Kiersten White è un nome conosciuto per i lettori di storie macabre: nel 2019 vince il Bram Stoker Awards con La buia discesa di Elisabeth Frankenstein, un romanzo YA che racconta il passato oscuro di Victor Frankenstein attraverso gli occhi di un’orfana, adottata dalla sua famiglia (un libro dove, a quanto pare, non tutti i mostri hanno una creazione sacrilega che può mitigare il giudizio nei loro confronti). Altri la conosceranno grazie alla sua saga Paranormalcy, dove si seguono le vicende di Evie, membro dell’Agenzia Internazionale di Contenimento del Paranormale, un’adolescente in grado di individuare i paranormali nascosti tra gli esseri umani.
Nella nostra recensione di Hide (sottotitolo Unica regola: non farti trovare) parleremo del suo ultimissimo romanzo, dove ha definitivamente ceduto al lato oscuro raccontandoci le vicende di un gruppo di persone estremamente (s)fortunate, scelte per partecipare a un nascondino che renderà ricco il vincitore. La location prescelta è quella di un parco divertimenti abbandonato, descritto nelle primissime pagine dalla nascita alla rovina, con uno stile estremamente scorrevole che farà sorgere nel lettore la necessità di saperne di più.
Hide
Genere: horror YA
Pagine: 216 pagine
Editore: Mondadori
Autrice: Kiersten White
La trama: unica regola, non farti trovare
La protagonista della storia è Mack, ragazza dal passato tragico, rimasta orfana a causa di un delitto che avrà molti punti in comune con le vicende del romanzo; è proprio in una struttura di assistenza sociale che viene a conoscenza del gioco e, essendo esperta di nascondigli, decide di accettare la sfida.
Quattordici partecipanti, sette giorni di durata, l’unica regola è quella di non farsi trovare. Se è un gioco si vince la speranza di un futuro migliore, se non lo è si lotta per la possibilità di averne ancora uno.
Chi sta cercando i giocatori? Cosa succede agli eliminati? Perché le persone che abitano nel paese vicino sono così strane? Queste e altre domande troveranno risposta in un misterioso deathgame, che avverrà in una location pittoresca e fatiscente, in bilico tra la vita, la morte e quello che sta nel mezzo.
Ma è scritto bene?
Lo stile di Kirsten White è solido, l’esperienza di una lunga scia di romanzi le permette di rilevare la struttura canonica del ‘o vinci o muori’, tropo tra i più fortunati del genere, e aggiungere qualcosa di personale. I personaggi principali hanno un’identità molto precisa, definiti nei tratti fondamentali non incidono nel ritmo della narrazione, che rimane scorrevole a parte qualche lieve battuta di arresto. La storia acquista così un lato umano vario e credibile, uno degli aspetti più positivi del romanzo.
Le scelte vincenti a livello narrativo sono supportate da una penna molto efficace, che riesce a far sparire un personaggio nell’arco di tre righe, mantenendo la tensione per un lasso di tempo considerevole. I misteri della storia vengono svelati poco a poco, anche grazie a diari e ritrovamenti che ci danno il punto di vista di altre persone coinvolte in questa terrificante esperienza, alternando la terza e la prima persona per avere la massima immersione, senza rinunciare a dettagli pittoreschi, dando soluzione delle domande che sorgono durante la lettura.
Il deathgame è particolarmente apprezzato perché fa emergere quei lati umani sopiti di cui abbiamo paura e, nel rendere ambiguo il suo meccanismo, il lettore viene a conoscenza di conseguenze terribili dei vari comportamenti considerati innocui dai personaggi. Sfrutta anche un altro cliché tipico dell’horror che non possiamo svelare per non fare spoiler ma che, appena si presenterà, confermerà la lunga e apprezzata tradizione del genere.
Un libro oscuro può avere un lato negativo?
Hide è un horror da manuale. Nel bene e nel male. Se da una parte è chiaro che il libro intrattiene a dovere, è ben scritto e inserito in una mentalità consapevole del genere che sta impiegando, dall’altra i tocchi personali dell’autrice si vedono più nel riempimento della storia che nel suo svolgimento. Le dinamiche sono un po’ prevedibili, tanto che i lettori più appassionati saranno in grado di capire dalle prime pagine il ‘trucco’ da svelare, anche per colpa di una serie di riferimenti e indizi che, per chi mastica il genere, sono evidenti come orme di sangue su un pavimento bianco. Insomma, il super-amante delle storie di paura non ci metterà molto a capire come andrà a finire. Certo, si può comunque riuscire a godere della storia per come viene raccontata, ma c’è a chi questo non basta.
Vale la pena?
In definitiva è stata un’ottima lettura, che diverte e tiene compagnia per qualche ora, dando vita a un’interessante storia di passato che si ripete, giochi pericolosi e avidità umana, che racconta con onesta lucidità la sorte di chi mette in gioco il proprio presente per la promessa di un futuro migliore. Anche senza conoscerne pienamente il prezzo.
La recensione in breve
Hide è un horror da manuale con un lato umano particolarmente sviluppato. Coinvolge il lettore in una partita di nascondino in un parco divertimenti fatiscente, che nasconde ben dei suoi partecipanti. Efficace per il suo target, prevedibile per gli amanti del genere.
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Voto ScreenWorld