Conosciuto come Nino, il regista di questo film ha acquisito la sua fetta di pubblico sui social, trattando il cinema non solo da un punto di vista artistico ma industriale, definendo il sistema cinematografico italiano “un’ecatombe”. Perciò, dopo averne parlato per anni, Nino ha deciso di mettere a punto le sue esperienze teatrali, di raccogliere le maestranze tra i suoi follower, di lasciare il suo “lavoro vero” per realizzare il sogno di tutti coloro che amano quest’arte e vedono le sale svuotarsi, di tutti coloro che pregano l’eternità dell’immagine mentre vengono bloccati i suoi finanziamenti. Di chi i finanziamenti non li riceve neanche da sua madre. Tre euro e quaranta è il primo film di Antonino Giannotta, e non ha bisogno di niente e di nessuno.
Genere: Commedia
Durata: 62 minuti
Cast: Antonino Giannotta, Letizia Perrieri, Davide Mariotti, Erica Castiglioni
Le idee in Tre euro e quaranta
Antonino è un giovane pittore che alla fine del mese rimane con solo tre euro e quaranta, e una spesa composta principalmente da fagioli in scatola. Corre freneticamente per le strade di Milano, passando da un colloquio all’altro e da un appuntamento all’altro. Tutto ha però lo stesso esito demoralizzante. Per fortuna, a salvarlo dall’autodistruzione, c’è l’amicizia con il coinquilino Davide.
Quella di Nino è la storia di tanti studenti o lavoratori fuori sede, che approdano in una grande città con solo un sogno in tasca. Il film fa un profondo lavoro critico sull’ipocrisia di certi ambienti, come del mondo del lavoro o di quello artistico e intellettuale. Ma non c’è nulla di pesante, anzi, i toni sono quelli della commedia. La comicità del film, oltre a funzionare, sa sempre quando fare il suo ingresso in scena e quando invece deve tornare dietro le quinte, per lasciare spazio a quel volto dell’arte che sa smuovere il nostro lato più viscerale.
Fin dalle prime sequenze è impossibile non pensare a Woody Allen, a Truffaut, che ispirano sicuramente l’ottima regia, ma la vera anima del film è quella generazionale. Come nessun altro regista di questo millennio, Giannotta è riuscito a intercettare un pubblico che fino ad ora era stato dimenticato. Un pubblico che deve raschiare il fondo del tubetto di dentifricio con lo spazzolino, e che magari non può permettersi più di un biglietto al cinema ogni mese. Un pubblico di cui oggi si parla molto ma con cui si parla poco. Ecco, Nino sa parlare con questo pubblico, sa ascoltarlo, ci è cresciuto dentro, e per questo può anche farci dell’ironia come farebbe un amico.
Ci vediamo al prossimo quadro
Un enorme plauso va ai ragazzi che hanno fatto parte del progetto. La fotografia è ottima, il suono anche, la colonna sonora pazzesca. Ma come? In Italia gli attori non facevano tutti schifo? Eppure, cara Italia, in un film d’esordio a budget zero dei bravi attori sono comunque riusciti a trovarli. Lo stesso Antonino, che interpreta l’alter ego pittore di sé stesso, porta a casa un’interpretazione notevole, credibile, così come quella di Letizia Perrieri, la ragazza di cui si innamora.
E qui viene il punto di cui forse non si voleva discutere, di cui forse lo stesso regista avrebbe fatto a meno di parlarne: il film è stato girato in una sola settimana. Incredibile pensare che, in quel di Milano, una manciata di persone appassionate di cinema abbia realizzato un’opera così interessante durante le vacanze di Pasqua, a fronte di una spesa ridicola, utilizzando solo i mezzi che avevano a disposizione. Se la sfida era quella di far sì che ci si dimenticasse di questa cosa guardando il film, beh, l’obiettivo è raggiunto.
Nell’iperattività del web più di settantamila persone hanno smesso di scrollare e si sono fermate sui video di un certo @_ninooooo__, e ora noi ci godiamo il film. Tre euro e quaranta ci prende per mano e ci dimostra che il cinema è di tutti, e che il percorso per entrarci non può e non deve essere un percorso elitario. E noi veniamo, Antonino, a vedere questo film e pure il prossimo, perché se dobbiamo confidarci con un pittore vogliamo che sia Bracht e, se dobbiamo farlo con un regista, vogliamo che sia tu.
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Conclusioni
Antonino Giannotta dirige sapientemente la sua prima opera e la rende un unicum in tutto il sistema cinematografico italiano, mettendosi così al di fuori di esso. Un cinema generazionale che, non per forma, ricorda il primo Moretti, e che finalmente dimostra che qualcosa di nuovo e di diverso si può fare (bene).
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Voto ScreenWorld