Il peso che si porta sulle spalle questo progetto risuona a gran voce sin dal titolo. Che sia piaciuto o meno, Il Gladiatore è una pellicola che ha superato lo status di cult per divenire – nel tempo – leggenda. Riprendere quel canovaccio narrativo è stata vista da molti come un’azione spericolata, specialmente considerando che lì fuori c’è un pubblico pronto alla crocefissione in sala mensa per chiunque provi a “rovinare” prodotti tanto amati.
Il Gladiatore di Ridley Scott, rimasto in stasi per quasi due decadi, torna con un sequel e con lo stesso regista. Il gigante britannico, 86 anni, tenta il colpaccio utilizzando il cinema e lo stesso genere di appartenenza per ragionare sul tempo, sulla contemporaneità dell’arte cinematografica – il tutto nel tentativo di inculcare un certo senso di legacy in un progetto che, tutto sommato, poteva tranquillamente risparmiarsi una storia del genere. Inutile perdersi in altre chiacchiere: Il Gladiatore 2 è qui, come lo è la nostra recensione.
Genere: Drammatico, Azione
Durata: 148 minuti
Uscita: 14 Novembre 2024 (Cinema)
Cast: Paul Mescal, Pedro Pascal, Denzel Washington
Il Gladiatore, molti anni dopo
Probabilmente non serviva un film del genere: non se ne sentiva il bisogno, ma c’è, esiste, è concreto. Vale quindi affrontare questo grosso elefante nella sala cinematografica per rendersi presto conto che, al netto di diverse criticità in sede di scrittura e caratterizzazione dei personaggi, l’operazione messa in piedi da Ridley Scott riesce a funzionare su molteplici livelli. A soffrire maggiormente il peso dell’eredità di Russel Crowe è proprio il Lucio di Paul Mescal: parte del problema si evince nel modo in cui Lucio non sembra mai padrone delle proprie azioni, subendo costantemente gli eventi senza che lo spettatore abbia piena conoscenza dei suoi pensieri.
Come prigioniero deportato dopo la caduta di Numidia, Lucio è consapevole della sua identità? Perché uno come lui si trova in questa situazione tanto bizzarra quanto assurda? Queste domande troveranno risposta, ma non ci sarà mai modo di entrare in piena empatia con il suo senso di giustizia, tantomeno con la sua brama di vendetta. Proprio quest’ultimo, pur essendo un fuoco che arde sin dal primo momento, appare fin troppo altalenante: il senso di questa battaglia smossa dall’onore rischia così di perdersi tra un ribaltone e l’altro.
Di politica e onore
Molto meglio, su questo piano narrativo, i personaggi di Marco Acacio (Pedro Pascal) e Macrino (Denzel Washington). Se Macrino è la più vicina rappresentazione metaforica del concetto di potere (e di una meritocrazia imperiale romana che dona a chiunque la possibilità di arrivare al Senato, senza indagare rancori nascosti), è Marco Acacio che rapisce gli occhi e il cuore dello spettatore. Il generale romano è uno degli ultimi baluardi rimasti a perseguire il sogno di una grande Roma, quella idealizzata dal Marco Aurelio caduto nel primo film. Concetti come lealtà e onore si mescolano a importanti parentesi socio-politiche che vedono Macrino come icona (forse addirittura portavoce) di una volontà precisa, rendendo Il Gladiatore 2 uno dei film più politici di Ridley Scott.
Il sogno di Marco Aurelio è un messaggio che Scott ripropone in forma filmica: la ricerca della verità, di un equilibrio tra tutti i cittadini, di una Roma restituita al suo popolo annientando una classe politica che attinge e brama il sangue dei più sfortunati. Qui Lucio diventa un vettore, l’esecutore di una profezia immaginata dal nonno, ma talmente fragile che “si poteva solo sussurrare”. Il protagonista trova dimensione soltanto in una vecchia idea bramata da Marco Aurelio, portata avanti da Massimo Decimo Meridio e che troverà (forse) una degna conclusione nella sua sete di vendetta. Peccato che parte dello sviluppo di Lucio si concluda con alcune scelte forzate – in particolare legate alla sua identità – che faranno sicuramente discutere.
Attraverso il tempo
Il Gladiatore 2 è senza dubbio uno dei film più pop di Ridley Scott. Chi pensava di trovare una cura dell’immagine paragonabile al primo capitolo rimarrà probabilmente deluso. Lo stesso cinema di Scott è estremamente mutato negli ultimi anni, prediligendo più compattezza nel ritmo narrativo a discapito di certe sottigliezze. Di questo film rimane un’estasi che dura poco: si consumerà nei ricordi appena usciti dalla sala, anche per via di un uso massiccio di computer grafica che mostra spesso l’artificio cinematografico. In questa decisione – a tratti comprensiva e inevitabile – si nasconde la volontà di un regista di guardare al ritmo con cui si costruiscono oggi i blockbuster.
Dalla messa in scena del regista emerge la piena consapevolezza di non poter ripetere il successo de Il Gladiatore: questo sequel ne segue gli eventi, quasi li ripropone portando avanti la storia di altri personaggi. Ci ricorda di come passano gli anni e di come il genere umano compia sempre gli stessi errori. Ridley Scott attinge dal passato, proponendo le stesse immagini, suoni, frasi e odori, ma quel sangue nell’arena ha un tanfo che permea tutti i sensi e vince qualsiasi confronto. Il Gladiatore 2 può definirsi un’epopea gloriosa finché rimane nel Colosseo. Al di fuori, risulta solamente un buon film.
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Conclusioni
Al netto dei pregiudizi, Il Gladiatore 2 riesce nell'intento di essere un buon film, funzionando meglio nella sua forma di legacy e di parabola sul potere politico più che come sequel del leggendario film con Russell Crowe. A un protagonista un po' sottotono (e che farà molto discutere) si alternano personaggi nettamente più interessanti per struttura e carisma. Viste le difficoltà dell'operazione, Scott è riuscito a confezionare il prodotto più apprezzabile possibile.
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Voto ScreenWorld