Con L’evocazione, James Wan ha riportato in auge un sottogenere horror che sembrava dimenticato da diverso tempo, seppellito sotto la schiera diversificata di opere che stavano cercando di rinnovare il genere: l’haunted house horror. Dopo il successo dei primi due film e dopo l’espansione del Conjuring Universe mediante la realizzazione di diversi film laterali, più o meno apprezzati, The Conjuring – Per ordine del diavolo rappresentava, in quanto terzo capitolo ufficiale, una sfida non da poco. Una sfida forse pari solo a quella che verrà con il quarto capitolo della serie, che potrebbe essere anche l’ultimo. In effetti tutto, in questo terzo film, conduce le vicende dei coniugi Warren verso nuovi lidi e territori inesplorati: cos’è che di profondamente diverso i due demonologi devono affrontare adesso? In questa spiegazione del finale di The Conjuring – Per ordine del diavolo cerchiamo di capire e analizzare quali siano le entità che minano l’equilibrio ritrovato dai due protagonisti, e in che modo Ed e Lorraine si ritrovino coinvolti direttamente nella lotta contro il male in ruoli ancora incerti.
Cosa succede nel finale del terzo capitolo di The Conjuring?
Entriamo nel merito della spiegazione del finale di The Conjuring – Per ordine del diavolo. Il terzo capitolo dichiara le sue intenzioni sin da subito, con una lunga sequenza di esorcismo (a cui si affida il compito di chiudere, invece, il primo e il secondo film) in cui il piccolo David Glatzel viene salvato in extremis da Arne, che invita il demone a impossessarsi del suo corpo pur di liberare il bambino. Tornato a casa, Arne accoltella Bruno Sauls, suo padrone di casa, fino alla morte e quello di Johnson diventa il primo caso documentato nella storia degli Stati Uniti a rivendicare la possessione demoniaca come difesa in tribunale, con il sostegno di Ed e Lorraine. Dopo l’assassinio i Warren vengono a conoscenza di una maledizione satanica trasmessa attraverso i totem delle streghe. È a questo punto che decidono d’incontrare un esperto, padre Kastner, ex sacerdote che aveva avuto a che fare con il culto dei Discepoli dell’Ariete e da cui apprendono che qualcuno aveva intenzionalmente lasciato il totem nel luogo.
Indagando su un altro omicidio avvenuto in circostanze analoghe, quello ai danni di Katie Lincoln per mano della sua amica Jessica, i Warren scoprono qualcosa di seriamente allarmante: toccando la mano del cadavere di Jessica, gettatasi da una scogliera dopo l’assassinio, Lorraine ha una visione in cui comprende che dietro la morte della ragazza c’è la pratica di un occultista che muove i fili da un altro luogo. Viene dunque rivelato che per spezzare questo tipo di maledizione è necessario bruciare e distruggere l’altare da cui opera l’occultista. Quando Lorraine si reca a casa di padre Kastner, che a questo punto si libera di un segreto: egli ha, infatti, cresciuto per cinquant’anni una figlia di nome Isla, nascosta agli occhi di tutti. Durante il suo percorso di crescita, Isla ha sviluppato nei confronti dell’occulto la stessa fascinazione che ne aveva suo padre, fino a diventare lei stessa una potente occultista con il passare del tempo. In tutto questo tempo, Isla avrebbe agito operando dai tunnel che si trovano nel terreno sottostante la casa-fattoria di Kastner.
Drew ritrova un antico libro di stregoneria con su inciso il nome “Stregheria”. Fra le pagine del manoscritto un passaggio in lingua latina rivela il funzionamento della maledizione: è necessario che chi ne viene colpito compia un omicidio seguito dal suo stesso suicidio ed è assolutamente obbligatorio che ciò venga portato a termine correttamente, perché l’anima di chi compie la maledizione (in questo caso quella di Isla) è in gioco e dipende da questo. Una volta che Kastner aiuta i Warren nella traduzione dal latino divulga un’altra cruciale informazione. A Isla sono richiesti tre sacrifici: il primo è quello di un bambino (che rappresenta la purezza), il secondo è quello di un amante (a simboleggiare l’amore) e il terzo, infine, sarebbe quello di un uomo di Dio (che rappresenta la fede). In effetti sono tre i totem che vengono ritrovati e tre le persone che perdono la vita dopo aver ucciso. Il primo sotto la casa di Glatzel, dove Arne (l’amante) viene maledetto. Il secondo viene ritrovato durante le indagini su Katie, per puro caso, nella città di Danvers in Massachusetts, dove Jessica (la bambina) si toglie la vita. Il terzo sacrificio è quello di Ed Warren, che in effetti è l’uomo di fede che secondo il libro porterebbe a compimento la maledizione di Isla.
Dopo le allucinazioni che lo spingono persino ad attaccare Lorraine, Ed ritrova il totem in un vaso con dei fiori avvizziti, suggerendo che forse il terzo destinatario fosse lui. Il che rappresenterebbe un cortocircuito: è possibile che Isla avesse pianificato i primi due omicidi in modo da attirare il terzo capro espiatorio, l’uomo di fede, ma nessuno avrebbe potuto garantirle che proprio Ed Warren sarebbe accorso sul luogo. La teoria più plausibile è che le azioni e i bersagli di Isla siano frutto di un riadattamento del piano originario. Il primo posseduto è infatti David, bambino di 8 anni, perfetto per incarnare la purezza; ciò che Isla non aveva previsto era, però, il sacrificio di Arne che attira il demone su di sé liberando David. A questo punto la maledizione ha trovato il suo amante (Arne), ma non il suo bambino, che viene invece recuperato in Jessica. Oramai il tassello mancante, l’uomo di Dio, giunge in maniera spontanea, da quando Ed ha cominciato a investigare assieme a Lorraine su questo ambiguo caso. Nel finale, Ed riesce a liberarsi della possessione grazie a Lorraine, che lo invita a ricordare i momenti passati insieme. È in questo momento che, ancora sotto l’influsso della maledizione, l’uomo di fede distrugge l’altare spezzando il sortilegio. L’happy ending può essere tuttavia riservato solo ai Warren: nel frattempo Arne Johnson, che deve scontare la sua condanna in prigione, continua a essere tormentato dal suo demone. Dopotutto non ha ancora commesso il suo suicidio, come vorrebbe la regola prestabilita dal manoscritto.
Perché The Conjuring – Per ordine del diavolo è un capitolo diverso dagli altri
I demonologi Warren hanno sempre indagato su quale entità maligna si celasse dietro una visione o un fantoccio di plastica, finché non è arrivato The Conjuring – Per ordine del diavolo a cambiare le carte in tavola. Non v’è dubbio che dietro la rilettura funzionale della possessione vi sia stata la pressione che solitamente grava e incombe sui sequel di saghe amate, specialmente quando il pubblico chiede originalità (accade soprattutto nell’horror) e innovazione. Sono molteplici, dunque, gli aspetti che rendono questo terzo capitolo la prima grande deviazione dal canone nella storia principale. Prima di tutto non sono più i “case files” dei Warren a costituire materia principale da cui dipanare i fili della trama, bensì il processo per omicidio di Arne Johnson. La storia vera dietro le vicende narrate nel film risalgono al 1981, anno in cui Johnson assassinò brutalmente il suo proprietario di casa non nascondendo il crimine, sotto gli occhi di tutti, bensì affermando in sua difesa di averlo compiuto in stato di possessione demoniaca.
The Conjuring – Per ordine del diavolo è un capitolo anomalo anche per il suo categorico rifiuto del dubbio sin dalla prima scena. I precedenti film della saga si attenevano a uno schema che prevedesse prima di tutto l’introduzione di nuovi personaggi, a costituire una famiglia che dobbiamo ancora conoscere, e il lento indagare sui fenomeni inspiegabili finché ancora non è possibile definirli ultraterreni. V’è ambiguità e scetticismo fino all’arrivo dei Warren, che dichiara l’acclarata natura paranormale di ciò che accade e segna un punto di non ritorno.
Non un altro haunted house horror: possessione o stregoneria?
Con la definizione haunted house horror s’indica quel filone cinematografico le cui vicende ruotano attorno a luoghi maledetti: che siano case, manieri, castelli, ciò che accomuna i “tempi del male” è l’essere infestati da oscure presenze che ancora si aggirano tormentate fra le loro stanze. Nella maggior parte dei casi queste ombre minacciose sono di natura spettrale, ma ciò che ha fatto Wan con il The Conjuring Universe è stato, in sostanza, spostare l’attenzione sulla natura demoniaca delle presenze. In realtà, l’idea dietro questo tipo di orrore classico e rivisitato giunge dalla fascinazione per gli oggetti maledetti: tutti conoscono ormai, infatti, la celebre bambola dalle fattezze orribili che risponde al nome di Annabelle (ispirata a una bambola reale e meno ripugnante di quella cinematografica) e che è stata protagonista di una fortunata serie di spin off incentrati sulla sua genesi.
L’idea di cose inanimate che prendono all’improvviso vita e terrorizzano i personaggi ha reso possibile per il regista installare un altro sottogenere prolifico, la possessione demoniaca, in quella della casa infestata mediante la soluzione che contraddistingue ogni capitolo di The Conjuring: gli oggetti non sono mai lo scopo, bensì il mezzo per giungere alle persone che vi sono legate. Questo implica che nei film della serie non vi sia mai il bisogno di comprendere le afflizioni di anime in pena prima di allontanarle, perché ciò che mina l’equilibrio di una famiglia è il male puro. Ma The Conjuring – Per ordine del diavolo si differenzia dai precedenti film, perché a terrorizzare i Warren è stavolta un culto legato alla stregoneria. Stavolta Lorraine, che insieme a Ed custodisce nella propria casa ogni cimelio precedentemente posseduto da demoni, desidererà bruciare, distruggere l’altare e ogni oggetto legato alla maledizione della strega. Si tratta di una materia ignota, fuori dal campo d’azione della coppia di studiosi del paranormale perché forza misteriosa e ancora quasi del tutto incomprensibile, ben diversa da quella di un demone che necessita di un oggetto o un corpo attraverso cui agire.