Di per sé, non c’è mai una grande fiducia quando si decide di dividere un film in due parti: si ha come la sensazione di avere davanti un’opera guidata da qualcuno che non sa accettare l’editing o il montaggio. Realtà che, a ben guardare, è uno dei maggiori problemi del cinema odierno, quello di non saper più ricorrere alla sintesi. Fatta questa premessa, dunque, non sorprende forse che ci fossero molti dubbi riguardo Rebel Moon – Parte 2: La Sfregiatrice, il nuovo film di Zack Snyder il cui primo capitolo era uscito su Netflix poco prima di Natale, con risultati tutt’altro che entusiasmanti. L’intento di Snyder di creare una sorta di “universo rivale” di Star Wars aveva già mostrato la sua natura fallimentare nella prima parte. Sarà riuscito a risollevare le sorti del suo universo in questo secondo capitolo? È proprio a questa domanda che cercheremo di rispondere nella recensione di Rebel Moon – Parte 2: La Sfregiatrice
Rebel Moon – Parte 2: La Sfregiatrice
Genere: Sci-Fi
Durata: 123 minuti
Uscita: 19 aprile 2024 (Netflix)
Cast: Sofia Boutella, Djimon Hounsou, Ed Skrein, Michiel Huisman, Doona Bae, Anthony Hopkins, Staz Nair, Cleopatra Coleman, Cary Elwes
Un altro, lungo prologo
Rebel Moon – Parte 2: La Sfregiatrice riprende le fila da dove la storia si era interrotta nel capitolo precedente: sulle soglie di una guerra che minaccia di cambiare per sempre l’equilibrio di Veldt. Kora (Sofia Boutella) è tornata sul pianeta coi guerrieri che ha racimolato nello spazio ed è pronta ad affrontare la battaglia contro l’ammiraglio Noble (Ed Skrein), riportato in vita in modo non del tutto naturale e determinato a catturare la fuggitiva Kora/Arthelaias. Questa, in breve, è la trama del secondo capitolo con cui Zack Snyder cerca di espandere ancora di più il suo universo. Peccato che la sensazione che si ha, soprattutto nella prima ora di visione, è di essere di nuovo davanti a un lunghissimo prologo che dovrebbe avere la funzione di spiegare le cose allo spettatore e che finisce invece con l’annoiarlo.
Questo perché Zack Snyder cade di nuovo nella trappola dell’info dump, riempiendo la diegesi di flashback, racconti e scene dall’utilità dubbia, che vengono meno al precetto principale della narrazione, quello dello show don’t tell. Zack Snyder, invece, ci vuole dire proprio tutto, anche ciò che non serve, anche ciò che potrebbe essere mostrato e questo fa sì che lo spettatore avverta sulle proprie spalle il peso di un ritmo che non riesce ad essere mai davvero fluido. Anzi. Se nel primo film si poteva lamentare come si vedesse la necessità di Snyder di tagliare un film che fosse a misura di Netflix, in questo secondo capitolo la sensazione è quasi opposta: verrebbe voglia di sperare che Snyder avesse accettato più tagli in fase di montaggio per rendere l’intera opera più fluida e avvincente.
Tra citazionismo e personaggi secondari
Non è sbagliato dire che, per fare un accostamento alquanto acrobatico, per il cinema funziona come in fisica: nulla si crea, tutto si trasforma. Arrivati al 2024 sarebbe quantomeno ingenuo presumere che un’opera possa essere del tutto originale, del tutto scevra delle influenze culturali del regista o dall’eredità di un genere molto codificato come quello della fantascienza. Un’ingenuità che sembrerebbe ancora più folle se accostata a un progetto che, come è noto, è nata proprio con l’intento di essere una costola di un universo tanto ampio come quello di Star Wars. Quindi nessuno si aspettava davvero che Rebel Moon – Parte 2: La Sfregiatrice fosse un esempio di originalità e innovazione. Il cinema, ormai, è quasi sempre post-moderno proprio per quel bagaglio di immagini e narrazioni che tutti abbiamo alle nostre spalle.
Tuttavia con il nuovo film appena approdato su Netflix si ha (di nuovo!) la stessa sensazione avuta davanti al primo capitolo: non si parla di citazionismo utilizzato per omaggiare un immaginario o per riscrivere le regole di quel genere, come ad esempio aveva fatto Damien Chazelle con La La Land. La sensazione è che Zack Snyder abbia preso delle immagini iconiche del cinema più o meno recente e le abbia riproposte pedissequamente, con un atteggiamento quasi pigro. Ecco allora che la storia di Kora e dei suoi “sette samurai” alleati diventa una galleria dove è possibile rivedere Il signore degli anelli, Platoon, Apocalypse Now: immagini che tutti noi abbiamo chiare nella nostra memoria e che vengono riproposte senza una vera e propria necessità. Per non parlare, poi, degli “omaggi” (le virgolette, come avrete immaginato, sono pressoché obbligatorie) a Star Wars.
E questo citazionismo va a intaccare anche l’empatia che possiamo provare o meno per i personaggi. Di Kora continua a non importarci poi molto: anche a causa della recitazione volutamente sopra le righe di Sofia Boutella, la protagonista continua ad essere un personaggio abbozzato, tagliato con l’accetta per poter rientrare in determinati standard, che però manca colpevolmente di un’anima. Va molto meglio, invece, coi “personaggi minori”. C’è molta più poeticità e partecipazione all’onore di Titus o al percorso che fa Nemesis all’interno della storia, ritrovando pezzi di se stessa nell’ultimo angolo d’universo che avrebbe creduto possibile. Torna anche Jimmy, il robot ribelle doppiato da Anthony Hopkins, che ha una sua così innata eleganza da riuscire a rubare la scena anche nei pochi minuti che ha a disposizione. E, naturalmente, torna Ed Skrein nei panni di un villain assolutamente irresistibile pur nella sua crudeltà, nelle tinte estremamente nere del suo animo che non lo rendono tridimensionale, ma sicuramente funzionale al racconto.
Rebel Moon – Parte 2 ritrova l’azione
L’aspetto dove Rebel Moon – Parte 2: La Sfregiatrice funziona meglio è sul versante dell’azione, che non sembra più a singhiozzo come nel primo capitolo, ma si evolve in dei veri e propri quadri che intrattengono lo spettatore e, in parte, gli fanno dimenticare tutti gli aspetti che non funzionano. Sicuramente si poteva fare a meno di certi virtuosismi registici che appaiono solo come proverbiali esercizi di stile ma, in generale, la seconda parte della pellicola – quella, cioè, in cui si dipana la battaglia tanto attesa – ha dalla sua un ritmo più febbrile e avvincente che, pur richiamando il solito citazionismo (c’è una scena che è presa direttamente da quella tra Gerard Butler e Michael Fassbender sul finale di 300), riesce a dare un respiro più ampio alla storia. In conclusione, dunque, Rebel Moon – Parte 2 è un film che fa qualche passo avanti rispetto al lungometraggio che lo ha preceduto e si fa forte di belle scene d’azione e di una maggiore attenzione ai personaggi secondari. Rimane però una pellicola fin troppo prevedibile, tanto per la reiterazione di certi errori, quanto per la riproposizione di scene che abbiamo già visto spesso in altri film.
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La recensione in breve
Rebel Moon - Parte 2: La Sfregiatrice cade negli stessi identici errori del capitolo precedente, tra info dump, citazionismo estremo e cattiva scrittura. L'azione, però, fa guadagnare punti all'intera operazione, che si salva anche grazie al suo villain
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Voto ScreenWorld