Ragni? Ma caso Diavolo ti passa per la testa? Alla gente non piacciono ragni, insetti e cose del genere“: per l’accusa Martin Goodman, ex avvocato ed editore della Marvel; per la difesa lo sceneggiatore, nonché nipote di Goodman, Stan Lee. La causa della disputa è un nuovo personaggio che Lee e Jack Kirby hanno buttato giù prendendo spunto da uno slogan che lo stesso Stan vocifera da un qualche tempo: “supereroi con superproblemi”. Il nome di quel personaggio é… Spider-Man.
Il vostro amichevole Stan di quartiere
È il Novembre 1961 e Martin Goodman chiede, anzi pretende, che il suo gruppo di editor butti giù qualcosa che possa pareggiare e competere con la ‘Justice League of America’ della DC National Comic, molto proficua in quegli anni. Lee e Kirby, per accontentarlo, crearono ‘I Fantasici Quattro’ e ‘Hulk’ che ebbero un successo notevole, ma a Goodman non bastava. Non bastava mai, voleva sempre di più: personaggi iconici con superpoteri, nessuna sfaccettatura troppo psicologica, botte da orbi. Per Martin questa era la ricetta perfetta per il successo di un albo, dei ragni non sapeva proprio che farsene. Ma Stan Lee, da sempre cocciuto come Tony Stark, non si arrese perché credeva troppo nella storia di un antieroe del quotidiano. Scartò i disegni di Kirby perché troppo lontani dalla sua idea iniziale e chiamò al suo fianco un ex disegnatore della Atlas Comics, antesignana della Marvel: Steve Ditko; sarà proprio lui a regalare ai posteri l’Uomo Ragno che tutti amiamo. Ditko, per realizzare il costume e il simbolo del personaggio, si ispirò a un catalogo di travestimenti per carnevale, da cui prese il ragno al centro del vestito e il nome.
Il duo propose questa nuova versione a Goodman che non appena vide l’aracnide in prima linea su Peter Parker prese il suo fermacarte a forma de La Cosa e lo scagliò contro la porta, sfiorando di un paio di centimetri gli zigomi di entrambi. Stan Lee, a cui il coraggio – nel bene e nel male – non è mai mancato, visto che una serie regolare sul bimbo ragno distava anni luce, aggiunse le prime undici pagine nell’ultimo numero di Amazing Fantasy: la rivista stava per chiudere e i lettori avrebbero accettato anche un inserto sull’Uomo Moffetta. Amazing Fantasy 15 uscì tra Marzo e Aprile e nelle pagine conclusive raccontava l’origine di Peter Parker, un ragazzo con diversi problemi quotidiani che a causa di un ragno radioattivo acquisisce dei superpoteri. Alla Casa delle Idee se ne dimenticarono tutti.
Ma il pubblico no, e quel numero divenne uno dei più venduti, arrivarono lettere in redazione di cui la maggior parte dicevano la stessa cosa: “Ne farete altri su Peter?”. I fan cominciarono subito a chiamarlo per nome perché molti iniziarono a riconoscersi in quell’adolescente pieno di problemi, incapace di dichiarare il suo amore, ma disposto a tutto pur di far vincere il bene. Martin Goodman chiamò suo nipote e gli disse: “Stan, hai presente quella storia sui ragni che mi piaceva un sacco? Facciamone una serie“; Lee sorrise e batté il cinque a Ditko. Ciò che entrambi non potevano sapere era che il legame tra il pubblico e Spider-Man sarebbe andato ben oltre la solita affezione, arrivando a un amore maniacale, maturo, pungente, identificativo e qualche volta persino ossessivo.
Per esempio, quando Conway, Romita e Kane presero possesso delle storie dell’Uomo Ragno scelsero di dare una scossa all’eroe con la morte di Gwen e i fan assalirono la redazione della Marvel con un sit-in di massa. I più fanatici, e non erano poi così pochi, inviarono vere e proprie lettere minatorie a sceneggiatori e disegnatori, perché toccando la vita di Peter Parker avevano toccato la loro. In una mite sera di Ottobre Stan Lee raccontò di suo zio Goodman a un regista figlio del Lago Michigan che qualcosina al cinema aveva lasciato, rivoluzionando il genere horror: Sam Raimi. Quelle storie ispirarono gli sceneggiatori e J.K. Simmons per il personaggio di J. Jonah Jameson.
Da grandi fumetti derivano grandi responsabilità
“Da grandi poteri derivano grandi responsabilità“. Dalla massima di zio Ben Parker possiamo estrapolare anche diverse risposte al nostro quesito: perché siamo innamorati di Spider-Man?
Perché ci somiglia. Perché in un mondo di miliardari, filantropi e playboy fatichiamo a trovare le parole giuste per dichiararci al grande amore del momento. Non sappiamo tirare un pugno se non con un joypad e un paio di volte abbiamo evitato lo sguardo del solito bulletto delle superiori con l’ansia che ci attanagliava la gola ogni volta che ci passava vicino. Somigliavamo all’Uomo Ragno ogni volta che balbettavamo quando qualcuno ci parlava fuori dalla nostra bolla o quando a scuola davamo sempre un paio di punti alla cultura. I nostri superproblemi corrono sul filo di ragnatela che va dalla morte di Gwen, passa per il desiderio segreto di ogni fan di salire su un tetto e gridare: “Va, ragnatela vai!“, fino alla lacrima facile di “Signor Stark, non mi sento tanto bene!“. Ci sarà un motivo per cui il trailer di ‘No Way Home’ è il più visto di sempre o l’attesa spasmodica dei tre Spider-Man (giusto per citare uno dei meme più famosi del web) ha rivoluzionato la comunicazione e l’impianto marketing del MCU.
In un modo o in un altro è stato come sedersi sulla panchina di Forrest o sul tetto dell’Avengers Tower per ammirare le problematiche di Tobey MaGuire, compresa la scena da Peter Parker emo con indosso Venom; la maturità ammaliante di Andrew Garfield con Hans Zimmer in sottofondo; fino al mondo tutto nerd e grandi film di Tom Holland. La missione di Stan è perfettamente riuscita: farci somigliare a Peter Parker e renderlo quotidiano per lettori e poi spettatori, fino a ritrovarci sotto la doccia a cantare: “Un bel ragnetto si voleva arrampicare, ma poi arrivò Goblin che lo fece stramazzare” o a far piovere cascate dagli occhi mentre riabbraccia il compianto Tony in Avengers: Endgame.
Senza volerlo, Peter Parker è cresciuto con noi, in questa sorta di amore fraterno dove tifiamo per lui e lui per noi; in una amalgama che dal ‘62 ha attratto non solo i fan al fumetto, ma tutti gli esseri umani che cercavano qualcuno a cui ispirarsi nella normalità e il bimbo ragno è diventato uomo ragno e noi bambini siamo diventati grandi. Siamo diventati adulti ma tutte le volte che Spidey si arrampica su un muro, noi tessiamo la ragnatela con gli occhi dei dodici anni. Per questo siamo innamorati di Spider-Man, perché come disse una volta Stan Lee in una delle sue ultime interviste confessando come suo zio Goodman, che c’entra poco con Zio Ben, dopo il fermacarte lanciato gli disse: “Un eroe con dei problemi? Stan, i supereroi non hanno problemi!“. Come si sbagliava.
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