Diabolik – Chi sei? è l’ultimo capitolo, presentato oggi in anteprima alla Festa del Cinema di Roma, della trilogia dei Manetti Bros. dedicata al Re del Terrore. Un film imperfetto che, a modo suo, cerca di portare sullo schermo l’ineffabilità di Diabolik con un racconto che ruota attorno ai concetti di identità e al superamento del dualismo bene/male.
Per fare questo i registi scelgono di creare una mitologia attorno al protagonista, forse proprio allo scopo di porre l’accento sull’ambiguità di fondo che ogni personaggio ricopre nel mondo creato dalle sorelle Giussani. Ve ne parliamo nella nostra recensione di Diabolik – Chi sei?.
Diabolik – Chi sei?
Genere: Poliziesco
Durata: 124 minuti
Uscita: 19 ottobre 2023 (Festa del Cinema di Roma), 30 novembre 2023 (Cinema)
Cast: Giacomo Gianniotti, Miriam Leone, Valerio Mastandrea, Monica Bellucci
Chi è Diabolik?
Liberamente ispirato all’albo 107 dal titolo omonimo, Diabolik – Chi sei? conclude la rilettura del celebre personaggio del fumetto nero italiano da parte dei Manetti Bros. Un film che si sviluppa attorno al concetto di identità per raccontarci quella che, in fondo, è una storia di guardie e ladri che non finisce mai. Quello che i registi vogliono infatti dirci è che, se in via del tutto ipotetica, l’epopea di Diabolik potrebbe essere destinata a ripetersi, il tutto non si può ridurre a un dualismo tra legge e criminalità. Dove la prima è ovviamente incarnata dall’incorruttibile Ginko (Valerio Mastandrea) e la seconda da Diabolik ed Eva Kant (rispettivamente Giacomo Gianniotti, che subentra a Luca Marinelli, e Miriam Leone).
In questo terzo film Diabolik e Ginko vengono fatti prigionieri da una banda di malviventi, ritrovandosi così in una situazione anomala dove, entrambi alla pari, dovranno non solo collaborare per salvarsi ma anche riflettere sulla loro identità. O meglio quella che loro stessi si sono dati. Non è perciò casuale che i Manetti decidano di inserire un flashback in cui ci viene mostrato un altro volto di Diabolik che – nella finzione scenica quanto nella realtà, cambia costantemente faccia. Una digressione che punta a costruire la mitologia del personaggio, per la prima volta infatti vediamo un Diabolik ventenne (interpretato da Lorenzo Zurzolo) senza però svelarne mai la vera identità. Perché Diabolik è inafferrabile non solo come entità fisica, ma anche come idea.
Questo il concetto, anche molto interessante, alla base del film. Peccato che Diabolik – Chi sei? si perda in quei manierismi stilistici e recitativi che hanno contraddistinto questa saga sin dal primo capitolo. Il film infatti si avvita troppo su se stesso e non colpisce il bersaglio coi tempi giusti, anche se Giacomo Gianniotti è un Re del Terrore particolarmente azzeccato rispetto al suo predecessore.
Azione al femminile
L’altro aspetto che ci è piaciuto di Diabolik – Chi sei? è quello di aver dato spazio ai personaggi femminili, Eva Kant e la Contessa Altea (Monica Bellucci), che in questo film agiscono autonomamente rispetto ai loro compagni. Diverse ma entrambe forti e indipendenti, le due donne fanno fronte comune per liberare Ginko e Diabolik riuscendo ad accettare il fatto che le identità e i ruoli prestabiliti possano mutare. Soprattutto se ci sono di mezzo dei sentimenti superiori.
Una dinamica diversa, quella che si crea tra le due, e che i Manetti scelgono di mettere in scena in modo superficiale. Ci sarebbe infatti piaciuto vedere approfondito quel legame che, pure se dettato dalle circostanze, non è viziato da secondi fini e che le spinge entrambe a muoversi spinte dall’amore, avversarie ma rispettose l’una dell’altra. Si tratta, quindi, di un’occasione un po’ sprecata, che non sfrutta questo duo in modo più coraggioso. Anche perché, sebbene anche questo film sia un libero adattamento, la sensazione è che il fantasma del Diabolik di china sia costantemente lì in agguato per confronti e paragoni.
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La recensione in breve
Diabolik - Chi sei? è un film visivamente curato, come il resto della saga, che tuttavia non riesce ad approfondire le tematiche introdotte e a catturare pienamente lo spettatore.
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Voto ScreenWorld