Capita che gli attori su un set contribuiscano, anche in misura minore, alla (ri)scrittura di un film, per esempio cambiando le battute se si rendono conto che quelle originali non funzionano come previsto. Altre volte è richiesta una consulenza specifica, come accaduto con Ian McKellen durante le riprese di X-Men 2.
La saga dei mutanti è sempre stata fortemente allegorica per quanto riguarda il tema della discriminazione, motivo per cui il regista Bryan Singer (ebreo e bisessuale) e lo stesso McKellen (apertamente gay) si erano interessati al franchise. Nel secondo film c’è la scena in cui Bobby Drake, alias Iceman, svela di essere un mutante ai genitori, con la madre che gli chiede “Hai mai provato a non esserlo?”. Ebbene, McKellen aiutò gli sceneggiatori a rendere quella sequenza molto simile a un classico coming out.
Non è la prima volta che McKellen si è avvalso del proprio vissuto sul set di questi film. Nel primo episodio, per le scene in cui Magneto interagisce con il senatore Kelly, l’attore immaginò di avere davanti un politico notoriamente omofobo per raggiungere il giusto livello di indignazione. Un elemento che contribuì al fascino della sua performance nei panni di un personaggio molto complesso, disposto a commettere un genocidio per scongiurarne un altro, avendo vissuto sulla propria pelle gli effetti dell’odio su larga scala in quanto ebreo nella Polonia occupata dai nazisti.