Era il 1998 quando in Italia arrivò Proteggi la mia Terra, il manga firmato da Saki Hiwatari, che miscelava le caratteristiche del cosiddetto shōjo – un tipo di manga che per il mercato era destinato soprattutto al genere femminile – con una riflessione di tipo ambientalista.
Traendo spunto anche da alcuni stilemi del genere fantascientifico, Proteggi la mia Terra poneva molto l’accento sul discorso ecologista, rappresentando una Natura sofferente, che cantava la propria fragilità a un’anima capace di ascoltarla.
Nel 2022 Panini Comics ha deciso di riportare sul mercato una nuova edizione di questo capolavoro diventato un classico: nella strategia di rispolverare grandi opere degli anni Novanta e Duemila – come è stato fatto anche con il manga Mars – la casa editrice ha avuto anche la capacità di scegliere un’opera che, a distanza di ventiquattro anni dalla prima apparizione sul mercato italiano (e dieci di più in quello giapponese), riesce a raccontare l’attualità del cambiamento climatico e della conseguente crisi con un’attualità impossibile da ignorare.
Di cosa parla Proteggi la mia Terra?
Il manga di Saki Hiwatari si snoda su due piani temporali, che il lettore scopre lentamente. Nel presente, l’attenzione è focalizzata sulla giovane e timida Arisu, che ha lo straordinario potere di cantare alle piante. Il suo legame con la Natura è qualcosa di pacifico e armonioso, che vive dentro di lei da quando ha memoria. Grazie alla conoscenza di due compagni di scuola, poi, Arisu scopre una sorta di altra realtà, un mondo che vive solo nei sogni dei protagonisti, che condividono tutti la stessa storyline. I tre decidono allora di mettersi alla ricerca delle altre persone che appaiono nei sogni.
È così che viene introdotto il secondo piano temporale, ambientato in una base scientifica sulla Luna, seguita da un gruppo di scienziati alieni nei quali i protagonisti del presente si sono reincarnati. Incaricati di studiare il Pianeta Azzurro da una posizione privilegiata, gli scienziati scoprono di non avere più una casa e che forse la loro unica occasione è proprio quella di abitare la Terra. Ma prima che la decisione venga presa, qualcosa di terribile accade nella stazione lunare in cui vivono.
Proteggi la mia terra, tra violenza e delicatezza
Nella sua opera, dunque, Saki Hiwatari gioca non solo con il tema della formazione, che è classico negli shōjo, ma dipinge con un tratto delicato un mondo dove fantascienza, filosofia e spiritualità cooperano alla realizzazione di un’opera universale, capace di sconfiggere le barriere del tempo e parlarci da vicino, come se ci stesse sussurrando un avvertimento all’orecchio. Un modus operandi che è sottolineato anche da uno stile di disegno molto delicato, dal tratto sottile e quasi impercettibile, che rimanda senza sforzo un senso di delicatezza e struggimento.
Va detto che, pur essendo un’opera pensato per un pubblico che si affaccia all’età adulta, Proteggi la mia Terra è piena di trigger warning: dalla violenza sessuale al suicidio, l’opera è piena di temi oscuri e dolorosi, che non vengono mai affrontati con leggerezza, ma che invece si inseriscono all’interno di un’opera dove la trama rimane centrica. Niente è gratuito, niente è superficiale.
Un’opera che non è invecchiata
Di certo Proteggi la mia Terra non è la prima opera che utilizza il genere fantascientifico per spingere chi legge a interrogarsi sull’ambiente e sul bisogno di una comunicazione tra gli esseri umani e il pianeta che abitano. L’esempio più lampante forse è rappresentato da Dune, film evento del 2021: tratto dal capolavoro di Frank Herbert, e portato sul grande schermo da Denis Villeneuve, il film parlava di una realtà desertica e quasi post-apocalittica, dove l’acqua era diventata un bene prezioso.
Sempre in campo cinematografico un discorso simile è stato fatto anche da Mad Max: Fury Road.
Ciò che questi titoli hanno in comune è la volontà di mettere l’umanità davanti alle conseguenze di quello che ha fatto, nella più totale indifferenza. È un mondo già distrutto, spogliato da qualsiasi tipo di ricchezza. “E la Terra non nasce“, cantava Gianluca Grignani in Primo Treno per Marte, “sta per morire. Ed è questo pianeta derelitto e stanco che spesso la fantascienza porta in scena, per affrontare discorsi ecologici.
Proteggi la mia Terra, invece, fa un passo indietro. All’interno del manga la Terra è ancora un’oasi, ancora una sorta di paradiso di biblica memoria nel quale cercare redenzione per gli sbagli compiuti. Il manga non mette in scena uno scenario da fine del mondo, non rappresenta il palesarsi di un incubo. Sembra invece vestire i panni di un gentile promemoria, qualcosa che ricorda a chi legge a comunicare con l’ambiente intorno, a lasciar cantare la Natura senza sottometterla ai bisogni carnivori di un progresso che non si ferma davanti a niente.
Forse leggere Proteggi la mia Terra è attuale proprio per questo: contro la narrativa violenta e pessimista della nostra società, contro il terrorismo psicologico costante messo in gioco per sviscerare i sensi di colpa del singolo per non biasimare la collettività, il manga di Saki Hiwatari risponde con la speranza, con una chiamata non al terrore, ma alla comunicazione. Un vero e proprio invito gentile e accorato, un sussurro più forte di chi grida sulle grandi strade bloccate dalle nostre metropoli. Per favore, salviamo la Terra.