Un po’ di Midsommar, un po’ di Rosemary’s Baby, un pizzico di The Boy e della serie di M. Night Shyamalan, Servant. Il tutto condito da atmosfere alla Shining e alla Omen – Il presagio. Come vedremo in questa recensione di The Twin – L’altro volto del male, c’è un po’ di tutto nel film di Taneli Mustonen, che non si preoccupa di prendere a piene mani da ciò che ha fatto il successo di alcune delle opere cardine del genere horror. In questo caso, però, il film, più che un semplice omaggio al cinema del terrore che fu, si trasforma in un calderone di tematiche e spunti che però poco si amalgamano tra loro.
Alla traccia principale che sa di visto e rivisto – un bambino inquietante, una madre apprensiva e un padre apparentemente indifferente che si scontrano con una minaccia sovrannaturale al trasferirsi in una nuova casa – si sommano elementi orrorifici che non riescono mai veramente ad andare d’accordo gli uni con gli altri: le sette pagane protagoniste di molti classici del folk horror, le possessioni demoniache dell’immaginario cristiano, la gestione del lutto da parte di una madre che si trasforma in visioni paranoiche, e, infine, alcuni spunti tipici della ghost story, con magioni infestate che nascondo segreti (che qui però non vengono nemmeno svelati). A risollevare un po’ la situazione, però, la performance di Teresa Palmer, capace di dar vita ad un personaggio particolarmente intenso e sfaccettato, e alcune sequenze piuttosto evocative, che costruiscono la tensione in maniera efficace.
The Twin – L’altro volto del male
Genere: Horror
Durata: 109 minuti
Uscita: 21 luglio 2022 (Cinema)
Cast: Teresa Palmer, Tristan Ruggeri, Steven Cree
La trama: lutto, possessioni e sette pagane
La storia si apre con la tragedia peggiore che una famiglia può attraversare: la morte di un figlio. Rachel e Anthony, in un incidente d’auto, perdono il piccolo Nathan e, per cercare di supere il dolore ed elaborare il lutto, decidono di trasferirsi. Da New York scelgono di iniziare una nuova vita in un angolo sperduto della Finlandia (di cui Anthony e originario) con l’altro figlio, Elliot (Tristan Ruggeri), fratello gemello di Nathan.
La nuova comunità di cui entrano a far parte li accoglie a braccia aperte, ma dietro gli ampi sorrisi sembra nascondere qualcosa di decisamente inquietante, legato forse ai segreti della casa in cui la famiglia si è trasferita (che nasconde angoli oscuri e misteriosi) e al comportamento del piccolo Elliot, che appena arrivato comincia a parlare del fratello come se fosse ancora presente nella sua vita.
Rachel sembra essere l’unica a dare peso alle stranezze del figlio, Anthony, al contrario, non riesce a superare il lutto per la morte di Nathan (al punto che quasi non fa caso al gemello ancora in vita). Quando un’anziana signora inglese, Helen (Barbara Marten), si avvicinerà a Rachel per rivelarle che forse sa che cosa sta accadendo ad Elliot, le cose prenderanno una svolta estrema e terrificante. Helen svela alla giovane madre alcuni particolari inquietanti sul passato della comunità in cui vivono, in cui il paganesimo è radicato fin dalla notte dei tempi, e sulle terribili circostanze in cui ha perso il marito, posseduto da una malefica entità.
Troppi sottogeneri che convivono
Come vi anticipavamo in apertura, The Twin si appropria di diverse suggestioni tipiche del folk horror, della ghost story, delle storie di possessioni demoniache, passando per opere come The Boy, Orphan, Omen – Il presagio e Rosemary’s Baby. Un film dalla trama piuttosto convenzionale (quante ne abbiamo già viste di storie con bambini inquietanti che sembrano poter comunicare con l’aldilà?) che cerca però una propria unicità mettendo insieme spunti solitamente appartenenti a sottogeneri diversi: inizialmente lo spettatore rimane catturato da quanto accade sullo schermo, incuriosito dalle diverse svolte prese dalla trama. Più si va avanti, però, più la sensazione è quella di trovarsi di fronte ad un insieme confuso, poco coeso, che non ha ben chiara la direzione da prendere. Anche il ritmo sembra cambiare, se la prima parte è tesa al punto giusto e coinvolge chi guarda, la seconda – proprio perché carica di fin troppi elementi – non cattura allo stesso modo.
Un finale che non soddisfa
Ed è proprio il finale che, nella fretta di tirare le fila di quanto accaduto e di “sconvolgere” con un poco efficace plot twist, lascia più insoddisfatti. Se da una parte il colpo di scena rivelatore risulta un po’ prevedibile (e ci dispiace ripeterlo, anche già visto), dall’altra viene gestito in maniera decisamente poco convincente, perché lascia in sospeso alcune delle sottotrame precedentemente aperte (specialmente quella relativa a Helen e a suo marito) e si trascina in un epilogo decisamente non necessario.
Peccato, perché alcune delle premesse che danno il via a questa storia – se fossero state sviluppate in modo diverso – avrebbero potuto rendere il film davvero unico. Forse non particolarmente originale, ma comunque capace di distinguersi dalla massa di produzioni horror che ogni anno, specialmente d’estate, affollano grandi e piccoli schermi.
La Rachel di Teresa Palmer
Tra i pochi punti di forza del film, però, non possiamo che soffermarci sull’interpretazione di Teresa Palmer, che riesce a dar vita in maniera convincente ad un personaggio complesso e ricco di sfaccettature. Una madre travolta dal lutto e al tempo stesso pronta a far di tutto per salvare il figlio rimasto in vita, che viene sconvolta da una serie di eventi che mettono a dura prova la sua sanità mentale: dai sospetti sulla nuova comunità alle presenze in casa sua, fino alla (misteriosa) indifferenza del marito nei confronti di Elliot, Rachel affronta tutto con inaspettata ferocia, lasciando però trasparire sempre di più – con il procedere della narrazione – le sue fragilità.
Oltre alla notevole interpretazione della Palmer, il film non manca di alcuni guizzi dal punto di vista della regia: alcune sequenze – coadiuvate da una valida fotografia e da un comparto musicale particolarmente azzeccato – risultano molto evocative e colpiscono lo spettatore. Momenti che funzionano molto bene in un contesto orrorifico di questo tipo, ma non salvano un film che risulta, come abbiamo sottolineato, piuttosto carente dal punto di vista della trama.
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La recensione in breve
Il film di Taneli Mustonen, The Twin – L'altro volto del male, prende a piene mani da diversi sottogeneri del cinema del terrore, dal folk horror alla ghost story. Il risultato è confuso e dal ritmo altalenante. Si salvano l'interpretazione di Teresa Palmer e alcuni guizzi di regia che rendono determinate sequenze particolarmente evocative.
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Voto ScreenWorld