Suspiria è uno dei film più famosi di Dario Argento, oltre che uno dei capolavori del regista romano, che ancora oggi, a più di 40 anni dalla sua uscita nelle sale, continua forse ad essere l’unico horror italiano che è considerato un cult, sempre presente in tutte le classifiche internazionali sui film dell’orrore più spaventosi e amati di tutti i tempi.
Per questo film del 1977 che ha conquistato e ispirato personalità come Banana Yoshimoto e Nicolas Windig Refn, dobbiamo ringraziare Dario Argento e Daria Nicolodi, che svilupparono soggetto e sceneggiatura durante un viaggio a tema “esoterico” nei paesi europei. Daria avrebbe meritato più riconoscimenti per Suspiria, almeno per la trama affascinante, una storia piena di grazia femminile, ma tagliente come un rasoio. Ad Argento dobbiamo le visioni ispirate e una regia che coordina il talento degli interpreti, l’ipnotica colonna sonora dei Goblin e la fotografia capolavoro di Luciano Tovoli.
Il finale di Suspiria forse è più complesso di quanto potrebbe sembrare ad una prima visione. E se qualcuno, dopo essersi destato da questo meraviglioso incubo, si stesse facendo delle domande sul film, forse potrebbe trovare delle risposte nei paragrafi a seguire.
Un’indagine a passo di danza, in una Friburgo da fiaba nera
In Suspiria, quinto film di Dario Argento che si muove a passo di danza tra giallo e horror, seguiamo la storia di Susy Benner (Jessica Harper), una studentessa americana appena arrivata alla Tanz Akademie, una prestigiosa accademia di danza di Friburgo. La sera dell’arrivo di Susy, un’altra allieva dell’istituto, Pat Ingle (Eva Axén), fugge dall’accademia e viene uccisa a casa di una sua amica. Una delle insegnanti, Miss Tanner (Alida Valli), e la vicedirettrice Madame Blanche (Joan Bennett) minimizzano l’accaduto e spiegano che Patricia frequentava “amicizie strane” ed è stata “espulsa per comportamento scorretto”, ma il loro atteggiamento affabile nasconde qualcosa.
Inoltre, Sarah (Stefania Casini), un’altra allieva, amica della ragazza uccisa, si confida con Susy e le spiega che nell’Accademia accadono cose strane: ad esempio nessuno ha mai visto la direttrice, ma lei è sicura di averla sentita, una notte. E poi la Tanner e Madame Blanche ufficialmente escono dall’istituto alla fine della giornata, ma se si ascolta attentamente il rumore dei loro passi, ci si rende conto che non prosegue fino all’esterno dell’edificio, ma va in direzione opposta. Come si vede nel film, Susy scoprirà che le insegnanti non escono, ma i loro passi si interrompono all’interno dell’istituto, proprio davanti ad una porta sormontata da una decorazione a forma di iris.
Il segreto del finale è oltre la porta
La spiegazione del finale di Suspiria è tutta nella frase sconnessa che Pat Ingle pronuncia all’inizio del film, prima di fuggire dall’accademia, quando incrocia Susy, che invece è appena arrivata. Sotto la pioggia scrosciante, davanti al portone d’ingresso della scuola, Susy si imbatte in Pat che urla qualcosa a proposito di una porta e un segreto, ma cita anche il nome di un fiore, l’iris.
Verso il finale del film, in un flashback, riascoltiamo meglio quella frase, che adesso suona più completa:
Il segreto è oltre quella porta
I tre iris, gira quello blu!
Una frase che per Susy si rivela illuminante, nel momento in cui si trova al cospetto di quella che sembra una porta dipinta, in una delle grandi sale dell’accademia. Proprio sopra questa porta sono collocati tre iris di colori diversi e girando l’iris blu, come una manopola, si apre un passaggio segreto che conduce in un’area privata dell’istituto.
In quest’area, tra tendaggi di velluto blu e scritte in latino sulle pareti, Susy scopre Miss Tanner, Madame Blanche e i loro collaboratori, compresi l’inquietante tuttofare Pablo e il piccolo Albert (Jacopo Mariani), impegnati in un rituale di stregoneria contro di lei. Blanche è seduta al centro della stanza, beve qualcosa da una coppa e chiede ad Elena Markos di concederle i suoi poteri per far fuori “quella lurida ragazza americana”. Il rituale è talmente potente che Susy accusa un malore ed è costretta ad allontanarsi, ma scoprirà che Tanner e Blanche non sono le uniche streghe nascoste all’interno dell’accademia.
Tra l’altro, la suddetta porta, che ha un ruolo fondamentale nella trama del film di Dario Argento, sembra rappresentare anche un passaggio tra due generi, il giallo e l’horror, non solo all’interno del film, ma anche nella cinematografia del regista. In Suspiria gli omicidi sembrano commessi da persone reali, come in un thriller, e c’è anche un’indagine, come abbiamo detto, ma “oltre la porta”, l’horror e il soprannaturale prendono il sopravvento sul resto. Allo stesso modo, dopo aver diretto quattro gialli (l’ultimo dei quali, Profondo Rosso, con suggestioni spettrali) Dario Argento passa all’horror soprannaturale, che esplorerà nelle pellicole successive (Inferno, Phenomena).
Una piccola curiosità: il giovanissimo Jacopo Mariani ha avuto un ruolo fondamentale anche nel precedente film di Argento: ne abbiamo parlato nella spiegazione del finale di Profondo Rosso.
Con chi stava parlando la ragazza in fuga dall’Accademia?
Prima di proseguire, vogliamo rispondere ad una domanda che molti si saranno fatti. Con chi ce l’aveva Pat Ingle? A chi erano rivolte le sue parole sul “segreto oltre la porta” e l’iris? Lo spettatore vede la ragazza aprire il portone e gridare delle frasi apparentemente sconnesse, prima di darsi alla fuga nei boschi (come vediamo nella scena successiva).
Non vogliamo rovinare una delle scene più belle di Suspiria cercando una spiegazione troppo razionale, ma secondo la nostra interpretazione Patricia Ingle stava parlando con la sua amica Sarah. La stessa Sarah infatti, conferma (nella scena in piscina) che era stata lei a rispondere al citofono quando Susy aveva bussato (rifiutandosi però di aprirle). È possibile che che Pat stesse dicendo a Sarah quello che aveva scoperto gridando rivolta al citofono, prima di darsi alla fuga sotto il temporale. Va considerato anche che in quel momento Pat Ingle è sconvolta e terrorizzata, quindi ci sta che non fosse pienamente in sé.
Chi è Elena Markos, la vecchia che Susy uccide nel finale del film?
Mentre cerca di sfuggire a Pablo, che l’ha scoperta ad origliare durante il rituale, Susy entra in una stanza molto particolare, piena di oggetti e simboli esoterici. Su un letto, nascosta dietro un baldacchino, scorgiamo l’ombra di una donna molto anziana. È la direttrice dell’Accademia, Elena Markos, una strega di cui il professor Milius aveva parlato a Susy durante il loro incontro. Lei è la Mater Suspiriorum, la stessa donna di cui Sara e Susy avevano ascoltato l’inquietante “respiro”, durante la notte trascorsa in una stanza organizzata con letti di fortuna, dopo l’infestazione di larve ai piani superiori.
Ti aspettavo, sei l’americana. Sapevo che saresti venuta.
Elena Markos è un’immigrata greca che nel 1896 aveva fondato l’Accademia, nella quale all’epoca si insegnavano danza e arti occulte. Per questo e altri motivi, la Markos era stata oggetto di chiacchiere, e le dicerie su di lei erano proseguite anche dopo la sua misteriosa morte in un incendio, nel 1905. Elena, secondo Milius, è la Regina Nera, cioè colei che fa a capo di una congrega di streghe. Il professore paragona la loro organizzazione ad un serpente, di cui Markos è la testa. In tutti questi anni, la regina ha vissuto nascosta e “protetta” dalle altre streghe, nelle aree segrete dell’accademia.
Inoltre, nell’ambito della mitologia delle Tre Madri (cioè, la trilogia di film di Dario Argento formata da Suspiria, Inferno e La Terza Madre), Elena Markos è Mater Suspiriorum, la più anziana di tre streghe che hanno le loro sedi a Friburgo, New York e Roma. Questo è un dettaglio che viene rivelato in Inferno (1980) il sequel ideale di Suspiria. Nel film successivo infatti, scopriamo che le altre due streghe che “dominano il mondo” sono Mater Tenebrarum e Mater Lacrimarum.
Vuoi uccidermi? Vuoi uccidere Elena Markos?
La Markos si manifesta a Susy come un’entità quasi invisibile e nonostante sia molto anziana, dimostra alla giovane studentessa di cosa è capace. Con i suoi poteri riesce a riportare in vita il cadavere di Sarah, per ucciderla. Susy però, intuisce che per salvarsi e mettere fine a tutto, deve uccidere la strega e, dopo aver afferrato un puntale di vetro, la colpisce al collo. In questo momento la Regina Nera muore, rivelandosi in tutta la sua mostruosità, e l’Accademia va a fuoco.
Chi è l’assassino?
L’assassino, anzi, le assassine, sono le streghe. Come spiega il professor Milius, le streghe, con i loro poteri, sono in grado di agire sulla realtà e veicolare quindi le loro intenzioni malvagie anche attraverso oggetti inanimati, animali, altre persone o cadaveri.
Pat Ingle viene uccisa da un essere mostruoso con occhi felini e braccia irsute. Daniel, il pianista cieco interpretato da Flavio Bucci, viene ucciso dal suo stesso cane. E prima ancora che il pastore tedesco si avventi sul suo padrone, l’aquila di pietra che sovrasta la Königsplatz di Monaco, si anima e plana minacciosamente su di loro.
Anche Susy subisce due attacchi, il primo all’inizio del film, quando dice a Madame Blanche che preferirebbe restare a casa di Olga, piuttosto che soggiornare nella sua stanza all’Accademia (come aveva detto prima dell’arrivo) e il secondo, più avanti, da parte di un grosso pipistrello.
Il primo attacco è un vero e proprio maleficio, quello che le viene inflitto mentre percorre il corridoio, prima di una lezione di danza. La sequenza in cui la cuoca dell’Accademia, affiancata dal ragazzino, lucida uno strano oggetto appuntito il cui riflesso colpisce la protagonista, è una delle migliori scene di Suspiria e ad ogni visione regala nuovi dettagli allo spettatore: il pulviscolo che scintilla nel bagliore metallico, il sorriso di Albert che sembra accendersi proprio in quella luce malvagia, per poi spegnersi subito dopo.
Perché le streghe uccidono? Lo spiega ancora una volta il professor Milius:
Fanno il male. Nient’altro al di fuori di quello. Conoscono e praticano segreti occulti che danno il potere di agire sulla realtà e sulle persone, ma solo in senso maligno. Il loro scopo è ottenere vantaggi materiali e personali ma possono raggiungerli esclusivamente con il male degli altri. Con la malattia, con la sofferenza, il dolore e non di rado la morte di coloro che prendono di mira per una qualsiasi ragione.
Le citazioni a Biancaneve e alle favole dei fratelli Grimm
Nella scena del maleficio, avrete sicuramente notato che Susy tenta di sorreggersi a delle porte che hanno maniglie molto grandi e posizionate più in alto del normale. Questo “trucco” permise a Dario Argento di far sembrare la protagonista di Suspiria più piccola della sua età anagrafica, quasi una ragazzina da fiaba, come Alice o Biancaneve.
I riferimenti alla fiaba di Biancaneve in Suspiria sono numerosi: quando l’assassino apre il cuore di Pat Ingle, in un certo senso concretizza il desiderio della Regina malvagia, che chiede al cacciatore di portarle il cuore di Biancaneve, chiuso in uno scrigno.
Allo stesso modo, nel finale del film, quando Susy è al cospetto della Regina Nera, tra i tanti oggetti presenti nella stanza della strega, c’è un pavone di vetro. Se ricordate bene il classico Disney, la Regina Grimilde siede su un trono che ha la spalliera decorata da una raggiera di piume di pavone.
Anche il sonno innaturale in cui la protagonista sprofonda tutte le sere, dopo cena – probabilmente a causa del sonnifero somministrato nel vino rosso che le viene servito in camera – richiama quello in cui si ritrovano le protagoniste di favole come Biancaneve o La bella addormentata nel bosco.
Se vogliamo, nella fiaba di Dario Argento, c’è anche un principe belloccio e aggraziato, quello interpretato da Miguel Bosé, ma stavolta la principessa si salva da sola, senza il suo aiuto.