Sfogliare Il nuovo lavoro della signorina Lucky è come entrare in un cinema abbandonato. La luce filtra tra le fessure, mostrando il pulviscolo, mentre sullo schermo si proietta la sbiadita quotidianità di una commessa straordinaria. Così, Fumiko Takano ci accompagna in un mondo fuori dal tempo, un luogo in cui ordinario e meraviglia si mischiano, tingendosi di giallo e ironia.
Il nuovo lavoro della signorina Lucky, originariamente pubblicato tra il 1986 e il 1987 e disponibile in Italia grazie a Coconino Press, non è solo un racconto piacevole e nostalgico, ma un vero e proprio capolavoro di tecnica che si svela appieno solo dopo più di una lettura. Ed è lì che abbiamo capito: non stavamo solo leggendo una storia, ma la stavamo vivendo in prima persona. Siamo noi Lucky Rantantan, e il negativo della pellicola cinematografica lentamente ci svela l’arcano.
L’arte sottile dello stupore

Descrivere come ci siamo sentiti sfogliando Il nuovo lavoro della signorina Lucky di Fumiko Takano è stato molto più difficile di quanto potessimo immaginare. Pensavamo sarebbe bastato raccontare il fascino della trama, l’incanto del disegno, la raffinatezza dell’ironia. Invece, siamo stati investiti da qualcosa di più profondo e sfuggente. Un’opera stratificata che non si esaurisce in una prima lettura, né in una seconda, ma che richiede un terzo ritorno, stavolta d’istinto, pancia e cuore. Un’ultima chance per riuscire davvero a cogliere e infine raccontare l’esperienza ai Grandi Magazzini.
Un primo sguardo

La prima lettura è stata pura immersione. Ci siamo lasciati trasportare dalla storia, cullati da una melodia e dal sorriso stralunato della protagonista, l’incredibilmente ordinaria Lucky Rantantan. Giovane cameriera vivace e un po’ stravagante, Lucky lavora per la capricciosa Daria Popones, ereditiera di una grande fortuna. Nei ritagli di tempo, tuttavia, la nostra protagonista ama perdersi tra i corridoi scintillanti del Grande Magazzino Rich, fingendosi cliente di alto rango e facendosi servire e riverire. Un giorno, la sua energia contagiosa mista a palese ingenuità attirano l’attenzione del direttore, che le offre un posto da commessa.
Decisa a cambiare vita, Lucky accetta e si presenta al magazzino durante un turno notturno. Ma quella che doveva essere una tranquilla prova lavorativa si trasforma subito in avventura, poiché Lucky sorprende alcuni ladri intenti a cercare un tesoro. In suo aiuto arriva Tanchi Hortense, il misterioso e affascinante responsabile del reparto abiti, ei due riescono a scacciare i malviventi.
Quello che sembra un banale furto si rivela presto parte di un qualcosa di più grande di lei, con protagonisti spie internazionali, agenti sotto copertura e piani segreti che minacciano la stabilità di un piccolo Paese. Al centro di tutto? Proprio il grande magazzino Rich. Travolta dagli eventi, Lucky non si tira indietro: accetta di essere una spia per Tanchi, di aiutare il Magazzino, ritrovandosi coinvolta in una serie di inseguimenti. La ragazza dovrà imparare in fretta a cavarsela, trasformandosi da semplice commessa in coraggiosa agente segreta.
Abbiamo riso, ci siamo stupiti, abbiamo trattenuto il fiato. E, lo ammettiamo, ci siamo anche un po’ commossi, e per la storia, e per la qualità delle illustrazioni. È stato come vedere un vecchio film in bianco e nero, complice quella sensazione di nostalgia, di qualcosa di lontano ma che resta vivo nel cuore: una magia che solo Takano riesce a creare.
La seconda lettura, il piglio narrativo registico

La seconda lettura ha cambiato tutto. Abbiamo iniziato a osservare con attenzione ogni dettaglio grafico, ogni scelta di montaggio tra le vignette, ogni sottinteso narrativo. È qui che abbiamo capito che non stavamo semplicemente leggendo una brillante storia a metà tra slice-of-life e giallo. Noi stavamo sfogliando un esercizio di stile raffinato e geniale, dove nulla è lasciato al caso e ogni elemento concorre alla costruzione di un mondo vivo, tangibile a tratti.
Takano trasforma la pagina in un vero e proprio set cinematografico con tanto di storyboard, forte di tavole che ricordano tagli di regia anni 50, primi piani improvvisi, movimenti di macchina immaginari che guidano l’occhio del lettore. Takano costruisce scene di tensione ben calibrate, eleganti, che restituiscono la giusta suspense. Ed ecco che lo slice-of-life si trasforma in spy-story: la luce filtrata da persiane, riflessi ambigui negli specchi, ombre furtive che attraversano i corridoi. Non un episodio della Signora in Giallo, ma certamente un fare che ricorda – come in molti hanno specificato – il maestro Alfred Hitchcock.
La sua regia su carta è evidente in ogni dettaglio, nei giochi di luce e ombra, nei long-tale, nelle acrobazie, nelle scale mobili, nell’effetto Vertigo. E il grande magazzino Rich diventa un mondo alternativo in cui l’ordinaria Lucky abbandona i suoi vestiti da commessa e indossa quelli da spia.
Lucky Rantantan e la necessità di personaggi ordinari

Lucky Rantantan è goffa, ingenua, curiosa, una giovane dal cuore grande, tutte caratteristiche che la rendono irresistibile. Eppure, una normalissima commessa, una sognatrice, che ricorda immediatamente un mix di eroine delle commedie americane anni 50: Doris Day? Audrey Hepburn? Chi può dirlo.
Quel che possiamo certamente dichiarare è che attorno a lei si muove una storia che cambia forma con naturalezza. Si parte da una classica commedia degli equivoci, passando per una spy-story, finendo con un piglio alla Agatha Christie. Con maestria ed eleganza, Takano mescola i generi restituendoci una storia che sa di romance, riservandosi tuttavia il diritto di non mostrare mai nulla per certo. Il mistero del cappello orrendo, fulcro dell’intera storia, difatti, è un mero cavillo narrativo. Se ne sta lì, sullo sfondo, mentre l’autrice riempie lo spazio con emozioni, riflessioni e azioni dei suoi personaggi, facendoli risplendere di luce propria, sfruttando la staticità della pagina per costruire movimento.
L’importanza del cinema anni 50

Negli anni 50, il cinema conobbe grandi trasformazioni che influenzarono profondamente anche il fumetto. In risposta alla crisi causata dalla diffusione della TV, Hollywood puntò su innovazioni come il colore e i formati panoramici (Cinemascope), rivolgendosi a un nuovo pubblico giovanile. Questo cambiamento si rifletté nei fumetti americani: i western, l’horror e il noir cinematografici furono ripresi e rielaborati su carta.
In Giappone, il cinema – in particolare quello hollywoodiano e Disney – influenzò profondamente Osamu Tezuka. Il maestro introdusse nel manga tecniche visive derivate dal cinema, quali primi piani, tagli di montaggio, cambi di inquadratura e un ritmo narrativo più dinamico. Verso la metà del decennio, nacque anche il gekiga, uno stile narrativo ispirato proprio ai film noir e ai romanzi polizieschi, che segnò l’evoluzione del manga verso temi più adulti.
Trent’anni dopo…

Tuttavia, 30 anni dopo Takano Fumiko recupera gli stilemi del cinema anni 50, proponendoli in una chiave diversa, amalgamandoli al fumetto nipponico. A partire dal suo tratto apparentemente semplice, scelta consapevole di essenzialità. Non troviamo nulla di superfluo, sebbene tale spontaneità restituisca ai personaggi maggiore espressività. Gli sguardi, i gesti, la cinetica del movimento, gli abiti, la moda: tutto è vivo, dinamico, e spesso sembra voler uscire dalla pagina per riaprirsi su uno schermo immaginario.
Come avrete potuto notare, dal punto di vista grafico Takano prende le distanza dagli stilemi del target shōjo anni 80 per scegliere un linguaggio visivo del tutto cinematografico. Ciò le ha permesso di risultare attuale e vintage al tempo stesso, creando un equilibrio perfetto tra intrattenimento e profondità. E ogni volta che si torna a sfogliare il volume, per rileggere una sequenza, per scoprire un dettaglio grafico sfuggito, per apprezzare un’inquadratura, emerge qualcosa di insolito.
Conclusioni
Un po' una lettera d'amore al cinema anni 50\60, ma anche un manga d'autore, una storia ordinaria che sa di straordinario, in grado di emozionare, divertire e sorprendere il lettore. Con questo volume, Fumiko Takano costruisce un ponte tra epoche e linguaggi, fondendo la leggerezza della commedia con la tensione del giallo, e restituendo al lettore un’opera originale, raffinata e sorprendente.
Il cuore del racconto è Lucky Rantantan, protagonista straordinaria nel suo essere comune: una commessa vivace, un po’ goffa, che si ritrova a vivere rocambolesche avventure da spia improvvisata. Takano arricchisce il tutto con uno stile visivo essenziale ma dinamico, che richiama il linguaggio cinematografico anni 50 e si distacca dagli stilemi shōjo anni ’80.
The Good
- Omaggio al cinema anni '50/'60
- Opera d’autore originale e raffinata
- Protagonista carismatica e autentica
- Equilibrio tra leggerezza e tensione
The Bad
- Ne avrei volute altre 100 di avventure così!
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Voto ScreenWorld