Anestesia totale. Nessun sussulto, nessun prurito, nessuno scossone. Anche davanti a un film dedicato alla passione proibita tra una donna matura e un ragazzino minorenne. Non si muove una foglia nella quieta estate messa in scena da Catherine Breillat in quello che, forse, è il peggior film visto finora nel concorso di Cannes 2023.
Saremo molto sinceri e spietati in questa recensione di Last Summer, stanco remake del film danese Dronningen (2019). Un’opera che si trascina dall’inizio alla fine senza travolgere mai col suo presunto turbinio di desiderio. Calma piatta per due ore in cui un dramma sentimentale tradisce solo se stesso. Perché non c’è davvero nulla di drammatico e i sentimenti non sono pervenuti sotto le lenzuola.
Last Summer
Genere: Dramma romantico
Durata: 104 minuti
Uscita: 25 maggio 2023 (Cannes)
Cast: Lèa Drucker, Samuel Kircher, Olivier Rabourdin
Una fredda estate
Last Summer mette subito le cose in chiaro: parte con un’adolescente messa sotto torchio da un’avvocatessa. Anne ci viene mostrata subito come cinica e priva di grande empatia nei confronti dei giovani. Il che sembra quasi un indizio per quello che avverrà poco dopo. La donna (cinquantenne) è sposata con Pierre (ancora più maturo di lei), e vive una tranquilla vita piena di agio assieme alle due bambine adottate dalla coppia. Una serenità destinata a finire in piena estate con l’arrivo di Theo, il figlio diciassettenne di Pierre, frutto del suo precedente matrimonio. Il figliastro di Anne è sfrontato, libero, senza freni inibitori. Tutte cose che la donna ha ormai dimenticato e represso con la sua agiata vita alto-borghese. L’attrazione tra i due è travolgente. Le conseguenze sono facilmente immaginabili.
Senza sudore
È estate, ma non si suda mai. Fa caldo, eppure la temperatura non sale. È tutto freddo nel film di Breillat. Gelido come un rapporto che dovrebbe (e vorrebbe) sconvolgere, e invece finisce persino per essere ridicolo, forzato, vuoto. La colpa è sia della scrittura che della messa in scena. Da una parte abbiamo un copione mai ispirato, incapace di affondare il colpo nelle motivazioni e nel cuore dei personaggi. Il che, ovviamente, rende poco credibili anche le interpretazioni rigide e impostate di tutto il cast. A peggiorare il tutto, però, è soprattutto la regia: incolore, statica, pigra e senza idee.
Dietro la macchina da presa Breillat sembra aver inserito il pilota automatico, e così le scene di sesso non sono mai carnali, i movimenti dei corpi sono forzati, alcune dinamiche persino ridicole. Insomma, in Last Summer non c’è niente di vero. Nulla che coinvolga, perché tutti recitano e basta. Il risultato è uno scialbo dramma domestico in cui le donne si annoiano del loro benessere (rigorosamente dotate dell’immancabile calice di vino tra le mani) e i ragazzini di ribelle hanno solo i capelli spettinati. Nessuna ubriacatura, nessuna sbandata, nessuno scandalo in quest’estate che non merita affatto di essere ricordata.
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La recensione in breve
Forse il film peggiore visto a Cannes 76. Last Summer non riesce mai ad appassionare con il suo presunto amore proibito incapace di scuotere e intrigare.
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Voto ScreenWorld