Jason Rekulak ha passato quasi vent’anni nel mondo dell’editoria, le sue idee sono alla base di molti progetti interessanti, affidati ad altri scrittori: Orgoglio e Pregiudizio e Zombie, Miss Peregrine, Horrorstör e altri strampalati testi di Grady. Nel 2017 pubblica il suo romanzo d’esordio, I favolosi anni di Billy Marvin, edito da Rizzoli in Italia, tradotto in dodici lingue e candidato agli Edgar Award. Con la recensione di Teddy vi parleremo del suo secondo romanzo che, insieme a Hidden Picture, definisce un nuovo modo di scrivere storie creepy: trame classiche, da rivisitare con dei plot twist finali, illustrate da disegni macabri.
Teddy
Genere::Horror
Pagine: 416
Editore: Giunti
Autore: Jason Rekulak
La trama: Teddy e i suoi disegni
La trama di Teddy è semplice ma efficace, anche tenendo presente l’importanza narrativa delle illustrazioni. La protagonista del testo è Mallory, un’ex tossicodipendente che, dopo essersi rimessa in sesto, accetta il lavoro di babysitter estiva per i Maxwell, una famiglia benestante composta dalla madre Caroline, un’infermiera in un centro per veterani, dal padre Ted, un uomo d’affari estremamente razionale e da Teddy, un dolcissimo bambino di sei anni con la passione per le matite colorate. Ci sono tante regole da rispettare in casa Maxwell: niente cibo spazzatura perché non è sano, niente carne rossa perché fa male all’ambiente, niente riferimenti a superstizioni e religioni perché l’unica certezza è la scienza. Quest’ultimo concetto è così radicato che Teddy lo ripete sempre quando parla di Anya, la sua amica immaginaria, la cui storia sembra tratta da un libro dell’orrore. Lei non esiste, lui sa che non è reale. Eppure Mallory non riesce a spiegarsi come un bambino possa immaginarsi scene così terribili. Quando poi viene a scoprire che nella dependance in cui vive è avvenuto l’omicidio di una giovane donna, scorge un filo conduttore tra le fantasie del piccolo di casa e il passato; inizia a credere che Anya possa essere meno immaginaria di quanto tutti pensano. E man mano che appaiono nuovi disegni, la situazione le sembra sempre più tragicamente chiara.
Come farà a dire ai Maxwell che Teddy è posseduto? Tutta suggestione o il passato sta tornando a galla dopo la ristrutturazione? Cosa è stato risvegliato da questa famiglia? La stramba vicina che propone una seduta spiritica sarà d’aiuto o complicherà le cose?
Un Thriller paranormale o un horror classico che viene svecchiato?
Non pensiamo che sia completamente giusto definire Teddy un thriller: l’elemento sovrannaturale è principale nella vicenda dei Maxwell. La storia sembra presa da quel classico filone horror del “bambino che vede cose che non dovrebbe e le disegna male”; è un nome poco ortodosso ma rimanda subito a narrazioni, dove i disegni dei bambini (o per i bambini) sono la base iconografica inquietante del sentimento di sospetto e paura del lettore. Basta una veloce ricerca in rete per rendersi conto che i video horror legati ai disegni o alle strane frasi dei bambini sono tra quelli con più visualizzazioni nei canali che trattano di casi sovrannaturali. L’infanzia rappresenta la purezza, è una fase in cui si ha una fervida immaginazione, che non si è ancora scontrata con la realtà: diciamo e pensiamo cose estremamente fantasiose che spesso, ad una lettura adulta, possono sembrare piuttosto inquietanti. Questo è il presupposto su cui si fonda la storia di Teddy: vede davvero Anya o è solo un bambino che sta elaborando le difficoltà sociali in un’amicizia immaginaria sostitutiva? Ha sentito delle macabre vicende avvenute nella casa e ha deciso di ricamarci sopra o è possibile che abbia visto davvero lo spirito di una donna uccisa?
Il lettore è catapultato nella frustrazione e angoscia della protagonista, che vede delinearsi davanti a sé un orrido dipinto dagli esiti fatali ma, per colpa del suo ingombrante passato, non viene creduta. La pazzia, la paranoia, la suggestione, tutte comode scuse per la mente razionale dei Maxwell, che catalogano gli strani avvenimenti come prodotti di un narratore inattendibile, arrivando a chiedere alla protagonista di fare un test anti-droga per essere sicuri che non sia ricaduta in brutte abitudini.
Molti sono i temi che vengono trattati in questa narrazione, dalla tossicodipendenza con tutte le sue difficoltà alla genitorialità, dall’identità di genere alla discriminazione, tutte approfondite quanto basta da rendere viva la storia senza appesantirla. I personaggi sono solidi, le loro storie sono concrete e costruite in modo da creare identità immediatamente riconoscibili, con pregi e lati oscuri.
I disegni dicono più di quanto ci si aspetterebbe
L’apparato grafico si compone di una serie di fogli con illustrazioni semplici, tipiche forme che produrrebbe un bambino. Man mano che la storia progredisce, anche lo stile cambia e si fa più cupo e complesso, ben lontano dalle immagini che un genitore appenderebbe sul frigo. Jason Rekulak ha capito con Teddy la potenzialità di raccontare per immagini, tanto che lo stesso meccanismo ricorrerà anche in Hidden Picture. Non viene descritto quello che la protagonista vede, ma lasciato al lettore l’arduo compito di farsi un’idea, convenendo con lei o rifiutandone l’interpretazione. Possiamo dunque capire prima dei personaggi stessi la difficile situazione in cui si ritroveranno, arrivando alla soluzione con anticipo e assistendo inermi alle dolorose conseguenze delle scelte sbagliate.
“Bello ma non ci vivrei”
Se da una parte si è fortemente coinvolti dalle immagini e dalle tematiche sociali di cui il testo è pregno, dall’altra la morale del “le persone sono i veri mostri” sembra in disaccordo con un progetto così coraggioso, che si innesta su una storia classica per svecchiarla con una componente umana estremamente interessante. Una lettura che intrattiene, scritta bene, con un ottimo ritmo, che i lettori divoreranno in pochissimo tempo, e che presenta più colpi di scena nel finale, non tutti perfettamente riusciti. Per questo il testo viene definito thriller paranormale nonostante la composizione ci porterebbe più verso l’horror: perché la ricerca e le vicende umane sono più importanti delle questioni sovrannaturali. Inquietante ma non particolarmente spaventoso, coraggioso ma non innovatore, convincente ma non profondo, è la lettura perfetta per chi vuole leggere di fantasmi che non spaventano come gli esseri umani.
La recensione in breve
Teddy è un romanzo thriller con elementi sovrannaturali che saprà conquistare l'attenzione del lettore grazie ai suoi disegni macabri, intrattenendo con una storia di fantasmi svecchiata da plot twist finali emotivi e amari.
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Voto ScreenWorld