Qualcosa sta arrivando dal cielo. La luce illumina la città. Tanta gente guarda verso l’alto con un mix di paura e speranza. Sono gli abitanti di Metropolis o siamo noi che aspettiamo di vedere finalmente il Superman di James Gunn? Il teaser del teaser ha giocato benissimo col senso di aspettative attorno a uno dei film più attesi del 2025: quel Superman di James Gunn che atterrerà nelle sale italiane il prossimo 10 luglio.
Noi abbiamo avuto l’opportunità di vedere in anteprima il teaser trailer del cinecomic DC (a proposito, trovate già uno short di impressioni a caldo qui sul canale), ma soprattutto di fare due chiacchiere con James Gunn in persona. Una ghiotta occasione per scoprire qualche retroscena sul suo Superman e sul processo creativo di un film che ha giusto un po’ di pressione sulle spalle. E allora vi raccontiamo subito tutto quello che abbiamo scoperto sul Superman di James Gunn.
Trovare l’equilibrio
Sorridente, ma visibilmente emozionato. Così abbiamo trovato James Gunn durante la tavola rotonda a cui abbiamo preso parte. Il regista viene da tanti anni nei Marvel Studios e sa quanta pressione ci sia dietro film di genere. A maggior ragione quando sono il primo mattone di un nuovo universo cinematografico tutto da costruire in un periodo in cui la gente sembra abbastanza stufa dei supereroi. Però, se c’è un personaggio nato per riaccendere la speranza, quel personaggio è proprio Superman. Con una battuta Gunn ammette subito che lavorare a questo teaser è stato più difficile che girare il film intero.
Perché bisognava condensare l’anima del film in 2 minuti. Un teaser che doveva incarnare l’essenza di un’opera che lui definisce “ottimista ma con qualche venatura dark”. Per tutto il tempo della chiacchierata si capisce che per questo Superman Gunn ha dovuto trovare un equilibrio su tante cose. Infatti ha parlato di film “sci-fi con i piedi per terra” e di cinecomic “dal sapore classico che avesse anche elementi nuovi al suo interno”. Qualcosa che fosse “celebrativo” e familiare, ma allo stesso tempo unico rispetto a quanto visto finora sull’Uomo d’Acciaio.
Capire Superman
È una curiosa chiusura del cerchio. Nel 2010 James Gunn si faceva notare con un piccolo film che rileggeva il chiave ironica i film di supereroi. Quel film si chiamava Super. Quattordici anni dopo eccolo alle prese col “super” per eccellenza, a giocare in serie A. Per una legge del contrappasso, Gunn è passato da personaggi secondari come I guardiani della galassia e la Suicide Squad al supereroe più popolare e noto di sempre assieme a Spider-Man e Batman. E questa popolarità Gunn l’ha avvertita eccome, dicendo:
“Sì, è vero. In pochissimi sapevano chi fosse i guardiani della galassia. E lo stesso vale per molti membri della suicide squad. Qui invece ho maneggiato il supereroe doc. Per cui ognuno di noi ha la sua idea di Superman, ognuno di noi pensa di sapere chi sia. Per cui trovare una chiave di lettura universale è stato complicato”.
Per farlo il metodo è stato quello del “trial & error”. Provare e sbagliare. Provare e sbagliare per trovare finalmente la quadratura del cerchio. In questo film Gunn ha voluto mettere superman davanti a degli ostacoli interni ed esterni.
Quindi si, ci sarà spazio per le sue vulnerabilità (dopotutto il teaser si apre con la caduta di un personaggio famoso per volare), soprattutto attraverso 3 relazioni fondamentali: quella con Lois Lane, quella con un Lex Luthor spietato ma con delle profonde motivazioni e anche con il fedele Krypto, il celebre cane bianco per la prima volta centrale in un film di Superman. E a proposito di relazioni Gunn ha parlato dell’incredibile chimica tra il Superman/Clark di David Corenswet e la Lois Lane di Rachel Brosnahan (secondo noi nata per il ruolo). Il regista ha ammesso che prima di iniziare a girare erano rimasti in lizza 3 attori per il ruolo di Superman e 3 attrici per quello di Lois. Ma quando ha visto David e Rachel nella stessa stanza ha avvertito un’elettricità particolare tra loro due.
Nel loro modo di guardarsi e nel loro riempire la stanza, Gunn ha avvertito una chimica talmente convincente e spontanea da tiragli fuori un: “Oh, quanto sono belli questi due insieme”. Un’alchimia che in effetti emerge anche dal teaser in cui due convincono anche senza parlare. Però, al di là dell’umanità del personaggio, il film farà percepire anche che Superman è un alieno, è un outsider (altro tema molto caro a Gunn). E in questo senso è arrivata una frase secondo noi molto bella da parte di Gunn, che ha detto:
“Beh, il mondo di oggi è molto incattivito. E un valore tradizionale come la speranza, oggi è diventata qualcosa di estremamente alternativo. Ecco, superman è speranza. Superman è alternativo”.
Per noi va bene così.
Il costume
Qui arriviamo a un po’ di sano nerdismo, toccando un tema sempre delicato quando si parla di Superman: il costume. Come detto, a livello cromatico il film punta tanto su colori saturi, molto carichi e che non nascondo la natura fumettistica del personaggio. E il costume di Superman è una naturale conseguenza di questa scelta artistica. Lavorare sul costume non è stato facile, ma la linea guida di Gunn è stata: “Troviamo un compromesso anche qui. Dev’essere qualcosa di fantastico ma di credibile nel contesto di Metropolis”. L’unico punto certo è sempre stato il logo sul petto. La S di superman doveva richiamare quello visto nell’iconico fumetto Kingdome Come, dove la lettera è molto stilizzata.
Per il resto non ha citato altre fonti fumettistiche, anche se fin dal momento dell’annuncio Gunn ha mostrato subito una tavola di All Star Superman. Straordinaria storia uscita tra il 2005 e il 2008, scritta da Grant Morrison per i disegni di Frank Quitely. Una storia che punta molto sulla grandezza e sulla vulnerabilità di Superman. Altra scelta per il costume? Gunn non voleva muscoli finti e addominali in bella mostra, ma una tuta che aderisse in modo naturale al fisico di David Corenswet. A noi basterebbe un film aderente all’anima più autentica di Superman. E siamo d’accordo con Gunn. Mai come in questi tempi bui c’è tanto bisogno di un film pieno di speranza. Qualcosa che ci faccia riscoprire un po’ di sana e ingenua meraviglia. Qualcosa che purtroppo abbiamo dimenticato.
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