Siamo sinceri. Siamo entrati in sala perplessi e con un grande timore nel cuore: “Ma non è che siamo davanti all’ennesimo live action inutile? Alla solita operazione pigra che vuole solo sfruttare con nostalgia la bellezza del film animato originale?”. E invece no. E invece siamo usciti dal cinema con gli occhi lucidi, un bel sorriso ebete stampato in faccia e con tanta voglia di fischiettare la splendida colonna sonora di Dragon Trainer. Sì, senza paura di esagerare: per noi Dragon Trainer non è solo il miglior live action mai visto, ma uno dei pochi che ha motivo di esistere proprio come live action, come evoluzione del film animato di 15 anni fa da cui è tratto. Un nuovo classico che potrebbe diventare il Dragonheart o La storia infinita delle nuove generazioni. Perché le grandi storie, per essere tramandate come si deve, hanno solo bisogno di essere capite. E questo splendido live action il cuore di Dragon Trainer lo ha capito benissimo. Proprio come Hicupp ha fatto con Sdentato. E come Sdentato ha fatto con Hiccup. Adesso vi spieghiamo perché Dragon Trainer è il migliore dei live action possibili.
Trapianto di spirito

Partiamo da un fatto. Il remake live action di un capolavoro come Dragon Trainer era una roba molto delicata e difficile da gestire. Perché? Ovviamente era già tutto dentro quella perla della Dreamworks. Nel 2010 abbiamo assistito a una perla animata di rara bellezza. La storia di un giovane vichingo che vive all’ombra delle pressioni paterne. Un film per ragazzi che non solo parlava di aspettative tra genitori e figli con grande tatto e semplicità, ma rinunciava alla figura del classico antagonista perché il vero conflitto era quello interiore. Quello di Hiccup con la sua stessa indole. Il tutto con un due ciliegine sulla torta. Una capacità rara di raccontare per immagini, senza bisogno di parole, recuperando il potere primitivo del cinema muto solo con gesti e movimenti. E poi il coraggio di un finale agrodolce, in cui dragon trainer ha avuto l’audacia di menomare fisicamente il protagonista in modo definitivo. Non proprio una scelta facile e banale.
Ecco prendete tutta quella bellezza, custoditela gelosamente per 15 anni, rispolveratela e avrete il live action di Dragon Trainer. Un remake molto fedele all’originale, ma che riesce comunque ad avere un cuore tutto suo.
Perché? Forse perché a operare il delicato trapianto di spirito dal vecchio corpo in CGI a quello nuovo in live action c’è sempre Dean DeBlois, uno dei due registi del primo Dragon Trainer. Un padre creativo che ha generato una creatura rispettosa ma piena di personalità: nelle scelte di design, nel perfetto equilibrio tra realistico e grottesco e nell’approccio visivo avuto nel film Si, perché questo live action rispetta l’originale al punto di non stravolgerlo mai, eppure non ha mai timori reverenziali. E così ogni tanto aggiunge e cambia piccole cose che arricchiscono soltanto una storia ancora più curata e bella da vedere.
Il bisogno della carne

Arriviamo al punto. Perché Dragon Trainer ha senso come live action? Perché la sua storia aveva ancora un potenziale inespresso. Un potenziale che la CGI del 2010 non rendeva al massimo. Tecnicamente all’epoca della sua uscita Dragon Trainer era bellissimo da vedere, ma è innegabile che i suoi 15 anni si vedano eccome. E così rinnovare l’impatto estetico di quelle grande storia è stata proprio una bella idea. Questo nuovo Dragon Trainer lo fa con un realismo mai svuotato di fantasia e creatività, con una capacità di mettere in scena ancora più pathos grazie all’espressività umana e alle emozioni che passano da facce vere. Il conflitto di Hiccup, sospeso tra curiosità verso tutto quello che dovrebbe odiare e la paura di deludere gli altri, i tormenti di suo padre, le personalità degli altri ragazzini co-protagonisti. Tutto ha un impatto emotivo ancora più forte. C’era davvero bisogno di carne, tessuti veri e non generati al computer, unghie sporche e occhi lucidi per farci emozionare ancora di più con tutta la bellezza di Dragon Trainer.
E anche quando la CGI c’è, come con Sdentato (praticamente identico alla sua controparte nel design e nelle movenze, ma con un tocco di realismo in più tra squame e bava), questa si integra alla perfezione con questo immaginario fantasy vichingo in perfetto equilibrio tra verosimile e immaginario. Il character design dei personaggi è ispirato, così come il ritmo della narrazione: forsennato quando serve e poi disteso quando il film tende verso il poetico. Forse all’inizio la regia tende verso il televisivo con una marea di primi piani e campi stretti, ma col passare dei minuti anche questo Dragon Trainer allarga le spalle, riempie i polmoni e ci fa respirare anche un po’ di sana epica con una storia che ci farà sempre vivere in un valle di lacrime.
Il cast perfetto

E chiudiamo con uno dei grandi meriti di questo film. Avere un cast praticamente perfetto. Il ragazzino protagonista, il 17enne Mason Thames, rende alla grande l’impaccio iniziale di un Hiccup sempre più consapevole di quello che sta diventando e soprattutto di quello che non sarà mai. La sua espressività quasi gommosa, che lo avvicina molto a un giovane Andrew Garfield (infatti come Peter Parker ce lo immaginiamo eccome), riempie il film e ci fa subito entrare in empatia col protagonista. E poi permetteteci due grandi applausi. Il primo per un Gerard Butler che non vedevamo così “a fuoco” e in palla da anni. Un bravo attore che si era un po’ perso per strada che sembra nato per essere Stoick L’immenso (infatti lo aveva anche doppiato nel film animato).
Un personaggio possente e fragile allo stesso tempo, che grazie al carisma di Butler ruba la scena con una presenza scenica unica. Il secondo è per il sempre grande Nick Frost, che ci regala uno Skaracchio meraviglioso. Sembra quasi una perfetta prova per il suo futuro Hagrid nella serie tv di Harry Potter, visto che anche qui veste i panni di un mentore strambo ma affettuoso. Prova superata alla grande. Insomma, questo Dragon Trainer ci ha fatto volare davvero in alto e noi ve lo consigliamo col tutto il cuore. Certo, con quella colonna sonora è un po’ come barare per vincere facile, ma ci tenevamo a raccontarvi perché siamo usciti dal cinema con gli occhi lucidi come Sdentato e un bel sorriso ebete come quello di Hiccup.