Quando qualcuno scompare, la prima cosa a cui pensiamo è ritrovare quella persona. È stata rapita? Vuole farsi del male? L’ultimo dei pensieri è quello meno estremo. Quello meno traumatico, eppure in qualche modo destabilizzante. E se quella persona avesse solo avuto voglia di andare via? E se la persona sparita nel nulla non avesse alcuna voglia di essere ritrovata? È questo il dubbio scomodo che si insinua lentamente in chi legge Ragazzo, il nuovo fumetto di Zuzu, autrice dalla sensibilità totalmente fuori dal coloro. Talmente non canonica da spingere chi legge a farsi domande scomode. A interrogarsi su cose molto lontane dal sentire comune.
Era già successo con il suo folgorante esordio Cheese, pura furia giovanile riversata in un’audace autobiografia a fumetti. Succede anche qui, con una maturità maggiore che non ha perso la freschezza di uno stile grafico e narrativo personale, a tratti anarchico, diverso da qualsiasi cosa abbiate già letto in giro. Che piaccia o meno, che i suoi disegni sgraziati dalle forme grottesche e dall’anatomia scorretta incontrino o meno i vostri gusti, una cosa è certa: quello di Zuzu è puro fumetto d’autore fatto e finito. Quello più spontaneo e viscerale, che nasce da un bisogno sincero di condividere gioie e dolori. Come quelli di Francesco, il “ragazzo” di questa nuova storia.
La vita sognata male

Salerno. Anno 2013. Facebook va ancora alla grande, i lettori mp3 non si sono ancora del tutto estinti. Francesco è un adolescente come tanti che si trascina in una routine non proprio esaltante. Un ragazzo che sogna di essere felice, ma felice proprio non riesce a esserlo. Ci prova quando incontra Alice, una ragazza di cui si innamora (o dice di innamorarsi). Con lei immagina grandi cose, prova a scrollarsi di dosso un’apatia che non lo abbandona, eppure c’è un male di vivere testardo sempre con lui. Succede anche a letto, dove Francesco fatica ad avere un’erezione al passo con le sue fantasie erotiche più esplosive.
Poi ecco che la scomparsa di un ragazzo (Andrea) fa scoppiare la bolla. Ecco il mistero che scuote tutta quella sonnacchiosa Salerno. Ha così inizio un giro di vite che abbraccia tutti: Francesco, i suoi genitori, la madre di Andrea e chi orbita attorno a loro. Tutte anime infelici, che provano a immaginarsi altrove: nel passato, nel futuro o dentro un mondo immaginario che esiste solo nella loro testa. Zuzu è abilissima nel distruggere la banalità del quotidiano con momenti surreali improvvisi. Attimi che evadono di colpo una realtà fatta di dialoghi semplici, brevi e ficcanti. E lo fanno con esplosioni immaginarie a tutta pagina, che spezzano le gabbie. Delle tavole ma soprattutto delle vite dei personaggi.
Domande complesse, please

Guai a chiamarlo realismo magico. Perché non c’è mai vera magia in Ragazzo. Potremmo definirla vaga malinconia. La tenerezza di donne e uomini sempre fuori posto che goffamente provano a costruire castelli in aria. Vie di fuga da regole sociali che ingabbiano e creano frustrazione. Forse il pregio più grande di questo fumetto, colorato con dei pennarelli che rendono ancora più psichedelica la dimensione surreale, è nella spontaneità quasi disarmante con cui mette in discussione tante certezze borghesi. La dimensione rassicurante della famiglia, i ruoli prestabiliti, la concezione di normalità e di socialmente accettabile. Tutto traballa nelle store di Zuzu. Donna che guarda la vita da una prospettiva sbilenca tutta sua, e che per questo arricchisce, incuriosisce, interroga chi la legge.
Merito del solito cortocircuito tra disegni innocenti, acerbi nel segno ma sapienti nel modo di raccontare e storie adulte, impregnate di disincanto. Storie che non propongono (e soprattutto non impongono) mai soluzioni, ma spingono a farsi domande complesse.
Proprio come il mentore di Zuzu (Gipi) ci ha insegnato così bene. Una domanda che travolge anche il titolo stesso di questo fumetto. Chi è davvero il ragazzo? È Francesco? È Andrea? È il giovane padre di Andrea o un primo amore disperso nei ricordi di gioventù? A ognuno la propria risposta. I bei fumetti rimangono così: indigesti.
La recensione in breve
Ragazzo conferma il grande talento di Zuzu, un'autrice che riesce a guardare la realtà da una prospettiva tutta sua. Un punto di vista insolito, che destabilizza e semina domande che sedimentano dentro chi legge i suoi fumetti. Fumetti dove i disegni elementari stridono con la maturità di riflessioni molto scomode.
The Good
- Una capacità rara di passare dal reale all'immaginario con grande naturalezza
- Il coraggio di guardare in faccia le contraddizioni delle nostre vite
- Dialoghi incisivi e spontanei
The Bad
- I disegni posso essere respingenti
-
Voto ScreenWorld