Dopo i grandi festival di fine estate (Venezia, Telluride, Toronto) e con l’arrivo della stagione autunnale, comincia già a definirsi una panoramica dei titoli e degli interpreti di cui, con tutta probabilità, sentiremo molto parlare da qui ai prossimi mesi. A proposito dell’imminente awards season, destinata a culminare il 12 marzo con la cerimonia per la novantacinquesima edizione degli Academy Award, vi offriamo dunque un primo sguardo ai futuri contendenti con le nostre previsioni per l’Oscar 2023 come miglior attore: una categoria che, per quest’anno, potrebbe vedere i consueti beniamini dell’Academy cedere il posto a una serie di ‘neofiti’ in procinto di ricevere la loro prima nomination. A cominciare dal favoritissimo della prima ora: il cinquantatreenne Brendan Fraser, tornato improvvisamente alla ribalta grazie al suo applaudito ruolo in The Whale.
Il grande favorito: Brendan Fraser in The Whale
Volto-simbolo della commedia dai toni slapstick nella seconda metà degli anni Novanta e diventato popolarissimo, a cavallo fra i due millenni, per la saga de La mummia, Brendan Fraser ha continuato a lavorare quasi sempre a pieno ritmo fra cinema e TV, ma nell’ultimo decennio aveva visto la propria fama appannarsi anche a causa di alcuni problemi di salute (mentale e fisica) che lo avevano tenuto lontano dal set.
Tuttavia con The Whale, affidato alla regia di Darren Aronofsky, l’attore americano ha raccolto recensioni entusiastiche; considerando inoltre la natura ‘estrema’ del suo ruolo e il fatto che il film sia sostanzialmente un one-man-show, la sua presenza agli Oscar è pressoché inevitabile. Ma la Mostra di Venezia, dove The Whale è stato proiettato in anteprima, ha visto emergere pure un secondo, temibile concorrente, un altro attore dall’esperienza pluridecennale pronto a ottenere finalmente il “bacio accademico” degli Oscar: Colin Farrell, protagonista de Gli spiriti dell’isola di Martin McDonagh.
Da Venezia con furore: Colin Farrell e Hugh Jackman
L’attore irlandese, quarantasei anni, ha dimostrato una notevole versatilità, alternando progetti più commerciali ad altri maggiormente sofisticati, pure in virtù delle sue frequenti collaborazioni con registi quali Yorgos Lanthimos e, appunto, il connazionale McDonagh. Gli spiriti dell’isola è una delle pellicole in assoluto più apprezzate del 2022 e, a Venezia, Colin Farrell si è aggiudicato la Coppa Volpi, superando la ‘concorrenza’ dello stesso Brendan Fraser: insomma, il preludio ideale alla sua prima nomination all’Oscar.
Sempre Venezia è stata la cornice della presentazione di The Son, dramma di derivazione teatrale dello stesso autore e regista di The Father, Florian Zeller: il responso della critica non si è rivelato all’altezza di quello della sua opera prima, eppure The Son sembra avere le caratteristiche adatte per riportare nell’agone degli Oscar il divo australiano Hugh Jackman. Già candidato nel 2012 per Les misérables, il cinquantatreenne Jackman è uno degli attori più amati della sua generazione e potrebbe essere ricompensato dall’Academy a prescindere dalla tiepida accoglienza per il crudo racconto familiare firmato da Zeller.
La carta vincente del biopic: l’Elvis di Austin Butler
Se Fraser, Farrell e Jackman sono nomi già ben noti dell’industria cinematografica, ci sono ottime chance che nella rosa dei candidati come miglior attore trovi posto pure una giovane star in ascesa: Austin Butler, trentunenne californiano che, dopo quindici anni di attività nelle serie TV, quest’estate ha conquistato il pubblico per il suo ritratto del re del rock’n’roll in Elvis. Fra i maggiori successi del 2022, con incassi che hanno sfiorato i trecento milioni di dollari, il film di Baz Luhrmann ha il merito di non seguire appieno i paradigmi dei biopic tradizionali e di poter contare sull’eccellente performance del suo giovane protagonista; e se teniamo conto della fascinazione dell’Academy per i ruoli biografici delle icone dello show business (fra le rare eccezioni, Taron Egerton per Rocketman e Jennifer Hudson per Respect), Austin Butler ha la candidatura a portata di mano.
Per il resto, a tentare di ritagliarsi la sufficiente attenzione durante l’affollata stagione dei premi ci saranno il veterano Bill Nighy per Living, remake britannico di Vivere di Akira Kurosawa, e Adam Driver, al centro di Rumore bianco di Noah Baumbach; senza dimenticare l’inossidabile Tom Cruise, che con Top Gun – Maverick si è confermato il divo per eccellenza della Hollywood degli ultimi quarant’anni.