Proviamo a fare un gioco. Meglio, proviamo a creare una statistica. In quanti, ad oggi, stanno aspettando con febbrile impazienza l’uscita di The Marvels? In quanti sanno già da tempo che la pellicola diretta da Nia DaCosta arriverà al cinema il prossimo 8 novembre? In quanti hanno condiviso il trailer, parlato del film coi propri amici o anche solo seguito con curiosità l’uscita del materiale promozionale inerente il lungometraggio con Brie Larson, Iman Vellani e Teyonah Parris? Quanti di voi hanno per The Marvels la stessa attesa che avevano per altri recenti film del franchise?
È probabile che la percentuale di spettatori che risponde con entusiasmo a tutte queste domande sia davvero bassa: questo perché The Marvels sembra non interessare a nessuno. Ma a cosa è dovuto questo senso di dilagante disinteresse verso il nuovo tassello del Marvel Cinematic Universe?
La Marvel ci ha stancato?
Prima di addentrarci nello specifico di The Marvels, bisogna contestualizzare anche il periodo in cui la pellicola raggiunge la sala e il modo in cui è cambiata la modalità degli spettatori di rapportarsi al sempre più vasto Marvel Cinematic Universe. Basta fare un giro su Vinted o sui principali siti di e-commerce dell’usato per notare la quantità di DVD e bluray di film Marvel che la gente ha messo in vendita. Se, durante la prima fase del MCU, ci sembrava che non avremmo mai visto niente di così bello, ora è indubbio che c’è una certa nausea da sovraesposizione.Non ci interessano più i supereroi?
Gli ultimi film di casa Marvel, salvo rare eccezioni, non sono riusciti a catturare l’attenzione del pubblico e in più di un’occasione si sono dimostrati dei flop. Il primo motivo dietro questo fallimento deriva probabilmente proprio dalla troppa offerta. Ora, per seguire la linea cronologica dei film e non rischiare di perdere dettagli, non basta aver visto le pellicole precedenti, ma bisogna aver seguito anche tutte le serie disponibili su Disney+ (pure quelle d’animazione che magari non sono così attese). Questo fa sì che, paradossalmente, vedere un film blockbuster e mainstream come può essere un film dei Marvel Studios è diventata un’attività quasi di nicchia. Per godere a pieno della fruizione bisogna comunque pagare un abbonamento a un servizio esterno che si aggiunge al prezzo del biglietto del cinema e, soprattutto, bisogna avere una quantità non indifferente di tempo libero per seguire tutto. O nessun’altra passione.
Da punta di diamante dell’industria dell’intrattenimento, i Marvel Studios hanno creato un progetto di business che funziona come le applicazioni social: hanno creato un universo diegetico capace di spingere lo spettatore a non volere altro, a non voler vedere nulla che non fosse targato MCU. Tuttavia il cinema non funziona come i social e quell’idea di creare un universo famelico ed espanso ha finito solo col far sentire in trappola lo spettatore, in un ambiente claustrofobico che in molti hanno scelto di allontanare. Se per vedere un film bisogna essere preparati come per un esame di abilitazione, presto o tardi si finirà col perdere interesse. La sovraesposizione di tutti i contenuti Marvel ha fatto sì che si è arrivati a un punto per cui il pubblico, semplicemente, si è stancato di seguire il multiverso. È saturo. Di base, dunque, il mancato interesse verso The Marvels ha una base comune con tutti gli altri film: ci siamo annoiati.
L’odio per Brie Larson
Parliamo dunque del grande e proverbiale elefante nella stanza: il fandom – o almeno una buona parte di esso – odia Brie Larson. Si tratta di un discorso molto ampio, dalle sfumature sottili, che merita di essere indagato fino in fondo. Partiamo da un presupposto base ma non per questo banale: ognuno di noi ha il diritto di dire che qualcosa non piace o che una scelta non incontra il suo gusto. E sebbene questo atteggiamento non è sempre accettabile da parte di chi fa critica, il pubblico ha la libertà di dare sfogo al proprio scontento anche prima di aver visto il film. In un mondo perfetto ognuno di noi aspetterebbe di avere tutto il materiale a disposizione prima di elargire un giudizio. Ma nessuno di noi vive in un mondo perfetto e ogni appassionato di cinema o di qualsiasi altra forma di intrattenimento si è lasciato andare a commenti davanti al primo trailer, la prima immagine, la sinossi, la scelta del regista e chi più ne ha più ne metta.
Questa, però, è e dovrebbe essere solamente l’espressione di un gusto personale e tale gusto dovrebbe indicare solo una preferenza, mai un vero e proprio sentimento d’odio. Nel caso di Brie Larson, invece, lo scontento del pubblico si è rivolto proprio contro l’attrice. La Marvel, come qualsiasi altra grande saga o industria, ha un fandom molto vasto, che spesso presenta uno zoccolo duro che a volte rischia di scivolare nel fanatismo più violento, soprattutto quando – in questo caso – una pellicola si discosta dal materiale originale. Per questo tipo di “fan” (e le virgolette sono volute), un prodotto è di valore solo nella misura in cui riesce a dare forma alle proprie fantasie o alle proprie convinzioni. L’arte, a questo punto, diventa l’emanazione non più dell’io dell’autore, ma di quello del pubblico. Brie Larson è caduta proprio in questa “trappola”. Ritenuta non adatta al ruolo, è stata immediatamente messa in una lista nera che poi non ha fatto altro che peggiorare, anche a causa di alcune dichiarazioni dell’attrice, che ci portano al punto successivo.
Siamo un pubblico sessista
Non c’è un modo gentile per dirlo, ma il punto è che siamo ancora un pubblico culturalmente sessista. Si tratta di una forma di bias culturale che abbiamo interiorizzato nel corso dei decenni. Nonostante tutto il lavoro che si sta facendo per sbloccare determinati schemi mentali, siamo ancora – spesso inconsciamente – portati ad avere un atteggiamento sessista non solo nella vita quotidiana, ma anche quando reagiamo nei confronti di un film.
Capitan Marvel è stato il primo film incentrato su un personaggio femminile. Ventunesimo film del Marvel Cinematic Universe, il lungometraggio debuttò al cinema dopo venti storie incentrate quasi interamente su eroi maschi. Capitan Marvel, dunque, era la prima incursione in ambito cinematografico di una supereroina in un mondo che era soprattutto maschile e a tratti sessista, in cui le donne, più o meno largamente, erano relegate al ruolo di spalle o assistenti. Il pubblico, quindi, era abituato a un certo tipo di narrazione. L’entrata in scena di una protagonista femminile, forte, che non si serviva di nessun rapporto sentimentale o relazionale, rappresentava una sorta di terremoto narrativo che ha messo molti a disagio. Ma non è un caso se Brie Larson è stata molto odiata ancor prima che vestisse i panni dell’eroina.
L’odio verso Brie Larson è esploso soprattutto durante il tour promozionale di Captain Marvel. Durante la preparazione delle attività stampa, Brie Larson, che di certo non è un’attrice che ha problemi a dire quello che pensa, ha chiesto che ci fosse una maggioranza di giornaliste donne e di colore, spiegando che se viene realizzato un film su una donna di colore c’erano poche possibilità che fosse una giornalista afroamericana a parlarne o a scriverne. E aveva concluso asserendo che “In questo caso l’opinione di un maschio di quarant’anni è irrilevante“.
Ma il suo discorso è stato – più o meno volutamente – mal recepito dal pubblico di sesso maschile, che nelle parole di Brie Larson ha visto una sorta di “sessismo al contrario”, parlando però da una posizione culturalmente e socialmente privilegiata. Molti uomini hanno preso le parole di Brie Larson come un attacco personale, promettendo di boicottare il film, di non andare a vedere un lungometraggio dove il pubblico maschile non era il benvenuto. Brie Larson è stata accusata di razzismo e sessismo. Di base, dunque, il motivo per cui The Marvels è un film di cui non interessa molto al pubblico è legato al fatto che la protagonista non è riuscita a rendersi amabile agli occhi del fandom.
The Marvels… chi?
Altro elemento che concorre al disinteresse per il nuovo film del Marvel Cinematic Universe si ricollega a quanto scritto già nel primo paragrafo. Per avere una visione piena e completa di tutto l’universo cinematografico bisogna per forza vedere tutto ciò che viene prodotto. The Marvels, infatti, prosegue le vicende iniziate e raccontate nella serie del 2022 Ms. Marvel. Nonostante la serie abbia ricevuto buone recensioni da parte della critica di settore, Ms. Marvel è stata una serie che non ha avuto chissà quale successo. Non risulta tra le serie più viste del Marvel Cinematic Universe ed è stata lontana anni luce dal riscontro di pubblico avuto, per esempio, da WandaVision.
In effetti è lecito citare la serie con Elizabeth Olsen e Paul Bettany. La serie che “mima” le sit-com per poi scivolare in un territorio molto oscuro ha dimostrato come creare hype e scrivere bei personaggi possa avere un ottimo riscontro anche al cinema. Dopo WandaVision, per esempio, in Doctor Strange nel Multiverso della Follia l’attenzione era tutta per Scarlet Witch. In qualche modo la casa di produzione era riuscita a fidelizzare il pubblico, arrivando a creare un ponte tra piccolo e grande schermo.
La stessa cosa non è accaduta con Ms. Marvel. Posto che rimane imprescindibile l’astio per Brie Larson, Ms. Marvel non ha attirato l’attenzione voluta e rendere la protagonista di quella serie protagonista di un film è una mossa quantomeno azzardata. Se agli spettatori non importava guardare una serie su dei personaggi le cui avventure venivano raccontate su una piattaforma per cui aveva già pagato l’abbonamento, cosa ha spinto la Marvel a pensare che sarebbero stati interessati a pagare un biglietto per vedere quegli stessi personaggi sul grande schermo?
Inoltre parte del pubblico ha già mostrato il proprio scontento per la serie e per quei personaggi. Ms. Marvel, infatti, è stato vittima di un potente review bombing da parte di chi non ha apprezzato i cambiamenti – soprattutto nel personaggio di Kamala – e il tono un po’ troppo family friendly.
Se il fanservice fa solo confusione
Un elemento che viene spesso sottovalutato al giorno d’oggi quando si crea una saga o si va avanti con il proseguimento di una serie è la coerenza narrativa. Per quanto oggi il pubblico possa apparire smarrito, tra deficit d’attenzione e un’offerta d’intrattenimento quasi spaventosa, avere dei punti fermi e delle certezze che creano qualcosa di familiare li aiuta non solo alla fruizione, ma tendono a fidelizzare chi si aspetta determinate cose.
Ora, quando Captain Marvel è uscito in sala il pubblico si è trovato davanti a un personaggio duro, sempre molto serio, che sembra non avere spazio né per il sarcasmo di Tony Stark né per l’ironia di Thor. Era una donna che combatteva e che metteva al centro del proprio mondo la sua missione. Un personaggio, dunque, non proprio simpatico, che era stato costruito per essere duro e cupo al tempo stesso. Captain Marvel doveva essere un’eroina tutta d’un pezzo, che doveva avere nelle mani il potere per cambiare l’universo. Una missione che era già fallita in Avengers: Endgame, quando tutte le aspettative su questo personaggio fortissimo, si era risolto in una caratterizzazione piatta e piena di incoerenze. Avengers: Endgame avrebbe dovuto essere il palcoscenico in cui Captain Marvel/Danvers dimostrava finalmente il suo valore e la sua funzione all’interno di tutta la saga e della fase quattro del MCU. Invece è stata presentata come una supereroina che non ha peso e non ha spessore.
Dal momento che il pubblico non ha risposto bene a quel personaggio, in casa Marvel hanno deciso di provare a cambiarlo, a renderlo più family friendly. Nei primi trailer di The Marvels, infatti, il personaggio di Captain Marvel appare improvvisamente ironica, capace di fare battute per stemperare la tensione, tesa cioè ad apparire simpatica alle sue “colleghe” e al pubblico. Tuttavia questo cambiamento repentino, che non è stato motivato (per il momento) in nessun modo, dimostra il senso di smarrimento di un prodotto che non ha identità e non sa bene quale strada intraprendere. The Marvels appare, allora, come un puro fanservice, uno spettacolo arrangiato con quello che si aveva a disposizione, ricalcando schemi che hanno funzionato in passato. Il problema è che quegli schemi, oggi, non funzionano più. I flop degli ultimi film, il sempre maggiore disinteresse da parte del pubblico per tutto ciò che è Marvel, avrebbe dovuto essere un segnale forte e chiaro sul fatto che c’era bisogno di un cambiamento, e non di un passo indietro.
The Marvels dimostra una non-conoscenza del personaggio principale e questo, insieme al fatto che le protagoniste e gli eventi derivano da una scena che in pochissimi hanno visto, insieme al pregiudizio contro Brie Larson, fa del film un possibile – se non probabile – fallimento.
I film non sono più di qualità
Il disinteresse verso The Marvels è dunque dovuto sia a una generale mancanza di curiosità verso i prodotti Marvel, sia a una posizione spesso sessista che ha portato ad odiare la protagonista, sia a un prodotto precedente che già aveva fallito nella missione di intrattenere. Ma c’è anche un motivo molto più banale rispetto a questa condizione: i film sono ormai di bassa qualità. Negli ultimi anni la Marvel non solo non è riuscita a creare prodotti ben confezionati e ben scritti, ma sembra aver perso anche la capacità di creare hype.
Da una parte sembra esserci una velleità annoiata e distratta di voler riproporre sempre la stessa storia, con le solite battute e la stessa struttura, nella speranza di replicare quello che ha avuto successo in passato. Dall’altra – e questo ci riconduce al primo paragrafo – ci sono così tanti prodotti da promuovere e far uscire che c’è una sorta di bulimia che non permette allo spettatore di godersi i film e l’attesa tra l’uno e l’altro. La visione, in altre parole, è diventata una specie di lavoro a tempo pieno. Un lavoro che, oltretutto, non ci piace più.
Inoltre c’è da sottolineare che le storie ormai appaiono sempre più piatte. In una corsa all’inclusività che non è mai strutturale ma solo di superficie, realizzata il più delle volte per dimostrare di aver pagato “una quota”, le storie appaiono raffazzonate, appiattite sotto i colpi di un’incudine che cancella il conflitto, elemento fondamentale per ogni affabulazione degna di questo nome. Il pubblico, quindi, si sente in qualche modo preso in giro, come se venisse usato a mo’ di esperimento sociale. Manca, forse, la volontà a voler intrattenere e a raccontare, a favore di una sete di denaro che, sebbene sempre presente, ora appare troppo dominante.
Infine bisogna tener conto anche del fatto che The Marvels arriva al cinema dopo che il personaggio di Brie Larson non ha saputo fidelizzare il pubblico, anche quello che non l’ha odiata. Un problema che risale non solo a Captain Marvel, ma anche ad Avengers: Endgame, dove il personaggio è apparso se non in maniera un po’ troppo ininfluente, almeno al di sotto delle aspettative. Se già col suo film di debutto Carol Danvers non è riuscita ad attirare l’attenzione nel pieno del Marvel Cinematic Universe, non dovrebbe sorprendere nessuno il fatto che non ci riesca neanche con un secondo capitolo.
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