Jon Landau, in collegamento streaming con la stampa, in occasione di un evento di presentazione di alcune scene in anteprima di Avatar: La via dell’acqua, ha riflettuto sull’uso del 3D e ha paragonato l’esperienza al cinema con quella musicale dei concerti dal vivo.
“Il 3D da solo non può cambiare la qualità di un film, non rende bella un’opera non riuscita. Può però creare un’esperienza unica per lo spettatore. Il New York Times nel 1983 diceva che l’intrattenimento e il cinema erano destinati a morire e, invece, siamo ancora qui. Il pubblico cerca l’esperienza. Abbiamo un sacco di piattaforme streaming come Spotify che permettono di ascoltare la musica, ma poi le persone comprano un biglietto per un concerto dal vivo. Il cinema deve essere come un concerto”.
Si percepisce da parte di Landau l’importanza che il grande schermo garantirebbe per contribuire a realizzare una percezione diversa e straordinaria nei confronti del pubblico, lasciandosi andare a una critica sibillina: “Niente può sostituire l’esperienza in sala, a patto che il cinema presenti il film nelle migliori condizioni possibili. Noi stiamo cercando di lavorare con gli esercenti per migliorare le condizioni di visione, perché il pubblico vuole e ha bisogno di qualcosa che non può rivivere a casa.”
Tutti elementi che Avatar: La via dell’acqua sembra aver rispettato: “Il lavoro di performance capture, il 3D, la visione di Jim [Cameron, ndr] servono a creare un mondo che possa attirare il pubblico, che lo faccia scappare dal nostro per rimanere su Pandora”.