Se la Golden Age ha reso i supereroi i protagonisti dell’epica moderna, con la Silver Age il loro ritorno dopo un decennio complesso ha contribuito a un rinascimento del racconto supereroico, più vicino alla sensibilità post-bellica. Il nuovo corso avviato da Flash ha portato alla nascita di figure cult come Fantastici Quattro e Spider-Man, ma ha soprattutto mostrato come gli uomini dietro la maschera potessero rivolgersi non solo a lettori adolescenti.

Un percorso evolutivo della società americana che si è riversato anche nel modo in cui venivano ritratti i personaggi dei comics. Nella Golden Age, i supereroi erano spesso protagonisti di avventure e combattimenti, mentre nella Silver Age iniziarono a emergere una maggiore caratterizzazione psicologica dei personaggi e una riflessione più profonda sul loro rapporto con il mondo circostante. In tal senso, potremmo considerare la Golden Age come l’infanzia dei supereroi, la Silver Age come l’adolescenza, e la successiva Bronze Age come la maturità, in cui le storie e i personaggi divennero più complessi e riflessivi.

Risveglio nel mondo moderno

Il Ritorno del Cavaliere Oscuro: Frank Miller e la critica all'America Reaganiana
Il Ritorno del Cavaliere Oscuro: Frank Miller e la critica all’America Reaganiana – © DC Comics

L’eredità principale della Silver Age nei fumetti è stata l’introduzione di una dimensione interiore più profonda nei supereroi, grazie a una maggiore libertà creativa dopo il superamento dei vincoli del Comics Code Authority. Ciò ha permesso di sviluppare personaggi più complessi e realistici, aprendo la strada a storie più impegnative e a temi attuali.

Opere come La notte in cui morì Gwen Stacy e Lanterna Verde/Freccia Verde hanno mostrato come la vita quotidiana possa avere conseguenze devastanti per i supereroi, evidenziando le ripercussioni reali di situazioni drammatiche. La fine della Silver Age è spesso associata alla morte di Gwen Stacy nel 1973, evento che segnò la perdita dell’innocenza e rese i supereroi più umani e realistici.

Il passaggio dalla Silver alla Bronze Age dei fumetti non è così netto come nelle ere precedenti. Nei primi anni ’70, eventi come le rivoluzioni nelle storie di Marvel e DC e cambiamenti editoriali, come il passaggio di Jack Kirby alla DC dalla Marvel, hanno segnato profondi mutamenti nel panorama dei fumetti, aprendo la strada a una nuova generazione di autori.

Questi sottili ma significativi cambiamenti hanno trasformato i fumetti, spingendoli oltre il tono classico e verso una narrazione più umana, guidata da giovani autori. Questo mutamento rifletteva anche l’evoluzione culturale negli Stati Uniti, con le nuove generazioni che cercavano di superare la visione dualistica della società, influenzate da movimenti studenteschi, controcultura e una maggiore consapevolezza rivoluzionaria.

Meno eroi e più umani

Daredevil secondo Frank Miller
Daredevil secondo Frank Miller – © Marvel Comics

Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, della Guerra di Corea e le tensioni del Maccartismo, gli Stati Uniti si trovavano a mettere in discussione le luci del Sogno Americano. Giornalisti, scrittori e anche i fumetti hanno iniziato a esplorare gli aspetti oscuri della società e dei personaggi, segnando un nuovo stadio evolutivo nel racconto collettivo.

Con la diminuzione del controllo della Comics Code Authority, i fumetti hanno potuto esplorare più liberamente il lato oscuro dei personaggi e sperimentare nuovi generi come western, fantascienza e horror. Sono emersi personaggi come Doctor Strange, Swamp Thing e Ghost Rider, rispecchiando l’interesse del pubblico per misticismo e occulto.

Durante la Bronze Age, dopo aver già affrontato il tema della tossicodipendenza con storie come Green Goblin Reborn e Snowbirds Don’t Fly, i fumetti sono diventati un campo per un’analisi più approfondita delle fragilità umane dietro le maschere dei supereroi.Gli eroi non sono più visti come creature perfette e inaccessibili, ma come persone reali con debolezze e sfide quotidiane. Questo rende i fumetti più socialmente consapevoli, con le fragilità dei supereroi che riflettono problemi sociali reali.

E pochi racconti sono riusciti a integrare questa dimensione umana in modo tanto efficace come Il Demone nella Bottiglia

La caduta degli eroi

Il Demone nella Bottiglia
Il Demone nella Bottiglia – © Marvel Comics

Nel 1979, due giovani autori, David Michelinie e Bob Layton, ricevettero l’incarico di rinnovare uno dei personaggi iconici della Silver Age della Marvel, Iron Man. Questi autori decisero di spingersi oltre la figura dell’eroe stesso, concentrandosi principalmente sul suo alter ego umano, Tony Stark. Il momento sembrava particolarmente favorevole per un’analisi così approfondita, come Michelinie spiegò.

“Quando arrivai su Iron Man avevo un insolito vantaggio, non avendo mai letto prima storie del personaggio. Non avevo idee su come trattarlo, non avevo punti di riferimento, quindi mi rilessi le uscite dell’anno precedente, comprendendo subito una cosa di Stark: era decisamente pieno di problemi!”

Dopo un anno difficile caratterizzato da perdita del controllo e problemi emotivi, Tony Stark affrontò l’alcolismo, diventando un esempio di vulnerabilità umana. Questa scelta narrativa ha profondamente approfondito il personaggio, mostrando le sue fragilità dietro la maschera dell’eroe, e gli autori cercarono un elemento coerente del suo passato per sviluppare questa tematica.

“In una situazione simile, una persona reale costretta a sopportare una simile pressione cercherebbe una valvola di sfogo. Dato che da tempo si era stabilito che Tony era il classico playboy, che lo si era già vista bere alcolici in diverse occasioni, pensai che fosse comprensibile e realistico per Tony vedere nell’alcol una via di fuga alla sua pressione. Con Bob, iniziammo a lavorare su questa idea”

Gli eroi sconfitti dalla morte

L'addio a Mar-Vell in La Morte di Capitan Marvel -
L’addio a Mar-Vell in La Morte di Capitan Marvel – © Marvel Comics

La Bronze Age introduce i supereroi a sfide che esulano dai classici scontri fisici e li costringono a confrontarsi con le difficoltà tipiche della vita quotidiana di ogni uomo.

Tuttavia, ciò che davvero influì sul mondo dei supereroi non furono solo le tematiche sociali, ma anche un aspetto incredibilmente umano: la morte. Se precedentemente i supereroi avevano affrontato il concetto del lutto, con la Bronze Age questa triste parte della vita umana venne messa in primo piano, trasformandola da un semplice elemento di sfondo in un protagonista delle storie.

E ancora una volta, nell’ambito di Marvel, Jim Starlin, dopo aver seguito il percorso di Captain Marvel fino alla chiusura della serie, ebbe l’opportunità di congedare il suo eroe, creando una morte che andasse oltre la dimensione dei fumetti, diventando un evento umano: La Morte di Captain Marvel.

La morte di Mar-Vell, un eroe cosmico che aveva affrontato minacce galattiche, sconvolse i lettori, mostrando la sua umanità nel dover accettare il cancro causato da un atto eroico passato. Starlin evidenziò questa umanità anche attraverso l’impotenza di personaggi come Iron Man, Reed Richards e il Dottor Strange nel trovare una cura, sottolineando fragilità e limiti degli eroi.

Un momento particolarmente significativo si verificò quando la Bestia degli X-Men spiegò a Peter Parker quanto stava accadendo, mettendo in luce un cambiamento epocale nel mondo dei supereroi. La Bestia disse a Peter:

“Nella nostra professione, Peter, abbiamo incontrato alieni, dèi e mostri orribili. Abbiamo sfidato l’oscurità e la luce e combattuto per la salvezza della Terra. Ma ora dobbiamo affrontare una sfida diversa: dobbiamo imparare a condividere la sofferenza, la malattia”

La rivelazione di Starlin segnò un momento fondamentale in cui si stabilì per la prima volta che anche gli eroi potevano morire in modo definitivo, aggiungendo un nuovo strato di umanità ai personaggi dei fumetti. Tuttavia, non fu l’unica rivoluzione in atto.

I nuovi eroi

 

DC Comics decise di introdurre un nuovo aspetto umano nei propri personaggi attraverso un diverso approccio: modificarne le basi. Ad esempio, Superman perse temporaneamente i suoi poteri e intraprese una nuova carriera, abbandonando il Daily Planet per diventare un reporter televisivo. Wonder Woman, invece, perse completamente i suoi poteri e dovette reinventarsi una vita da umana.

I personaggi dei fumetti sono cambiati, affrontando sfide e trasformazioni che li hanno resi più simili alla vita reale. Gli eroi hanno imparato che il loro ruolo non era solo combattere supercriminali, ma anche affrontare cambiamenti radicali e problemi umani, portando a storie più serie e oscure e inaugurando la nuova era nota come Dark Age.

Il mondo dei comics supereroici inizia a esplorare più profondamente l’interiorità dei supereroi e si fa tramite di messaggi sociali. DC Comics ha affrontato il razzismo con storie come quella di Superman e Lois Lane di colore, mentre Marvel ha rivoluzionato il settore con la creazione di Luke Cage nel 1971, il primo supereroe afroamericano con una propria serie, che imbastiva temi di giustizia sociale e difficoltà urbane, riflettendo le tensioni sociali dell’epoca

Nonostante l’apertura verso nuovi eroi multietnici, il fumetto conserva ancora stereotipi radicati e cliché culturali. Ad esempio, il personaggio di Shang-Chi, creato da Marvel per capitalizzare la popolarità dei film di arti marziali, è intriso di preconcetti e stereotipi sulle culture asiatiche, perpetuando il concetto del “pericolo giallo”. Tuttavia, ci sono numerosi casi di eroi che sfuggono a questi stereotipi, come la mutante Ororo “Tempesta” Munroe o la Lanterna Verde John Stewart.

Un vero cambiamento si verifica con il ritorno degli X-Men, che abbandonano il loro status di team prevalentemente statunitense e abbracciano un approccio più multinazionale. Questa mossa era in parte finalizzata all’esportazione dei fumetti, ma ha anche aperto nuove possibilità narrative. Un altro punto di svolta nella rappresentazione dei personaggi femminili nel fumetto avviene grazie a Chris Claremont, noto scrittore di X-Men, che promuove una rivoluzione nel ruolo delle eroine.

Eroine per un nuovo mondo

La rivoluzione di Jean Grey in Il destino della Fenice
La rivoluzione di Jean Grey in Il destino della Fenice – © Marvel Comics

Fin dalla loro comparsa, le eroine erano spesso trattate con minor enfasi rispetto ai loro colleghi maschi. I loro nomi erano spesso accompagnati dalla parola girl, suggerendo un’immagine infantile e poco impegnativa, mentre i supereroi maschili dominavano le copertine delle testate. Tuttavia, durante questo periodo, le donne del mondo supereroistico cominciano a sviluppare una maggiore profondità e consapevolezza, seguendo una tendenza che riflette anche quanto stava accadendo nella realtà.

Sue Storm, precedentemente nota come Ragazza Invisibile, assume il titolo di Donna Invisibile, segnando un significativo passo nella sua crescita personale. Questo titolo è il risultato di una maggiore consapevolezza di sé e della padronanza dei suoi poteri, a partire dal suo ruolo nella run di John Bryner, come in Fine dell’Infanzia. Sue diventa una figura carismatica, combinando il ruolo di eroina, madre e leader.

Jean Grey, attraverso l’opera di Chris Claremont, rappresenta un esempio di evoluzione delle eroine nei fumetti, passando da “fidanzatina d’America” a personaggio con profondità psicologica e sessuale. Claremont ha reso le donne, come Ororo Munroe e Jean Grey, carismatiche, realistiche e forti, integrando un forte sviluppo emotivo che ha portato alla celebre Saga di Fenice Nera. Questo periodo ha segnato il passaggio da un’immagine tradizionale di supereroine come “principesse in pericolo” a figure moderne e complesse, in sintonia con i cambiamenti culturali dell’epoca.

Fumetti e politica

Steve Rogers abbandona lo Scudo al termine di Impero Segreto
Steve Rogers abbandona lo Scudo al termine di Impero Segreto – © Marvel Comics

E in un paese in cui la politica permea ogni aspetto della vita, il mondo dei fumetti non poteva esimersi dall’analizzare la scena politica di Washington. Il fumetto supereroistico aveva già avuto un forte legame con la politica nazionale, specialmente durante la Golden Age, con la creazione di eroi dal tema patriottico, tra cui l’esempio più noto è Capitan America.

In questo contesto, è ancora una volta Capitan America a diventare il veicolo di una sottile critica alla politica americana. Cap, che incarna l’autentico Sogno Americano, senza compromessi politici o macchinazioni, diventa il protagonista di una storia ambientata durante lo scandalo Watergate. La Marvel decide di utilizzare un’organizzazione segreta precedentemente introdotta, nota come l’Impero Segreto, come metafora per mettere in contrasto l’idealismo di Capitan America con la realtà degli interessi e della corruzione politica di Washington, visti attraverso gli occhi del cittadino comune.

Steve Englehart e Sal Buscema creano una trama che porta Capitan America a scoprire il coinvolgimento dei vertici della Casa Bianca con questa pericolosa organizzazione segreta, mettendo in crisi Steve Rogers. Quest’ultimo, ancora determinato a servire il Sogno Americano, ma deluso dal suo Paese, decide di abbandonare lo scudo di Capitan America e di assumere l’identità di Nomad

Rivoluzione narrativa

Magneto assiste alla morte di due giovani mutanti in Dio ama, l'uomo uccide
Magneto assiste alla morte di due giovani mutanti in Dio ama, l’uomo uccide – © Marvel Comics

Durante la Bronze Age, le tendenze narrative richiedono un nuovo approccio alla rappresentazione dei supereroi. Non è solo la maturità e la complessità dei temi trattati che richiedono una visione dell’eroe, ma anche la necessità di storie più lunghe e articolate, che si sviluppano in archi narrativi estesi, permettendo di esplorare le emozioni e le vicende dei protagonisti in modo più approfondito.

In questa era, vediamo l’ascesa di lunghe saghe supereroistiche come Guerre Segrete o la già citata Saga di Fenice Nera, così come l’emergere delle prime graphic novel supereroistiche. Il formato del graphic novel offre uno spazio ideale per trattare temi complessi ed emotivi, grazie alle sue dimensioni maggiori rispetto ai tradizionali fumetti spillati. Esempi notevoli sono La morte di Capitan Marvel, la prima graphic novel Marvel, e Dio ama, l’uomo uccide, in cui gli X-Men affrontano il razzismo e il fanatismo religioso in maniera adulta e spietata

Durante la Bronze Age, l’evoluzione delle storie dei fumetti ha portato anche a un rinnovamento nello stile di disegno, con artisti come Frank Miller e Jim Starlin che hanno introdotto uno stile più realistico, dinamico e dettagliato. Questa attenzione all’anatomia e all’espressione emotiva ha reso i personaggi più autentici e coinvolgenti. Con il declino della Comics Code Authority, le case editrici hanno avuto maggiore libertà di esplorare temi in precedenza proibiti, dando origine a serie come Swamp Thing, Ghost Rider e La Tomba di Dracula, e contribuendo alla nascita di personaggi come Blade.

Oltre i supereroi

Watchmen, la critica al supereroe si intreccia alla critica sociale
Watchmen, la critica al supereroe si intreccia alla critica sociale – © DC Comics

Questa apertura non ha riguardato solamente i supereroi esistenti, ma ha permesso anche la creazione e la diffusione di altri personaggi che in seguito sono diventati cult, come Elfquest dei coniugi Pini, Teenage Mutant Ninja Turtles di Eastman e Laird e Cerebus di Dave Sim. Queste idee finalmente hanno potuto prendere vita grazie a una congiuntura particolare in cui la cultura underground degli anni precedenti, ostacolata dalle restrizioni della Comics Code Authority, ha ceduto il passo a una nuova generazione di fumettisti. Questi artisti, per la prima volta, hanno avuto l’opportunità di confrontarsi con il modo di fare fumetti europeo, in particolare il fumetto franco-belga.

L’influenza dei fumetti europei ha incoraggiato autori a rompere gli schemi tradizionali del genere supereroistico, portando a una rielaborazione critica del concetto di eroe e a un fumetto più maturo che affronta temi complessi. Questo ha preparato la strada per l’era della Dark Age, inaugurata nel 1986 da opere fondamentali come Watchmen e Il Ritorno del Cavaliere Oscuro, che hanno rivoluzionato la rappresentazione dei supereroi.

La ricerca di una nuova e più matura concezione del medium fumettistico ha portato alla creazione di un tipo di fumetto impegnato, che non si serve dei supereroi per raccontare il mondo, ma si concentra su una narrazione diretta della realtà senza veli o metafore. Questa tendenza ha generato capolavori come Contratto con Dio di Will Eisner e Maus di Art Spiegelman.

Questi fumetti non solo offrono una lettura per un pubblico adulto, ma sottolineano anche che i tradizionali punti vendita di fumetti, come le edicole, non erano più sufficienti per distribuire queste opere che richiedevano maggiore spazio e visibilità. Di conseguenza, sono nate le fumetterie, spazi specializzati gestiti da persone competenti che sono in grado di promuovere e vendere questi prodotti.

Il peso della continuity

ll primo maxi-evento marveliano: Secret Wars
ll primo maxi-evento marveliano: Secret Wars – © Marvel Comics

Verso la fine della Bronze Age, inizia a emergere una consapevolezza dei problemi legati a uno degli elementi fondamentali dei fumetti supereroistici, soprattutto per le due principali case editrici: la continuity. In particolare, DC Comics, con i suoi eroi che avevano una storia più lunga rispetto ai personaggi Marvel, comincia a rivelare le prime incongruenze e le sfide legate alla gestione di un universo narrativo così complesso e variegato. Queste difficoltà spingono DC a valutare azioni drastiche che, nella Modern Age, porteranno alla creazione di grandi saghe come Crisi sulle Terre Infinite, mirate a riportare l’universo sotto controllo.

Questa scelta verrà seguita anche da Marvel, sebbene in modo diverso, attraverso la creazione di maxi-eventi come Guerre Segrete. L’obiettivo è riallineare i fili narrativi e conferire maggiore solidità e ordine all’universo narrativo. Mentre DC Comics opta per un “reset” del proprio mondo fumettistico, Marvel sceglie di creare eventi di portata galattica che sconvolgono l’universo narrativo, aprendo nuove direzioni.

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Classe '81, da sempre appassionato di pop culture, con particolare passione per il mondo dei comics e la fantascienza. Dal 2015 condivide queste sue passioni collaborando con diverse testate, online e cartacee. Entra nella squadra di ScreenWorld come responsabile dell'area editoria con una precisa idea: raccontare il mondo del fumetto da una nuova prospettiva