e compagni che agiscono per istinto e compassione.

Caos e Ordine: la Tempesta rappresenta l’agente del caos puro, una forza distruttiva che sfugge a ogni legame morale. I cinque anti-eroi (criminali redenti) cercano un ordine, come proteggere un popolo, ma vivono all’interno di uno squilibrio continuo. Ogni città inghiottita dalla polvere incrementa il caos nell’animo collettivo, mentre gli uomini rimasti tentano disperatamente di organizzare la resistenza: fuoco delle rotte, barricate improvvisate, preghiere in chiesa).

E tutto ci pone davanti a una domanda complessiva: chi ci protegge, come recita una canzone, da chi dovrebbe farlo?

Canto d’amore

Cover
Canti dell’Ovest – ©EdizioniBD

The Frontier è così un canto d’amore e morte nel West, declamato su un ritmo di armi e spiriti. Da un lato c’è la tenerezza intermittente nei gesti: una mano che guarisce una ferita, uno sguardo che perdona il passato, un cavallo bianco che attraversa il deserto come una quercia nel vento.

Dall’altro, l’orrore di una realtà surreale: demoni che sorridono all’aperto, prigioni di ossa che scricchiolano alla luce del sole, ed echi lontani di un’apocalisse annunciata.

La tempesta cala infine su ogni domanda: l’oscuro in The Frontier è specchio dell’anima stessa del West. Questo fumetto ci parla di frontiere interiori e reali: dei limiti di ciò che siamo disposti a fare per difendere un ideale, e di quanta oscurità possiamo portare dentro prima di perderci.

Lo stile personale di Paliaga e Fioriniello ci tiene sospesi tra un sogno lirico e una visione brutale, in un crescendo di immagini visive potentissime. Alla fine del viaggio, i lettori escono dalla storia con il cuore accelerato, la mente in tumulto e la polvere del deserto ancora negli occhi, come una rivoluzione di luce… dai toni bianchi e neri.

Conclusioni

9.0 Diverso

Un racconto diverso dalla massa, che attraverso una premessa da Souls, indaga il sociale senza mai scivolare in alcun pietismo, senza farci scivolare la sensazione di dosso di aver già vissuto tutto.

PRO
  1. La trama
  2. Il soggetto
  3. La profondità dei personaggi
CONTRO
  1. Alcune scene comiche
  2. La staticità di alcune tavole
  • Voto Screenworld 9
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