La portalettere è un romanzo di Francesca Giannone del 2023 e vincitore del Premio Bancarella. Edito da Nord e appartenente alla collana Narrativa nord il libro è uscito il 10 gennaio scorso ed è ambientato nel giugno del 1934 in Salento. La storia è quella di Anna una portalettere che nessuno conosceva e che vince il concorso per il paese di Lizzanello facendo storcere il naso però a molti dei cittadini di questa piccola località. Vogliamo segnalarvi quelle che sono le frasi più belle del libro che hanno permesso a questo di raggiungere un successo anche inatteso.
“Era convinta che l’amore non avesse bisogno di troppe stanze né di camere da chiudere a chiave. Lo spazio fisico, quand’è troppo, aumenta anche la distanza tra i cuori: quando mai le principesse vivono felici nei castelli?”
“L’amore s’impara. E tu imparerai. Fino ad allora, il mio basterà.”
“Quante storie di crudeltà, di sofferenza e di abbandono si nascondevano sotto la placida facciata di quel paese.”
“Anna e Antonio non si erano più parlati, dopo quella notte di nove anni prima. Quanto può essere tenace, l’amore che cede il passo all’odio?”
“La corriera blu, malandata e arrugginita, si fermò stridendo sull’asfalto rovente del primo pomeriggio. Umido di afa, il vento faceva oscillare le foglie della grande palma al centro della piazza deserta… In estate, lo scirocco che soffiava dall’Africa era impietoso. Anna lo scoprì non appena mise i piedi a terra. Indossava un lungo vestito nero, segno del lutto che si ostinava a portare da tre anni, e reggeva a fatica Roberto, un bimbo di un anno con lo sguardo vispo”.
“A cosa serviva studiare per tanti anni se l’obiettivo era in ogni caso travagghiare? Era soltanto il matrimonio a dare sicurezza, rispetto, pane sotto denti.”
“Dalle mie parti è piuttosto normale, dato che sono cresciuta al confine con la Francia – lo interruppe Anna, voltandosi per un momento. Guardò Antonio con i suoi grandi occhi colore delle foglie di ulivo, messi in risalto dal nero dei capelli, che teneva acconciati in una treccia morbida. La pelle diafana e sottile, di una creatura che non apparteneva a quei luoghi, le s’imporporò sulle gote.”
“Quanto la divertiva sapere che, alla sua uscita di scena, sarebbero seguiti i consueti commenti. Le sembrava di sentirli, quei due, che malignavano su una femmina che si faceva un goccetto a quell’ora del mattino. “Roba dell’altro mondo” avevano detto una volta.”
“La reazione di Carlo non si fece attendere: cosa voleva dimostrare mettendosi a fare un lavoro da uomini? le urlò addosso. Non si rendeva conto che tutto il paese le avrebbe riso dietro? È questo che voleva per suo figlio?”
“Sì ogni tanto la mia Anna se ne esce con qualche frase in francese. Sai”
“Ad Anna sembrava che tutti aspettassero solo di vederla fallire per ristabilire l’ordine delle cose.”
“Dai, Anna – disse Carlo ridacchiando – Non è un lavoro da donne. Cosa ci sarebbe di non adatto a una donna? – ribatté lei piccata. – È faticoso», rispose lui. – In giro tutto il giorno con la pioggia e con il sole. Ci perderesti la salute. Non esistono portalettere donna – Finora – disse Anna.”
“Antonio rimase interdetto e farfugliò un grazie: le dita sottili di Anna che gli avevano sfogliato la pelle del collo gli avevano provocato un tremito improvviso e una specie d’inquietudine che gli stringeva le viscere”
“Carlo comprò un abete alto due metri. La mattina dell’8 dicembre si alzò presto, cantando allegramente Tu scendi dalle stelle, andò a svegliare Roberto. Ma era una giornata di vacanza quindi lui, tirandosi la coperta sugli occhi, disse brontolando di lasciarlo dormire ancora una po’. Dieci minuti, non di più – scherzò Carlo scompigliandogli i capelli. Poi scese di sotto e si affacendò ad accendere il fuoco nel camino.”
“Credo di aver sentito di essere a casa. Di poter mostrare il mio lato più fragile, sapendo che l’altra persona lo capisce, lo accetta, se ne prenderà cura, e non lo userà mai contro di te.”
“Non voglio essere dimenticata.”