Pochi registi nel corso della storia del cinema hanno saputo rimanere così iconici per il loro stile caratteristico. Ciò che affascina di questi cineasti è la loro capacità di essere riconoscibili con un semplice fotogramma, un minuscolo pezzo del puzzle che può dire tutto sull’universo in cui quella fantastica storia è ambientata. In particolare, ciò è un merito verso l’autore che riesce nel suo intento di dare un tocco personale e innovativo nell’ambito cinematografico, rivestendo, quindi, anche la nomea di artista.
Wes Anderson sicuramente lo è, senza dubbio. Wesley Wales Anderson, ormai universalmente riconosciuto come Wes, è stato capace di infondere una propria estetica nell’immaginario collettivo, spopolata sui social attraverso foto e video in cui si emula la sua simmetria, lo stile weird dei personaggi scritti di proprio pugno, in piedi e immobili, e quella palette di colori saturi e simili ai pastelli. Un uomo, uno stile. Riscoprite la filmografia del cineasta di Houston attraverso la nostra classifica di tutti i film di Wes Anderson, dal peggiore al migliore.
11. The French Dispatch (2021)
Definito da Wes Anderson stesso “una lettera d’amore nei confronti dei giornalisti, ambientata nella sede di una rivista statunitense in una città francese del XX secolo”, The French Dispatch si impregna dello sperimentalismo che negli ultimi tempi ha caratterizzato la poetica del regista texano, portando questa pellicola sul grande schermo come se fosse una rivista da sfogliare. Purtroppo l’estetica andersoniana si erge al di sopra della narrazione, riportando certamente con sé un grandissimo cast di livello (Benicio del Toro, Timothée Chalamet, Tilda Swinton, Léa Seydoux e tanti altri, tra cui i feticci Bill Murray e Owen Wilson), con la pecca di essere discontinuo nel ritmo, oltre a fornire una serie di storia senza un legame ben preciso, totalmente al servizio della sua estetica. Insomma, che cosa è successo a Wes Anderson in The French Dispatch? Il film sperimenta, ma non aggiunge molto alla sua filmografia, riducendosi ad un mero esercizio di stile.
10. Un colpo da dilettanti (1996)
Opera prima del regista di Houston, il quale va a riprendere l’omonimo cortometraggio del 1992, girato insieme a Owen Wilson (presentato al Sundance Film Festival dello stesso anno), per raccontare la storia di tre sbandati che intendono commettere una rapina. Siamo decisamente lontani dallo stile che renderà iconico il regista texano, ma la storia di questi piccoli sognatori che nonostante tutte le difficoltà ripartono da zero e provano a rialzarsi funziona. Ci si trova davanti a personaggi disillusi, accompagnati dai loro fallimenti e da future seconde possibilità volte a mettere in risalto le debolezze dei protagonisti. Fu un flop a livello di incassi, non uscì mai in Italia, se non in VHS a tiratura limitata, ed è stato apprezzato dallo stesso Martin Scorsese.
9. Asteroid City (2023)
Presentato in anteprima mondiale al Festival di Cannes e uscito in Italia il 28 settembre, Asteroid City è il racconto di un’immaginaria cittadina desertica negli Stati Uniti degli anni 50’. Potete trovare qui la recensione del film. Rispetto a The French Dispatch il caro Wes riesce a creare una storia lineare, ma rimane chiuso nella propria messa in scena, cosciente del fatto che ormai, tolto il buon tentativo di sperimentare e immergerci negli eventi come se aprissimo una matrioska, difficilmente cambierà direzione. Peccato per il folto cast, ormai ridotto a un ruolo monocorde e lasciato in sospeso, come se i personaggi non avessero nulla da raccontare e il loro unico compito fosse quello di far presenza.
8. Il treno per Darjeeling (2007)
Scritto assieme a Jason Schwartzman e Roman Coppola, il quinto lungometraggio di Anderson è un road movie in cui tre fratelli Francis (Owen Wilson), Peter (Adrien Brody) e Jack (Jason Schwartzman) si riuniscono sul treno Darjeeling Limited, nel quale, fra serpenti velenosi e imprevisti, dovranno riaffrontare alcune scottanti questioni familiari. L’abilità del regista sta nell’inquadrare l’atmosfera indiana con i suoi colori e i suoi luoghi esotici, riuscendo a gestire un’avventura intima sulla famiglia, tema a lui molto caro. Gli intrighi lentamente svelati tra i tre fratelli porteranno lo spettatore di fronte ad un viaggio surreale (e irresistibile) nel subcontinente indiano. Presentato alla Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia del 2007, il film vinse il Leoncino d’Oro.
7. Rushmore (1998)
Dopo due anni dal suo celebre esordio, Wes Anderson riprende alcuni aspetti della sua vita scolastica e la trasporta all’interno di Rushmore, una commedia adolescenziale nella quale il giovane protagonista Max Fischer, tanto creativo quanto scarso nel rendimento scolastico, s’innamora di una maestra della scuola elementare. Dovrà però vedersela con un agnate dell’industria Herman Blume, innamorato a sua volta della bella Rosemary Cross. Rushmore potrebbe considerarsi come un ottimo punto di partenza per la filmografia del regista, in quanto porta con sé una serie di tematiche che saranno presenti in futuro (l’amore impedito dalle differenze, la famiglia disfunzionale, i personaggi bizzarri), oltre a dare un piccolo stralcio di quello che sarà lo stile simmetrico che sarà il marchio di fabbrica del regista negli anni a venire.
6. Le avventure acquatiche di Steve Zissou
Tra le tante avventure dal gusto surrealista, Le avventure acquatiche di Steve Zissou dimostra tutta la sua eccentricità. Steve Zissou (Bill Murray) è un esploratore subacqueo famoso per i suoi documentari. Durante una ricerca del celebre squalo-giaguaro, il suo migliore amico e collaboratore Esteban perde la vita. Da quel momento Zissou decide di iniziare una sorta di caccia assieme al suo strano equipaggio. Anche in questo film Wes Anderson ripropone tutti gli elementi caratteristici delle sue storie, soprattutto quelli che riguardano l’ambito familiare, ambientando la vicenda tra la terraferma e il mare, con i personaggi tormentati dai loro desideri e ossessioni, in un viaggio colorato e pieno di sorprese.
5. L’isola dei cani (2018)
Nel 2038 un’epidemia di “influenza canina” colpisce tutti i cani del Giappone. Per evitare che accada lo stesso agli esseri umani, il sindaco Kobayashi emana un decreto anti-cani e li bandisce tutti in un’isola di rifiuti. Più tardi, un ragazzino di nome Atari si fionda sull’isola nel tentativo di recuperare il suo cane Spots, il primo trasferito nella zona. Il secondo lungometraggio in stop-motion del regista texano è un’epopea distopica non lontano dalla nostra realtà, in cui il regista cerca di lanciare un messaggio politico ancora attuale, un’invettiva contro una certa politica del populismo che ancora oggi dilaga.
L’avventura dei cani, considerati gli ultimi della società, diventa un percorso dove si fanno i conti con la bestialità e il raziocinio, una dicotomia dell’essenza umana costantemente in lotta. Lo stile di Wes Anderson si sposa benissimo con l’ambientazione giapponese, tramite un’animazione in stop motion fluida e curata fino ai minimi dettagli.
4. Fantastic Mr. Fox (2009)
Tratto dal racconto di Roald Dahl Furbo, il signor Volpe, Fantastic Mr. Fox è la prima opera in cui Wes Anderson si butta a capofitto nella tecnica d’animazione dello stop-motion. La storia è quella di Mr. Fox, una volpe che si trasferisce in un albero con la propria famiglia, non distante da tre fattorie di contadini senza scrupoli, i quali, dopo essere stati derubati dal protagonista, decidono di vendicarsi. L’abile regia del texano si sposa con la meravigliosa tecnica d’animazione, riuscendo a creare un’opera diventata cult col passare degli anni, nella quale traspare lo scontro uomo-natura, le complesse relazioni all’interno del nucleo familiare e l’esplorazione dei propri istinti contro la ragione.
3. Moonrise Kingdom (2012)
Medaglia di bronzo a Moonrise Kingdom, una favola d’amore dolceamara dove nell’estate del 1965 nelle coste del New England due giovani dodicenni sfuggono nella natura selvaggia per liberarsi delle proprie famiglie. La costante di Anderson per la famiglia si reinventa nel viaggio di formazione, esaltando il freak in una tenera fuga d’amore. Partendo dalla regia e passando al vaglio la fotografia, la scenografia e la stessa colonna sonora, Moonrise Kingdom si rivela come uno dei picchi del regista di Houston, capace di evidenziare il contrasto tra una gioventù ribelle e imprigionata da una società adulta indifferente, annoiata dalla vita e senza sogni di speranza.
2. I Tenenbaum (2001)
Continuando il suo percorso sulla famiglia, ormai tema iconico quando si parla di Wes Anderson, i Tenenbaum raggiungono l’apice di un’esplorazione che nel corso dei suoi film ha avuto varie rielaborazioni. Nella sua terza opera la famiglia allargata dei Tenenbaum si riunisce quando il padre Royal finge un cancro allo stomaco per riallacciare i rapporti con i figli. Composto da una sceneggiatura brillante, forse la migliore di Anderson e co-scritta da Owen Wilson, la pellicola si presta ad essere un trattato di psicanalisi su una famiglia complicata, con le proprie ossessioni e scelte di vita che hanno determinato le proprie vite, schierando in campo sentimenti universali con leggerezza, sempre nello stile iconico di Wes.
1. Grand Budapest Hotel (2014)
Il film più importante, forse l’opera che più di tutte ha segnato la filmografia di Wes Anderson e lo ha elevato ad autore incontrastato anche presso il grande pubblico. Il Grand Budapest è un hotel europeo gestito da Gustave H., concierge fuori dagli schemi. La sua vita e il suo lavoro si intrecceranno con il furto, e successivo recupero, di un’inestimabile opera d’arte e i sinistri sviluppi dell’Europa del XX secolo. Un lungometraggio che sta più in alto di tutti in questo podio per via dell’estrema completezza dello stile di Anderson, il quale imprime il suo marchio di fabbrica simmetrico in modo plateale, raggiungendo una perfezione unica. Il non plus ultra della gestione andersoniana del cinema, nel quale l’arte si mette completamente al servizio della macchina da presa, rimanendo in perfetto equilibrio con l’impianto narrativo, rivelandosi funzionale alla storia.