Classe 89, nata a Napoli e cresciuta a pane e fumetti, Mirka Andolfo è oggi una delle autrici italiane più conosciute e apprezzate a livello internazionale. Dopo aver affinato la sua formazione alla Scuola Italiana di Comix, ha intrapreso un percorso artistico che l’ha portata dalle collaborazioni con Disney e Bonelli fino alle grandi major americane come DC Comics, illustrando storie e variant cover dedicate a icone come Harley Quinn e Wonder Woman.

La sua carriera è un intreccio di talento, coraggio e immaginazione, poiché – sin dai primi lavori – Mirka ha saputo imporsi con uno stile riconoscibile e una voce autoriale capace di mescolare ironia, sensualità e critica sociale. A Lucca Comics & Games 2025 l’abbiamo incontrata in occasione dell’uscita dell’attesissima omnibus edition di Blasfamous, la sua opera più recente, audace e provocatoria per la collana Astra di Edizioni Star Comics.

Un racconto che, dietro la patina pop e il tono irriverente, nasconde una satira feroce del culto contemporaneo dell’immagine e della fama. In Blasfamous, la Andolfo costruisce un universo luminoso e corrotto, dove la santità di un individuo si misura in followers, facendo emergere il contrasto tra i riflettori accecanti e l’abisso che si nasconde dietro le quinte. Un quadro pittoresco e realistico della società odierna, ma anche un inno profano all’arte e alla vanità, una riflessione tagliente sulla mercificazione dell’identità e sull’illusione di un paradiso fatto di like, lustrini e disperazione.

Sweet Paprika ha uno stile che ricorda un po’ Disney

sweet paprika, © amazon
sweet paprika, © amazon

Come molti di noi – siamo coetanee, quindi parlo per esperienza – hai iniziato immergendoti nelle storie Disney, e oggi collabori con grandi colossi americani: molti lo considererebbero già un traguardo, eppure tu continui a spingerti sempre un po’ più in là. Il tuo stile è riconoscibilissimo, ma in continua evoluzione. C’è qualcosa di quell’immaginario infantile frutto della casa del “Topo malefico” che continua a filtrare, anche inconsciamente, nei tuoi mondi adulti, certamente più maturi e complessi?

Sì, assolutamente, è così.

“Tra l’altro Sweet Paprika ha uno stile che ricorda un po’ Disney, anche perché fa parte di me, così come fa parte di me anche un po’ il manga. Credo che il mio stile credo sia l’unione di tutto quello che mi piace, alla fine è diventata questa fucina che racchiude un po’ tutto. Un’altra cosa che mi piace fare è creare contrasto con la trama, proprio perché racconto sono storie più adulte: a me piace creare un contrasto stilistico. Ricordi quel cartone che trasmettevano tanti anni fa, che sembrava all’apparenza un cartone per bambini, ma in realtà era estremamente gore… ecco, io amo quell’effetto lì!”

Le mie storie devono suscitare le stesse “emozioni” nel lettore

sweet paprika, © amazon
sweet paprika, © amazon

Un po’ alla Promised Neverland! Disegnare è anche un po’ “essere regista” dell’opera. Come costruisci la “messa in scena” delle tue tavole? Parti dalle emozioni dei personaggi, o dalla composizione della pagina?

In storie come Sweet Paprika,

“dove – secondo me – l’emozione è un po’ più presente rispetto ad altri fumetti che ho realizzato, mi sono lasciata molto ispirare dall’emozione, e in base a quest’ultima cerco di creare una scena che riesca, spero, a suscitare nel lettore la stessa emozione. Purtroppo non è sempre facile da bilanciare con le vignette, con le espressioni, con le parole non dette dai personaggi, ma è una cosa che mi piace fare e che spero di farla bene.”

Tra le tue opere, qual è la tua “preferita”?

Tutte le mie opere sono mie e figlie,

“quindi è un po’ difficile, sicuramente, ma forse Mercy dal punto di vista horror, perché è la storia più dark che ho fatto. Allo stesso tempo anche Sweet Paprika, perché comunque è stato il fumetto che ancora adesso, nonostante siano passati anni, colpisce il lettore, forse anche per questo lato un po’ più emotivo. Mi divertivo tantissimo a disegnare Sweet Paprika, a creare il character design dei personaggi prima ancora di avere una “storia”: era una cosa che facevo per me stessa.”

La Takahashi è d’ispirazione…

Blasfamous, © amazon
Blasfamous, © amazon

L’avevo intuito, perché quando parli di Sweet Paprika ti brillano gli occhi. Ma prima hai asserito di essere una fan dei manga, quindi la domanda sorge spontanea! Qual è il tuo autore preferito e quale era la tua opera preferita?

la mia opera preferita è Death Note di Obata e Oba

“un manga che reputo bellissimo, è veramente stupendo. A livello stilistico mi piacciono molto Masamune Shiro, Ramma 1/2, in generale la Takahashi mi piace tantissimo, anche come narrazione della storia, tant’è che mi ispiro molto a quel tipo di umorismo.”

Infatti, se dovessi fare un paragone, Sweet Paprika a me ricorda molto le opere della Takashi, soprattutto nelle battute.

Tra l’altro, fun fact,

“io non l’ho fatto apposta, ma molti mi hanno fatto notare che Paprika c’ha i capelli come Ramma!”

Agli inizi della tua carriera (ma anche adesso), c’è stato qualche autore o autrice cui ti sei ispirata?

Eccezion fatta per la Takahashi…

“cui mi ispiro non solo dal punto di vista grafico, Yu Watase e anche Ai Yazawa: per i mangaka, che raccontano le storie, scrivono e disegnano, cerco di ispirarmi a tutto tondo. Anche in occidente comunque abbiamo autori bravissimi, come Rick Remender: è piaciuto molto Tokyo Ghost, ma anche altre opere.

Con Rick Remender mi piacerebbe tantissimo collaborare, anche perché vedo che lavora anche con autori più inclini al cartoon, e quindi è una cosa che mi ispira.”

Dopo Blasfamous, in molti credono sia una satanista!

Blasfamous, © amazon
Blasfamous, © amazon

C’è sempre un dualismo nelle tue opere, un fil rouge tra il sacro e il profano: per te si tratta di un modo di fare ironia e satira, oppure di un modo per far riflettere un pochino il lettore? Siccome oggi viviamo in un mondo in cui si intersecano desiderio, potere e fede nelle “icone della cultura pop”…

è n po’ un mix di tutto.

“In Blasfamous – la mia opera più recente – parlo molto di come le persone rendono divino ciò che divino non è. Tra l’altro, in molti pensano che io sia una “figlia di satana”, una satanista che odia la religione! Credono io sia davvero blasfema, ma in realtà ho semplicemente cercato di raccontare altro sfruttando quell’immaginario. Molte persone non hanno approfondito e si sono lasciate ingannare dalla copertina.”

Una Signor copertina!

Tra l’altro, questa copertina mi ha creato un sacco di problemi…

“perché – essendo la protagonista in sovrappeso – molti hanno subito etichettato il fumetto come “woke”. Addirittura alcuni lo hanno trovato “repellente”. Io invece ci ho tenuto molto ad inserire una protagonista non con un fisico standard, proprio perché nel fumetto non si parla mai del suo fisico: a volte, e non so se è solo una mia impressione, questi personaggi vengono inseriti in un contesto dove tale loro peculiarità fisica è posta al centro della scena.”

Ma infatti, non viene mai messo l’accento sulla sua fisicità in Blasfamous!

Esatto! .

“E invece alcune persone si sono concentrate solo su quello, appena hanno visto il personaggio. I l’ho disegnata pensando che dovesse essere una ragazza super famosa, di successo, e del suo peso non dovrebbe importare nessuno.”

Clelia si sente schiacciata dal peso delle aspettative

Blasfamous, © amazon
Blasfamous, © amazon

Dopotutto, nel mondo di Blasfamous le popstar sono proprio divinità che – man mano – svelano il proprio lato demoniaco. E tu sei, nel tuo campo, una “popstar” del fumetto. Ti riconosci un po’ in Clelia, o in qualsiasi altro tuo personaggio?

Sì, un pochino sì,

“ma non solo dal punto di vista fisico, anche dal punto di vista emotivo: lei sente delle pressioni. Per quanto io non sia una superstar, difatti non è quello il paragone, ma credo che tutte le persone vivano nella propria vita qualche tipo di pressione. Purtroppo, talvolta, per cercare di soddisfare gli altri perdi un po’ di te, ed è una cosa che mi spaventa. In passato avevo timore del parere altrui, ecco perché questo tema c’è spesso in tutte le mie opere, anche in Sweet Paprika. In effetti, tutti i miei fumetti mi aiutano, nel senso che racconto sempre cose che mi toccano da vicino, e spesso diventano anche una valvola di sfogo per alcune tematiche.”

Con Blasfamous affronti soprattutto l’astioso tema del culto delle celebrità. Se esistesse davvero un pantheon pop, quale artista o personaggio contemporaneo meriterebbe, secondo te, di diventare una divinità… e quale invece andrebbe “scomunicato”?

[ride] Oddio, ci devo pensare…

“a me piace moltissimo Lady Gaga, tra l’altro c’è molta ispirazione Lady Gaga in alcuni personaggi di Blasfamous, soprattutto una bionda che si vede più avanti. Scomunicato non lo so, non mi viene in mente, perché alla fine, anche se un artista a me non piace, magari a qualcun altro sì, magari sono io che non lo capisco, quindi non mi sento di scomunicare nessuno.”

Cerco di essere assolutamente me stessa il più possibile

Blasfamous, © amazon
Blasfamous, © amazon

Francia, Stati Uniti, Giappone. Hai mai avuto la sensazione di dover “tradurre” te stessa per i diversi mercati, o reputi il tuo linguaggio e la tua arte universali? Quanto ti senti “davvero libera”?

Cerco di essere assolutamente me stessa il più possibile,

“poi ci sono delle battute che magari non sono traducibili in inglese, ma in quel caso semplicemente sta al localizzatore reinterpretare una battuta: se una di queste ultime non funziona in inglese, lui la adatta al mercato inglese o questa cosa viene fatta quando un prodotto è tradotto bene.”

C’è qualche film che ti ha ispirato in alcune delle tue storie?

Tantissimi film,

“io guardo tanti film, gioco ai videogiochi, Mercy ad esempio era molto ispirato a Crimson Peak, o comunque all’estetica di Guillelmo del Toro (che amo), ma anche Bloodborne… anche se poi probabilmente mi allontano talmente tanto dall’ispirazione originale che potresti anche non accorgertene! Per Sweet Paprika per esempio mi sono lasciata ispirare dalle commedie, in particolare da Gretsuko, una serie della Sanrio il cui protagonista è un panda rosso frustrato e che si sfoga cantando.”

In America ho imparato la disciplina

Hai collaborato con realtà molto diverse – da Topolino alla DC Comics. Cosa ti porti dietro da ogni esperienza, e qual è quella che ti ha insegnato di più sul mestiere?

L’America.

“Sicuramente l’esperienza più importante per me è stata quando ho iniziato a lavorare in America. Prima di allora ero una persona che non riusciva ad adattarsi a sceneggiature altrui, a delle deadline.
Ma quando ho iniziato a lavorare in America sono diventata davvero una professionista, mentre prima andavo un poco a tentoni, e quell’esperienza mi ha formato dal punto di vista della disciplina. Adesso ho un mio ritmo e lo devo molto all’America.”

Cosa direi alla Mirka degli inizi?

Blasfamous, © amazon
Blasfamous, © amazon

Se potessi parlare alla Mirka degli inizi, quella che studiava a Napoli e sognava di fare fumetti, che consiglio le daresti oggi – e che errore la inviteresti a fare comunque, senza paura?

“A fare di nuovo”?!

” Perché, di solito, penso di non doverli rifare gli errori [ride]. Beh, quando sei all’inizio della tua carriera noti che molte persone ti mettono quasi su un piedistallo. Tuttavia, quando iniziano a vedere che stai avendo successo, queste stesse persone misteriosamente si allontanano.
Io questa cosa l’ho patita molto, perché magari ho fatto io degli errori ma non me ne sono accorta, e non posso saperlo perché queste stesse persone sono semplicemente scomparse dalla mia vita da un momento all’altro, e io sono straconvinta sia legato al mio lavoro.

L’errore che ho fatto, dunque, è stato fidarmi di queste persone, ma ad oggi penso che sia stato meglio così, perché ho imparato la lezione. Ho conosciuto amici fantastici facendo questo lavoro, ci sono persone che stimo, che mi stimano, con cui vado d’accordo, però in realtà questo è un ambiente molto piccolo, e spesso ho l’impressione di stare in una vasca di squali che litigano per delle briciole.”

Noi diciamo sempre che è una guerra tra poveri, anche il nostro lavoro è guerra tra poveri, e conoscere persone come te è sempre un piacere.

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Napoletana, classe 92, nerd before it was cool: da sempre, da prima che fosse socialmente accettato. Dopo il diploma al Liceo Classico, una breve ma significativa tappa all'Accademia di Belle Arti mi ha aperto gli occhi sul futuro: letteratura, arte e manga, compagni di una vita ed elementi salvifici. Iscritta a Lettere Moderne, ho studiato e lavorato per poi approdare su CPOP.IT e scoprire il dietro-le-quinte del mondo dell'editoria. Dal 2025 scrivo per LaTestata e mi sono unita al team di ScreenWorld in qualità di Capo Redattrice Anime e Manga: la chiusura di un cerchio e il coronamento di un sogno.