Mi è stato detto che è tutto pronto. Capito? Tutto pronto. Come se tutto fosse già accaduto.
In una scena di The Queen, la Regina Elisabetta di Helen Mirren si bloccava attonita a contemplare un cervo; dopo qualche istante di estatica commozione, la sovrana induceva l’animale alla fuga, evitandogli così di cadere vittima in una battuta di caccia, il passatempo regale per antonomasia. Si è scelto di introdurre la recensione di Spencer con questo riferimento al celebre film di Stephen Frears perché, in un curioso gioco di echi, nella pellicola di Pablo Larraín è presente una scena molto simile: Diana, nel suo solitario pomeriggio nella tenuta di Sandringham House, nella campagna del Norfolk, si imbatte in un fagiano dal variopinto piumaggio.
«Vola via, prima che sia troppo tardi», è l’invito rassegnato della Principessa, che invidia al volatile la fortuna di poter «indossare sempre lo stesso outfit». Un anelito di libertà interrotto, non a caso, dal sopraggiungere del Maggiore Alistar Gregory, il ‘guardiano’ (o il carceriere?) incaricato di sorvegliare Diana per conto della Regina.
Spencer
Genere: Drammatico
Durata: 111 minuti
Uscita: 24 marzo 2022 (Cinema)
Cast: Kristen Stewart, Jack Farthing, Sally Hawkins
Lady Diana, i cavalli selvaggi e lo spettro di Anna Bolena
Oltre al fagiano, ci sono altri due elementi di identificazione per la dolente protagonista a cui presta volto, voce e sguardi malinconici l’attrice americana Kristen Stewart. Uno è il “cavallo selvaggio” del racconto/parabola che il Maggiore Gregory (Timothy Spall) rivolge alla Principessa; mentre lui discetta di giuramenti e di lealtà alla Corona, Diana chiosa: «Spero che il cavallo del suo amico non sia mai stato domato». L’altro elemento, che si materializza in una serie di apparizioni fantasmatiche, è Anna Bolena, seconda moglie di Enrico VIII e la prima a perdere la vita per volontà di un Re-Barbablù.
Anna Bolena diventa l’ossessione di Diana nel corso del suo soggiorno a Sandringham per le feste di Natale del 1991, esattamente un anno prima della separazione ufficiale fra lei e il Principe Carlo: tre giorni adoperati dallo sceneggiatore Steven Knight (Piccoli affari sporchi, La promessa dell’assassino) per rievocare le inquietudini della “Principessa del popolo”, che all’inizio del film vediamo aggirarsi in una campagna brumosa e spettrale, chiedendosi «Dove cazzo sono?».
L’essere umano e (è?) l’istituzione
Se in The Queen, ambientato sei anni dopo gli eventi di Spencer (e subito dopo la tragica morte di Diana), il turbamento della Regina di fronte al cervo segnava l’epifania di una donna che si identifica in tutto e per tutto con l’istituzione, Pablo Larraín qui sembra offrirci un ideale controcampo del film di Frears: Diana si sente come il fagiano ingabbiato in un crudele rituale, come il cavallo che non vuole essere domato, come la sposa di un Re condannata alla decapitazione. «Tutto ciò che sei, mia cara, è denaro», le rimarca con serafico sadismo la suocera Elisabetta nell’unica, fugace conversazione fra Diana e la sovrana, impersonata da una raggelante Stella Gonet alla stregua di un’entità muta e sinistra, la cui presenza aleggia minacciosa nell’atmosfera asfissiante di Sandringham.
Ma Diana, oggettificata da una liturgia che le impone gli orari da seguire, gli abiti da indossare e il cibo da consumare a ogni pasto (con tanto di tradizionale misurazione del peso), non vuole piegare la propria umanità sotto il peso di quell’istituzione. Il conflitto al cuore di Spencer è appunto quello fra una ragion di Stato percepita ormai come decadente e fuori dal tempo e un desiderio di autodeterminazione costantemente respinto e negato.
Tragedia, fiaba o horror?
[Attenzione: spoiler!]
Un conflitto manifestato da Larraín innanzitutto sul piano visivo, con le tende della camera di Diana che devono rimanere rigorosamente serrate e quegli interminabili corridoi tramutati in spazi sempre più cupi e più angusti, come nello scenario di un horror. Spencer, del resto, è un film permeato di dettagli dall’inesorabile portata simbolica: dallo spaventapasseri abbigliato con una vecchia giacca sdrucita, simulacro del paradiso perduto dell’infanzia, alla collana di perle come correlativo oggettivo di una condizione di prigionia, fino a quel gesto furioso e liberatorio che segnerà per Diana – tanto in senso metaforico, quanto in senso letterale – l’uscita dall’incubo.
Ed è al paradigma del risveglio, della vittoria sulle tenebre e della rivendicazione della libertà che aderisce l’epilogo di Spencer, laddove la tragedia si trasforma in fiaba, come citato nell’epigrafe sui titoli di testa («Una fiaba tratta da una vera tragedia»): l’improvvisa interruzione della caccia al fagiano, con Diana che sottrae i propri figli agli ‘orchi’, sotto lo sguardo inerme del consorte Carlo (Jack Farthing) e la silenziosa riprovazione della Regina; la gioiosa fuga a bordo di una Porsche, con la canzone All I Need Is a Miracle a tutto volume all’autoradio; e quel cognome, Spencer, pronunciato allo sportello di un fast food come atto di ridefinizione della propria identità.
E voi cosa ne pensate di questo? Siete d'accordo con le nostre riflessioni?
Se volete commentare a caldo la recensione insieme alla redazione e agli altri lettori, unitevi al nostro nuovissimo gruppo Telegram ScreenWorld Assemble! dove troverete una community di persone con interessi proprio come i vostri e con cui scambiare riflessioni su tutti i contenuti originali di ScreenWorld ma anche sulle ultime novità riguardanti cinema, serie, libri, fumetti, giochi e molto altro!
Conclusioni
A cinque anni di distanza da Jackie, a tutt’oggi il suo capolavoro, il cineasta cileno Pablo Larraín dipinge un nuovo ritratto di “moglie triste” ispirato a un’altra icona della cultura popolare del ventesimo secolo. E il suo Spencer, prevedibilmente lontano dalle convenzioni del film biografico, assume invece i contorni di un dramma psicologico con venature allucinate ai confini con l’horror, costruito attorno all’interpretazione di una Kristen Stewart che si fa maschera di un’angoscia divorante e di una strenua lotta per la sopravvivenza.
-
Voto ScreenWorld