Smarrimento. Terrore. L’istinto primordiale di sopravvivenza si fa strada nella tua mente. Raccatti tutto ciò che hai e fuggi, non voltandoti indietro, mai. Ecco cosa accade quando il suolo trema sotto i tuoi piedi. Quando la solidità della Terra vacilla e l’orizzonte ti appare molle, deforme, inconsistente. Il fragore di un boato, poi tutto crolla. Donne, bambini, uomini e anziani, vittime e protagonisti di un evento che non si riduce alla mera scossa di terremoto. Il caos dei soccorsi che tardano ad arrivare, gli incendi, l’acqua che risale, gli edifici che sprofondano, le menti umane che crollano sotto il peso dell’orrore.
Come ben sappiamo, il Paese del Sole è da sempre una terra sismicamente attiva che vanta una storia di terremoti devastanti in grado di plasmare non solo la sua geografia del territorio, ma anche il modus vivendi degli abitanti. Tra le più grandi paure che attanagliano il paese, difatti, vi è la prospettiva all’orizzonte del “Big One”, un terremoto che, secondo le previsioni degli esperti, potrebbe distruggere Tokyo in un futuro non troppo lontano.
Usamaru Furuya, attraverso i 5 volumi che compongono 51 modi per proteggerla (edito in Italia Coconino Press, collana DOKU), lascia che il lettore s’immerga interamente in questo scenario apocalittico, proponendo una narrazione che si avvicina più a un documentario che a un’opera di finzione. Non un’operazione semplice, ma nemmeno troppo complessa per un giapponese che vive un quotidiano stato di allerta.
La caduta

Siamo a Odaiba, un’isola artificiale nella baia di Tokyo. Il giovane Jin Mishima è in visita per sostenere un colloquio di lavoro presso la Fuji TV. Qui incrocia la sua ex compagna di liceo, Nakano Okano: la ragazza è lì assieme ad un gruppo di amiche per assistere al concerto della sua band preferita, i Sarin Helnwein. Nakano, tuttavia, non prende bene ne’ l’incontro con Jin, ne’ la notizia che non potrà incontrare i componenti della band. Tradita dalle sue compagne di viaggio, Jin deciderà di aiutarla e i due trascorreranno del tempo assieme prima di lasciare l’isola.
O per lo meno, è quel che credono. Il loro incontro viene brutalmente interrotto: la terra trema, i cavi della luce traballano, la ruota panoramica crolla. Un terremoto di proporzioni apocalittiche, di Magnitudo 8.1, trasforma la città in un ammasso di rovine. Jin decide di combattere per la vita e, deciso a riportare a casa Okano sana e salva, non si lascia fagocitare dal terrore: prende per mano la giovane amica, infondendole speranza e rassicurandola, evocando vecchi ricordi condivisi. Nel marasma di corpi e devastazione, il 21enne scoprirà a malincuore che non tutti possono essere salvati.
A partire da questo momento, la storia di Jin e Okano si tramuta in una lotta per la sopravvivenza. I due si ritrovano a fuggire senza sosta, immersi in un paesaggio urbano devastato, affrontando pericoli di ogni sorta: l’acqua che risale dalle tubature, crolli di edifici, incendi, saccheggi, atti di violenza gratuita. Abitanti che alternano stati di allerta a disperazione, poi a spensieratezza e forza d’animo, mostrandoci quanto sia complessa la mente umana. Nel loro disperato tentativo di tornare a casa, i due ragazzi si confrontano con la fragilità della vita e con la reale natura delle persone che li circondano. Non c’è spazio per l’amore in un oceano di morte… o forse sì?
Il Big One

Ma una catastrofe naturale di tale portata può davvero distruggere un’intera città?
Furuya inserisce piccole chicche e spunti qua e là, utili non solo a far fronte ad una eventuale apocalisse. L’idea di cantare tutti assieme per stemperare la tensione, oppure accovacciarsi affinché anche gli altri ti emulino e contrastare le emergenze. A questo si aggiungono nozioni su incendi ed elettricità, sulla conformazione di ponti, edifici, malgrado prevedere con precisione quando si verificherà un terremoto risulta tuttora impossibile.
Tuttavia, gli esperti possono individuare le zone più a rischio, come la faglia di San Andreas, ma la prevenzione resta l’unico strumento efficace per mitigare i danni del temuto “Big One”. Il Giappone, situato lungo l’Anello di Fuoco del Pacifico, è uno dei territori più a rischio, tant’è che vanta una lunga storia di terremoti distruttivi. Tra i più catastrofici troviamo il terremoto di Nankai del 1498, che scatenò uno tsunami mortale, e quello di Genroku del 1703, che colpì Edo (l’attuale Tokyo). Nel 1923, il sisma del Kantō devastò Tokyo e Yokohama, causando oltre 100.000 vittime, mentre nel 1995, il terremoto di Kobe (Great Hanshin-Awaji) provocò migliaia di morti e ingenti danni infrastrutturali.
Il terremoto più forte registrato in Giappone ha colpito il Tōhoku nel 2011, con una magnitudo di 9.0!
In tal caso, la catastrofe ha generato un devastante tsunami e l’incidente nucleare di Fukushima, tant’è che è proprio nella fossa del Nankai che gli scienziati temono possa ripresentarsi un nuovo mega-terremoto nei prossimi 30 anni. Le autorità giapponesi lavorano costantemente per ridurre i rischi sismici, promuovendo costruzioni resistenti e piani di emergenza.
Minoru Watanabe e la nascita di 51 modi per proteggerla

Il progetto prende vita da un’idea dell’editore Shinchosha, che ha coinvolto Usamaru Furuya in un’opera che va ben oltre il motivo intrattenente del manga. Forte del contributo di Minoru Watanabe, esperto nella gestione delle crisi da disastri e presidente dell’Istituto Machizukuri Planning, 51 modi per proteggerla nasce con l’obiettivo primario di fornire indicazioni su come comportarsi in momenti di panico ed emergenza. Ecco il perché del taglio documentaristico.
Le ricerche di Watanabe hanno fornito a Furuya una dettagliata analisi sulle conseguenze di un terremoto di magnitudo 8.1. Già ben prima del sisma del 2011 Watanabe aveva denunciato decine di casi di violazione delle norme anti-sismiche da parte di architetti, dimostrando la vulnerabilità degli edifici delle città moderne. Investire nella prevenzione e nella ricerca scientifica è essenziale non solo per il Giappone, ma per tutte le nazioni a rischio sismico, come anche l’Italia.
Una narrazione realistica e cruda

Come sopracitato, Furuya studia a fondo il tema trattato, analizzando le dinamiche di un disastro naturale, illustrando con precisione sia gli effetti diretti del sisma sia le conseguenze a lungo termine di una catastrofe di tale portata. Non solo la terra che trema, ma anche la liquefazione del suolo, il ritardo nei soccorsi e l’utilizzo di assorbenti igienici per tamponare le ferite. A questo si aggiunge il disturbo post-traumatico da stress, la mancanza di risorse (quali cibo, acqua, medicinali), la disgregazione del tessuto sociale, la lotta per la propria vita e il disinteresse per quella altrui. Attraverso una serie di eventi che incalzano senza sosta, il lettore viene trascinato in una spirale di ansia e terrore, evidenziando come – talvolta – l’umanità possa rivelare il meglio e il peggio di sé.
Da un lato personaggi mossi dalla solidarietà e dalla voglia di aiutare, dall’altro individui pronti a sfruttare la situazione per trarne vantaggi personali. Il silenzio, poi, permea l’intera serie: una quiete in grado di rimbombare nel cervello del lettore. Come per ogni calamità, la calma piatta precede l’apocalisse, e i personaggi del manga ne sono consapevoli. Dopotutto, dinanzi al dolore e al trauma psicologico che deriva dall’emergenza non si può prevedere come l’essere umano reagirà.
Tuttavia, se nella prima parte l’opera riesce a coinvolgere il lettore con una narrazione realistica, nella seconda metà ci propone una serie di eventi sempre più improbabili. Elementi che rischiano di distaccare il lettore dall’immedesimazione iniziale, annichilendo un’opera che non mira solo a raccontare una storia, bensì a divulgare e informare sul terremoto, sui comportamenti da seguire e quelli da allontanare, sulla società giapponese, sulla necessità di prevenire.
Disegni e impatto visivo

Dal punto di vista artistico, che dire? Furuya dimostra ancora una volta il suo talento nel creare atmosfere suggestive attraverso la realizzazione di paesaggi urbani decadenti, resi con una cura maniacale, trasmettendo un senso di disperazione e claustrofobia nel lettore. Non è da tutti riuscire a delineare il terrore vero, puro, attraverso le tavole, senza bisogno di chissà quanti dialoghi.
Tuttavia, in alcuni momenti i volti appaiono poco espressivi, e non sempre riescono a trasmettere le emozioni richieste dalla scena.
Conclusioni
Un docu-manga con l'obiettivo primario di divulgare, un racconto intenso e coinvolgente che narra la storia di due giovani in fuga dall'apocalisse. La rappresentazione del terremoto e delle sue conseguenze spinge il lettore a riflettere sul fragile equilibrio della mente e della società, sul trauma degli individui, sulla disumanità di alcuni e l’umanità di altri.
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Voto ScreenWorld