“Non ho dimenticato Winds of Winter“: con questa frase lo scrittore George R.R. Martin ha voluto rassicurare tramite un post sul suo blog tutti i fan che ancora stanno aspettando l’uscita del sesto volume de Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, la mastodontica saga letteraria che ha dato i natali alla serie tv Game of Thrones.
Sono passati più di tre anni dalla fine della serie tv evento e ne sono passati ben dodici dalla pubblicazione di A dance with dragons, il quinto volume della saga letteraria ambientata a Westeros. Dodici anni in cui Martin ha continuato ad affermare di star lavorando a The Winds of Winter, sesto e penultimo capitolo. Lo scrittore ne ha parlato in un altro post sul suo blog, in cui ha scritto:
The Winds of Winter sarà un libro grande. Per come stanno andando le cose sarà più lungo di Tempesta di Spade e La danza dei draghi, il più lungo della saga. Di solito taglio e limo l’eccesso una volta che ho finito, ma prima ho bisogno di finire il libro.
Da dodici anni George R.R. Martin si rivolge ai fan, prima speranzosi, poi frustrati e ora rassegnati, assicurando a intervalli più o meno regolari che la stesura del sesto romanzo sta procedendo. Alla data di oggi, secondo lo scrittore mancherebbero circa cinquecento o seicento pagine alla fine della prima stesura. Ma la vera domanda, a questo punto, è: siamo ancora disposti a credere a quello che dice Martin? Crediamo ancora che prima o poi il sesto libro delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco vedrà la luce?
Un uomo impegnato
La prima giustificazione che possiamo dare a George R.R. Martin è il fatto di non essere rimasto con le mani in mano. In questi dodici anni non è rimasto fisso a guardare la pagina bianca del suo file word in attesa che l’ispirazione lo cogliesse al lavoro.
Il successo ottenuto da Il Trono di Spade ha portato, naturalmente, alla nascita di altri progetti secondari. Il più importante, almeno in ordine di tempo, è la serie spin-off House of the Dragon, a cui Martin ha lavorato personalmente e la cui seconda stagione lo terrà ugualmente impegnato. Sta lavorando inoltre all’altra serie spinoff di Game of Thrones incentrata sul personaggio di Jon Snow, interpretato da Kit Harrington. Martin sta anche sviluppando per Peacock la serie tv di Wild Cards, di cui sta editando i libri. Tra i post da scrivere sul blog, i romanzi illustrati da promuovere, i “saggi” scritti sulla cultura e la storia di Westeros e gli altri impegni su indefiniti progetti che l’autore sta seguendo, sembra che il tempo per Winds of Winter sia davvero troppo poco. E, peggio ancora, sembra che a Martin non interessi più di tanto. Il che ci spinge a porci un altra domanda.
George R.R. Martin si può ancora definire uno scrittore?
Com’è ovvio si tratta di un quesito che è volontariamente provocatorio e che porta all’eccesso la reazione ai continui non-aggiornamenti su Winds of Winter. Ma c’è un limite di tempo in cui uno scrittore può definire la scrittura il suo lavoro principale senza scrivere? Perché la sensazione è proprio questa: nonostante quello che dichiara, è difficile credere che Martin stia scrivendo un libro da dodici anni e che non abbia ancora finito la prima stesura. Per quanti impegni possa avere, per quanti altri progetti debba seguire, possibile che dodici anni e un team che lo segue non siano bastati almeno a portare alla fine della prima versione del romanzo?
È cosa risaputa, inoltre, che Martin non abbia questa grande passione per la scrittura. Ha fatto molto discutere una sua frase in cui asseriva che non amava molto la fase della scrittura, mentre ha sempre apprezzato la fase dell'”aver scritto.” Eppure, pure giustificando questo decennio con i troppi impegni e con una lentezza dovuta alla non passione di stare davanti al PC a scrivere la conclusione della saga che lui stesso ha ideato, dodici anni sono davvero troppi per aspettarsi che il pubblico rimanga in attesa, con docile speranza. E a questo punto ogni aggiornamento di George R.R. Martin assume sempre di più le fattezze di una presa in giro, di una mancanza di rispetto. Forse per Martin sarebbe più saggio semplicemente ammettere che è rimasto impantanato nella sua storia, che ha problemi a sviluppare la fase finale o che, semplicemente, ha perso interesse. Sarebbe un colpo al cuore per i milioni di fan sparsi in tutto il mondo, ma almeno sarebbe un colpo onesto. In questo senso è molto più sincera e apprezzabile un’autrice come Ai Yazawa – sebbene i due operino in ambiti diversi – che non ha lasciato alcuna speranza ai lettori di Nana, abbandonandoli con una storia stupenda rimasta senza finale.
Il problema dell’età
Per quanto sia poco elegante da sottolineare, George R.R. Martin è uno scrittore con una certa età sulle spalle. Nato a Bayonne nel settembre del 1948, lo scrittore statunitense sta per spegnere settantacinque candeline. The Winds of Winter è in stesura da dodici anni e ponendo il caso che ce ne vogliano almeno altri due, nella migliore delle ipotesi, a vedere il libro pubblicato, lo scrittore si troverebbe alla soglia degli ottanta anni a dover scrivere A Dream of Spring, quello che dovrebbe essere l’ultimo capitolo della saga. A quell’età l’uomo avrà davvero la voglia di passare altri anni dietro una storia da cui ha già guadagnato tanto?
Perché forse il punto è anche questo: dopo tutti questi anni Martin potrebbe sospettare che l’interesse intorno al suo romanzo non sia più all’apice come all’alba degli anni Dieci del Duemila, né come quando Game of Thrones era l’argomento principale di ogni conversazione. Se questo pensiero gli avesse attraversato la mente è possibile anche che lo scrittore abbia messo sul piatto della bilancia la consapevolezza che il grande lavoro per la conclusione della saga non valga la candela.
Queste, naturalmente, sono solo illazioni di chi è dall’altra parte del patto tra scrittore e lettore, ma se davvero così fosse, non avrebbe più senso annunciare il ritiro che continuare a fare promesse da procrastinatore seriale? È chiaro che l’unica verità ce l’ha in mano lo stesso Martin: continua ad affermare che sta scrivendo e noi siamo portati a fidarci di quello che dice. Ma il punto è proprio questo: chi l’ha detto che ci fidiamo ancora? Il fatto è che quelli che ancora credono di poter vedere il finale de Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco sono davvero in minoranza ormai.
La paura del finale
Un’altra sensazione che i lettori hanno è che George Martin abbia in qualche modo tirato il freno a mano nella stesura del suo romanzo dopo la feroce accoglienza con cui è stato accolto il finale della serie televisiva. Chiunque abbia sia letto i romanzi che visto la serie sa che le due opere differiscono molto, tanto per lo sviluppo quanto per la presenza di determinati personaggi che sono stati tagliati dalla serie televisiva e che pure rientrano tra i preferiti dei lettori. Quindi presumere che la saga letteraria e quella televisiva finiscano allo stesso modo è un azzardo che lo stesso Martin ha cercato di confutare dicendo che i due prodotti non avrebbero seguito lo stesso percorso.
Eppure la sensazione è che Martin abbia sbattuto la testa proprio su quel finale che è stato additato e irriso, definito non all’altezza della storia e ora sia costretto a fare i conti con una sorta di ansia di prestazione. Pubblicare il sesto romanzo significherebbe avvicinarsi alla pubblicazione del capitolo finale, affrontare il punto conclusivo di una saga che va avanti ormai da più di due decenni. La serie televisiva è conclusa e sebbene il finale non abbia soddisfatto neanche lontanamente la fetta più ampia di pubblico è comunque un punto fermo. A questo punto sarebbe lecito immaginare che Martin non abbia voglia di riaprire quella ferita. Una versione della storia esiste e forse a lui va bene così. Forse, dopo più di vent’anni passati sulla stessa saga anche il suo autore si è stancato e ha deciso di avere altre priorità.
Se, dunque, torniamo alla domanda iniziare di questo articolo, chiedendoci se crediamo ancora agli aggiornamenti di George Martin sul sesto capitolo della saga la risposta deve essere necessariamente negativa. Dopo l’entusiasmo iniziale e la speranza di dieci o cinque anni fa, non abbiamo alcuna prova a riguardo che Martin stia davvero scrivendo con l’intento di dare alle stampe il suo libro. Credere senza alcuna prova è un atto che si richiede ai fedeli non ai lettori. E ormai sono davvero pochi coloro che credono che Winds of Winter vedrà la luce. La cosa grave è che quello che sembra crederci di meno è proprio il suo autore.