Le strade di Mega City One sono un inferno, luoghi in cui la criminalità impera senza paura. Violenti scenari di guerriglia urbana, terra senza legge in cui le bande si contendono ogni centimetro, intimorite solamente da una cosa: i Giudici. Incarnazione massima della legge, questi tutori dell’ordine hanno un potere assoluto sull’amministrare la giustizia, e tra di loro uno in particolare è il più temuto da ogni criminale: il Giudice Dredd.
Il nome di Judge Dredd si è diffuso tra il grande pubblico soprattutto grazie all’interpretazione di Sylvester Stallone nell’omonimo film del 1995, ma le sue origini fumettistiche presentano una visione molto diversa rispetto alla Mega-City One del grande schermo. Dredd è la sublimazione del motto dura lex, sed lex, un’intera esistenza consacrata alla Legge, che nelle mani di acuti narratori assume i toni di una critica sociale allegorica, ancora oggi estremante attuale.
Il fumetto come critica sociale
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Mentre negli anni ’70 in America i comics supereroistici si confrontavano con i vincoli del Comics Code Authority, in Gran Bretagna il panorama creativo era più libero. Una libertà che portato alla nascita di personaggi e storie che ritraevano la contemporaneità in modo dissacrante e sarcastico. Ciò che altrove era limitato alla produzione underground in Inghilterra trovava spazio in riviste e pubblicazioni più accessibili, spinte da realtà come IPC Publishing.
Nel 1975, proprio IPC Publishing decise di lanciare una rivista settimanale di fumetti di fantascienza, rispondendo a un forte interesse del pubblico inglese per il genere, emerso dagli anni ’60 con produzioni come Thunderbirds, UFO e Spazio 1999. Per sfruttare la passione per la sci-fi, l’editore Pat Mills fu incaricato di creare una testata che rispondesse a questo richiamo.
Mills si rivolse a John Wagner, noto per la creazione di One-Eyed Jack, un fumetto poliziesco ispirato a Dirty Harry, in cui ci si interrogava sulla necessità di superare i limiti della legge per fronteggiare la criminalità. Wagner identificò Jack McBane come un proto-Dredd. Quando Pat stava sviluppando 2000 AD, capirono che il successo di One-Eyed Jack indicava che serviva una storia simile, con un poliziotto duro e spietato.
Le origini di Judge Dredd sono legate anche a un personaggio di Mills, Judge Dread, più legato all’horror che alla fantascienza, mai pubblicato. Il nome Dredd fu recuperato foneticamente su consiglio dell’editor Kelvin Gosnell, che notò come il termine evocasse “paura” in inglese, aggiungendo carisma al personaggio. Per definirne l’aspetto visivo, fu coinvolto l’artista spagnolo Carlos Ezquerra.
Io sono la Legge

Ezquerra, ispirato dal violento futuro messo in scena nel film Death Race 2000, plasmò il look di Judge Dredd con indumenti in pelle attillati, catene e simboli di violenza. Sebbene Wagner avesse un concept iniziale che si avvicinava alla contemporaneità, Ezquerra conferì al mondo di Dredd un aspetto altamente futuristico. Di conseguenza, Mills dovette rielaborare significativamente la trama di Wagner per adattarla a una città dantesca, caratterizzata da imponenti grattacieli e uno stile tecnologico innovativo.
Prima della sua prima pubblicazione, Judge Dredd subì numerose modifiche a causa di contrasti all’interno del team creativo. Wagner, sentendosi sempre meno coinvolto, decise di abbandonare il personaggio, lasciando a Mills il compito di portarlo verso la pubblicazione. Per non perdere questa figura promettente, Mills si avvalse di diversi artisti freelance per creare le tavole delle storie brevi di Dredd destinate a 2000 AD, il cui esordio era previsto per febbraio 1977.
Dopo un primo inizio con artisti temporanei, Wagner iniziò a lavorare in modo continuativo su Dredd, dando vita al primo arco narrativo significativo, Robot Wars. Nonostante le origini complicate, Judge Dredd stava emergendo come uno dei personaggi più riconoscibili del panorama fumettistico.
Dredd: il volto della giustizia
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Attraverso una varietà di autori, Dredd si è costantemente evoluto rimanendo fedele alla sua concezione di elemento di critica sociale. Nella sua fase iniziale, caratterizzata da brevi storie, la sua figura era associata a una violenza caricaturale e grottesca, un’allegoria di una disparità sociale protetta spesso da una polizia violenta e impersonale.
Motivo per cui uno dei dogmi del personaggio è di non mostrare il suo volto, creando un anonimato che lo rende identificabile con la massa. Questa regola, voluta da Wagner, sostiene l’idea di una giustizia impersonale, poiché “la giustizia non ha anima”. Dredd non si toglie mai il casco davanti ai lettori, e quando ciò accade, è sempre rappresentato di spalle, mantenendo il suo mistero.
L’unica parte visibile del volto di Judge Dredd rimase la bocca, utilizzata dai disegnatori per esprimere le emozioni del personaggio, creando un’iconica espressione di forza sprezzante. Inizialmente, Ezquerra lo ritraeva con caratteristiche somatiche ambigue, come labbra carnose, per conferire un connotato razziale al personaggio, sebbene le sue origini non siano mai state chiarite, portando alcuni autori a rappresentarlo come un uomo di colore.
Nonostante il mondo attorno a Dredd non fosse stato ben definito all’inizio, il personaggio è stato immediatamente collocato al centro di una società conflittuale, diventando una sorta di riflesso della sua anima.
La legge nel futuro
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Le prime storie di Judge Dredd si concentravano su una blanda critica al sistema, rivolgendosi a un pubblico tardo-adolescenziale. Di conseguenza, il mondo di Dredd era delineato in modo sommario, con scarsi approfondimenti sul personaggio e sulla società. Dredd stesso era rappresentato come una figura segaligna e oppressa dalla sua pesante divisa, incarnando una visione caricaturale e satirica del tutore dell’ordine, la cui fama derivava più dal numero di morti che dal suo ruolo o dalla sua fisicità. Per una critica sociale più incisiva, fu necessario l’arrivo di un nuovo gruppo di autori che avrebbero dato a Dredd la matrice critica apprezzata in seguito, sviluppando un’autorialità essenziale nelle loro opere.
Alan Grant fu il primo a conferire alle avventure di Judge Dredd un tono più adulto e contemporaneo, approfondendo temi che avrebbero reso il personaggio un’icona. Durante la sua gestione, i Giudici adottarono atteggiamenti estremamente violenti, superando il limite della satira e riflettendo una violenza palpabile e inquietante, con trame che criticarono lo stato autoritario e l’abuso di potere da parte delle forze dell’ordine.
Questa fase era inoltre caratterizzata da un’irriverente dose di umorismo, sottolineando la natura parodistica di Dredd come stereotipo di poliziotto. Le piccole concessioni a una critica sociale presenti nelle prime storie acquisirono struttura, poiché Grant liberò Dredd da ogni freno, rappresentandolo come simbolo di una società repressiva e dittatoriale, in cui la legge diventa strumento di dominio e controllo piuttosto che di protezione.
Autori come Grant Morrison e Garth Ennis amplificarono ulteriormente queste tematiche, arricchendo l’ambientazione di Dredd. Un esempio emblematico è America , che segue una giovane migrante desiderosa di una società più democratica e critica nei confronti dei Giudici, percepiti come il braccio armato di una feroce dittatura. La narrazione, vista attraverso gli occhi della protagonista, culmina con Dredd che giustizia la ragazza ai piedi della Statua della Libertà, trasmettendo un chiaro messaggio: la libertà è impotente, e chi controlla la società è rappresentato dai Giudici.
Dredd oltreoceano
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La complessità del personaggio di Judge Dredd inizia a svilupparsi nei primi anni ’80, quando il Giudice supera i confini britannici per entrare nel mercato americano, in un periodo segnato da violenze urbane e profonde spaccature sociali. Mentre le principali case editrici di fumetti affrontano questi temi con autor egolamentazioni restrittive, 2000 AD, con la sua narrativa acida e irriverente, non ha tali limitazioni.
L’ambientazione di Judge Dredd, Mega-City One, diventa un punto di forza per attrarre lettori americani. Questa megalopoli, sorgendo sulle rovine di New York dopo guerre nucleari, è rappresentata come un gigantesco agglomerato urbano di grattacieli, con una popolazione ammassata in enclavi isolate all’interno di questi inferni di cemeto. Con la situazione divenuta insostenibile e l’ordine in crisi, si rende necessaria l’istituzione di una forza di polizia, i Giudici, per amministrare la giustizia in modo rapido e definitivo.
L’impostazione di Mega-City One riflette una situazione post-bellica in Inghilterra, caratterizzata da un’accelerazione urbanistica che portò alla costruzione di grandi edifici grigi, spesso con materiali scadenti, in cui vivevano le fasce meno abbienti della popolazione, generando una forte densità abitativa.
Negli anni ’70 e ’80, questi centri diventarono epicentri di una crescente criminalità. Questi elementi ispirarono i creatori di Judge Dredd, utilizzando la situazione per sviluppare una critica sociale incisiva. Con il passaggio al mercato americano, Mega-City One trovò analogie nelle aree popolose delle grandi città statunitensi, in particolare nei quartieri periferici con alta popolazione immigrata, che identificavano in Dredd un’eco delle percezioni riguardanti le forze dell’ordine reali.
Dredd goes to Hollywood
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Judge Dredd, un personaggio di grande spessore e significato critico, era destinato a debuttare sul grande schermo. Tuttavia, una rappresentazione che ignorasse le sue componenti allegoriche, limitandosi alla spettacolarizzazione, avrebbe potuto compromettere la comprensione della sua natura. Quando Dredd arrivò al cinema nel 1995, interpretato da Sylvester Stallone, molti critici considerarono il film, ricco di effetti speciali e azione, un’interpretazione poco convincente.
Questo film soffriva anche di una collocazione infelice, trovandosi a metà strada tra due diverse concezioni di action movie, in un periodo sperimentale per i cinecomics, e con uno Stallone che sembrava ormai giunto oltre il suo apice come eroe d’azione.
Dichiarazione
“Da quello che ricordo, l’intero progetto fu un incubo sin dall’inizio. La filosofia dietro al film non era stabilita, intendo ‘sarò un film davvero drammatico o con una concezione da fumetto’ come lo altri film di fantascienza di successo. Quindi un sacco di elementi non risultavano legati. Alcuni dei lavori in fase di design erano fantastici e i set erano incredibilmente reali, anche stando a poca distanza, ma non c’era comunicazione” – Sylvester Stallone
John Wagner, il creatore di Judge Dredd, ha espresso chiaramente di considerare Dredd – La Legge sono io un totale fallimento, ritenendo che la trasposizione non rendesse giustizia alla sua opera. Nonostante ciò, si riconosce che Sylvester Stallone appariva particolarmente convincente nel suo ruolo di Giudice, interpretando con intensità una scena chiave in cui la sua dichiarazione di essere la Legge metteva in risalto il fanatismo del personaggio in modo efficace.
Il secondo tentativo di portare Judge Dredd è del 2012 con Dredd – Il Giudice dell’Apocalisse, interpretato da Karl Urban e diretto da Pete Travis e Alex Garland. A differenza del film del 1995, questa versione evita di condensare l’intera storia di Dredd in un’unica pellicola e si concentra invece sulla natura concreta del personaggio e sulla sua percezione del ruolo.
Urban, pur mantenendo il casco, riesce a trasmettere la personalità coriacea di Dredd con una mimica facciale minimale e una recitazione fisica impeccabile. Nonostante qualche difetto legato al budget limitato, il film è una convincente trasposizione del fumetto, catturando l’atmosfera di Mega-City One e ambientando la storia all’interno di un mega blocco residenziale.
Dredd, il giudice del futuro
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Judge Dredd è diventato uno dei personaggi più riconoscibili nei fumetti, simboleggiando la capacità della nona arte di esprimere una critica sociale profonda. Opere come America e La Terra Maledetta evidenziano questa disamina sociale, creando un raro spaccato di contemporaneità intrecciata con racconti fantascientifici, che lascia un forte impatto sui lettori.
In Inghilterra, Dredd è diventato centrale nei dibattiti politici, evidenziando derive autoritarie, e ha ottenuto simile riconoscimento in altre nazioni, in particolare dopo le sue interpretazioni cinematografiche. Con il suo arrivo nel mercato americano negli anni ’80, gli autori hanno approfondito il mito di Dredd, sviluppando una complessa disamina sociale che riflette le diverse realtà, rendendolo un personaggio poliedrico e universale, facilmente identificabile dai lettori di tutto il mondo.