Scrivendo questa recensione di Ennio, documentario di Giuseppe Tornatore sul maestro Morricone, presentato alla 78ma Mostra del Cinema di Venezia e distribuito nelle sale dal 17 Febbraio (dopo l’anteprima, il 29 e 30 Gennaio scorsi, nei cinema di tutta Italia), è difficile non lasciarsi travolgere dalle emozioni che ci hanno accompagnato nel corso di una proiezione di 2 ore e mezza volata via in un soffio. Morricone rappresenta da sempre il senso della passione per il cinema di tanti di noi che ne hanno fatto un’attività, nonché il simbolo di tutto ciò che si è sempre amato della settima arte, per cui non è semplice scindere i sentimenti dalla necessaria lucidità per l’analisi. Crediamo anzi che, per un’onestà ed efficace critica, non sia affatto necessario mettere da parte quelle emozioni, ma che sia invece fondamentale partire da esse e tenerle presenti mentre si scrive, senza ovviamente perdere quella lucidità di cui si diceva poc’anzi.
Giuseppe Tornatore è senz’altro il cineasta che più di tutti poteva realizzare quest’opera, grazie alla sua trentennale e ininterrotta collaborazione, nonché amicizia, col Maestro Morricone, iniziata nel 1988 con Nuovo Cinema Paradiso e proseguita fino all’ultima pellicola del 2016, La corrispondenza. Possiamo già dire che il lavoro svolto dal regista premio Oscar non delude le aspettative: è impressionante per la mole di materiali utilizzati, coinvolgente anche per chi non conosce le opere del maestro e i film a cui sono legate, infine commovente per chiunque ami la settima arte e la musica.
Ennio
Genere: documentario, biografico
Durata: 152 minuti
Uscita: 17 febbraio 2022 (Cinema)
Cast: Ennio Morricone, Giuseppe Tornatore, Hans Zimmer, Quentin Tarantino, Carlo Verdone
Un attacco da maestro
L’attacco di Ennio, come succede in tutte le opere più interessanti, è già di per sé una dichiarazione d’intenti, nonché un anticipo di ciò che vedremo. Il Maestro è intento a fare gli esercizi mattutini per tenersi in forma mentre la macchina da presa segue con precisione e nel dettaglio i suoi gesti. Questi ultimi si trasformano, tramite un montaggio sempre più serrato, nei gesti sicuri che Morricone esegue mentre scrive le note sullo spartito, oppure dirigendo un’orchestra; il tutto è inframmezzato da brevissimi flash di testimonianze che sintetizzano il talento di Ennio. La giustapposizione delle inquadrature di questo incipit si trasforma dunque essa stessa in un’affascinante orchestrazione che Tornatore dirige con mano sicura lungo tutti i 150 minuti del documentario. Diventa così impossibile staccare gli occhi e il cuore da questo susseguirsi di immagini, suoni e musica che trascinano lo spettatore in un ottovolante di emozioni, risate e pianti, sia di gioia che di sommessa commozione.
Una storia per Ennio
Come per tutte le storie che si rispettino anche qui abbiamo un protagonista che vive una mancanza e che, in virtù di questa, vuole a tutti i costi conquistare qualcosa che sembra irraggiungibile. C’è anche la figura di un mentore, che in questo caso è anche un mutaforme, perché si trasforma a sua volta in un antagonista o, se vogliamo, in una sorta di guardiano della soglia difficile da superare. Questo perché rappresenta in realtà i complessi e i limiti, tutti interiori, che il protagonista porta dentro di sé. Ci si perdoni se abbiamo utilizzato gli archetipi narrativi universali (codificati prima da Carl Gustav Jung e Joseph Campbell, in seguito da Chris Vogler), ma ci sembravano i più adatti a descrivere l’operazione narrativa compiuta da Tornatore.
Il giovanissimo Morricone, spinto dal padre a dedicarsi alla tromba, unica fonte di sostentamento per la famiglia nel dopoguerra, si iscrive al conservatorio dove fa carte false per essere ammesso al corso di composizione del maestro Goffredo Petrassi. Un suonatore di tromba non viene visto di buon occhio all’interno dell’Accademia e infatti nei primi tempi Morricone si vede affidare lavori di poco conto, a dir poco umilianti. Tramite lo studio, l’applicazione e un immenso talento innato, il giovane Ennio si guadagna finalmente la stima di Petrassi. Quando però il nostro si dedicherà alla composizione di colonne sonore per il cinema (nonché all’arrangiamento di canzoni pop), attività che gli permetterà di diventare famoso in tutto il mondo, il mentore non approverà tale svolta perché, da come apprendiamo tramite interviste d’epoca, Petrassi considera la musica per il cinema come qualcosa di anti-artistico, dunque degradante, rispetto alla composizione di musica assoluta. Anche i colleghi di Morricone e tutto l’ambiente accademico guarderanno con occhio di sussiego alla folgorante carriera dell’autore delle musiche di Per un pugno di dollari e Metti, una sera a cena. Morricone vivrà dunque per tanto tempo questo complesso di inferiorità nei confronti dell’ambiente in cui ha studiato e il sentimento di rivalsa lo accompagnerà per buona parte della sua vita, ma gli fungerà anche da stimolo per non accontentarsi mai, per sperimentare continuamente e non scendere mai a compromessi con la propria arte. Ecco dunque l’efficace e coinvolgente chiave che Tornatore ha sapientemente utilizzato per schiudere le porte della vita del maestro Morricone e dispiegarla, donandole un senso narrativo.
Detection nell’anima di un genio
Ennio è anche un’indagine nel metodo di lavoro e nei tormenti artistici di un genio che, probabilmente, come ha iperbolicamente detto Tarantino, verrà ricordato al pari di maestri come Mozart, Beethoven e Schubert. La ricerca di Tornatore diventa così una vera e propria detection nell’interiorità di un Maestro che, se da un lato si mette a nudo, dall’altro ci lascia sempre con un velo di enigmaticità nei suoi silenzi e nei suoi sguardi, dietro i quali, a ognuno di noi piacerebbe scorgere l’ombra, l’origine, forse divina, o comunque dal sapore soprannaturale, del suo incredibile talento. La facilità e la rapidità con cui Morricone scriveva la musica hanno infatti del magico e a testimoniarlo sono gli amici, i colleghi, i collaboratori. Non mancano tra gli intervistati estimatori prestigiosi come per esempio Bruce Springsteen, Pat Metheny, Hans Zimmer, Nicola Piovani, Quincy Jones, Clint Eastwood e ovviamente Quentin Tarantino.
Proprio tramite queste interviste vengono fuori gli aneddoti più disparati e anche spassosi, a cominciare da quello raccontato da Gianni Morandi, insieme con l’autore Franco Migliacci e con il produttore discografico dell’epoca, i quali, in un coro di voci, compresa quella dello stesso Maestro, gestite perfettamente al montaggio, ricostruiscono la difficile e divertentissima gestazione di un brano pop leggendario degli anni ’60 come In ginocchio da te. Immancabile ovviamente anche Carlo Verdone, con i suoi tempi comici perfetti, che racconta gli aneddoti riguardanti Morricone e Leone.
Comprendere Morricone
Ecco che, affrontando diverse epoche della carriera di Morricone e diversi film, il documentario di Tornatore prosegue attraverso capitoli densissimi ed emozionanti, alcuni dei quali si trasformano in vere e proprie sequenze di montaggio, costruite con gli spezzoni dei film in questione, che formano delle piccole opere a sé stanti all’interno del documentario, quasi dei nuovi affascinanti trailer dei film che amiamo da sempre.
C’è poi la scoperta del Morricone più sperimentale, che utilizzava disinvoltamente suoni dissonanti, basati spesso su rumori e sorprendenti stratagemmi tecnici. Il thriller visionario di Elio Petri Un tranquillo posto di campagna (1968), legato al mondo della pittura contemporanea, diventa occasione per Morricone di chiamare i suoi colleghi e amici del Gruppo di Improvvisazione Nuova Consonanza, con cui si divertiva a sperimentare nei modi più imprevedibili. Cosa che continuò a fare con i primi film di Dario Argento e con altri efferati thriller dell’epoca, le cui atmosfere consentivano al Maestro di sperimentare in libertà.
In Ennio non manca nulla per comprendere appieno la grandezza di Morricone: la cesura rappresentata dalla colonna sonora di Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, ricapitolazione della sua carriera fino a quel momento, nonché rilancio sul futuro; la collaborazione fondamentale con Leone (su cui, va riconosciuto, era comunque stato già detto tanto in molti speciali dedicati al Maestro); l’affascinante processo di creazione delle musiche di Mission, raccontato dall’insospettabile verve del regista Roland Joffé e la cocente delusione per il mancato Oscar nel 1987; il riconoscimento tardivo dell’Academy con l’Oscar alla carriera nel 2007 e quello per la colonna sonora di The Hateful Eight nel 2016. Il ritratto che ne fa Tornatore, come dicevamo, è davvero complesso e avvincente: si intuisce inoltre l’immenso lavoro di post-produzione che è stato necessario nel dover gestire e omogeneizzare una mole così impressionante di materiali anche molto eterogenei tra loro, compresi tanti filmati di repertorio rari e preziosi.
Un’occasione unica
Ciò che però rende ancora più unica e preziosa l’esperienza di visione di Ennio in una sala cinematografica è l’occasione di poter rivedere su grande schermo e con un sonoro adeguato le scene che più amiamo di capolavori immortali, dai duelli della trilogia del dollaro, all’arrivo alla stazione di Claudia Cardinale in C’era una volta il West, dall’incredibile attacco di Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto alla morte di Dominique in C’era una volta in America, oppure alla morte di Sean Connery e alla scena della carrozzella de Gli Intoccabili. È sempre più difficile per gli appassionati poter godere di queste perle nella giusta e adeguata dimensione di una sala cinematografica, per cui, anche per questo, consigliamo la visione di Ennio esclusivamente al cinema.
Difficile rendere conto in modo esaustivo, nell’arco di un articolo, della densa stratificazione di emozioni, di senso, di ricordi, risate, pianti, spunti e riflessioni scatenata dal bellissimo documentario di Tornatore che, come si diceva, si trasforma in un magistrale pezzo di bravura, da parte del cineasta siciliano, orchestratore a sua volta di un’opera polifonica complessa e al tempo stesso trascinante.
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Conclusioni
L'indagine nell'anima tormentata di Ennio Morricone si trasforma, nelle mani di Giuseppe Tornatore, in un'opera trascinante, emozionante e commovente, che è anche la scoperta di aspetti meno conosciuti della vita e dell'arte del Maestro, nonché un'occasione per comprenderne la grandezza. Un film imprescindibile per qualunque appassionato di cinema, ma anche per chi apprezza l'arte, la musica e la bellezza.
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Voto ScreenWorld