Sara Crimi, una delle traduttrici italiane di Spare – Il minore, l’autobiografia del principe Harry, ha firmato un contratto di riservatezza severissimo. In base a quest’accordo non ha potuto dire a nessuno, compresi i familiari, che stava lavorando ad uno dei casi letterari dell’anno. Il libro è stato tradotto contemporaneamente in 16 lingue e ieri, 10 gennaio, è uscito in moltissimi paesi ed è disponibile anche su Amazon, in Italia. In Inghilterra, in poche ore, ha venduto 400mila copie.
Sara Crimi ha potuto rivelare il suo ruolo di traduttrice di Spare – Il minore solo il 10 gennaio, quando la biografia ha raggiunto gli scaffali delle librerie italiane. In un’intervista all’edizione bolognese di Repubblica, ha raccontato di aver lavorato alla traduzione per quattro mesi. “Avevo tre password anche per cambiare una parola sola” ha detto al quotidiano. La traduttrice ha dovuto mantenere il segreto anche con il marito e la madre, grande fan degli eventi della casa reale d’Inghilterra.
Il lavoro è stato affidato ad un team, ed ha avuto una piccola pausa solo quando la Regina Elisabetta è morta: “In Mondadori fino a ieri nemmeno l’ufficio stampa aveva il permesso di leggerlo. La traduzione è stata un lavoro di gruppo, perché i tempi e le attenzioni erano tali che sarebbe stato impossibile per un solo traduttore. Ci abbiamo lavorato da settembre e quando è morta la regina ci è stato detto di fermarci. Poi sono arrivati i capitoli modificati“. Le traduttrici, Manuela Faimali, Valeria Gorla, Laura Tasso e Sara Crimi, quando parlavano tra di loro non usavano mai i nomi personali dei protagonisti del libro: “Usavamo espressioni generiche, per esempio: nella scena con il padre… con lo zio… con il fratello…”.
In questi mesi di lavoro, leggendo la biografia del Principe Harry, Sara Crimi si è fatta una sua opinione del Duca di Sussex. “Non può non colpire la storia di questo bambino che a 12 anni perde la mamma e non può piangere in pubblico – ha affermato la traduttrice – Senza risparmiarsi nulla, è molto critico anche nei confronti di sé stesso, confessa il suo rapporto con le droghe. E dopo quanto abbiamo visto in questi anni della monarchia inglese c’è da crederci. E da rivalutare le nostre vite di comuni mortali“.