Giovedì 6 ottobre ha finalmente debuttato nelle nostre sale Everything Everywhere All At Once grazie alla distribuzione di I Wonder Pictures. Scritto e diretto con intelligenza ed anarchia artistica dai Daniels (Daniel Kwan e Daniel Scheinert), è un film che nonostante la stramba apparenza potrebbe avere tutte le carte in regola per sbancare ai prossimi Oscar 2023, sia per quanto riguarda le nomination che potrebbe ottenere che per il discorso legato ai riconoscimenti effettivi. Scopriamo insieme perché.

Il nuovo film scritto e diretto da Daniel Kwan e Daniel Scheinert (gli stessi, folli autori di Swiss Army Man con Paul Dano e Daniel Radcliffe) è complesso da riassumere, se non che racconta di un’immigrata cinese di mezza età che vive da tempo in terra statunitene e che improvvisamente viene trascinata in una folle avventura all’interno di una miriade di universi paralleli di cui è protagonista sempre diversa. In questo straordinario viaggio all’interno del multiverso, la donna scoprirà che lei è la chiave per salvare il (suo) mondo; per farlo, dovrà esplorare gli altri universi che si collegano alle vite che avrebbe potuto condurre se avesse scelto di non trasferirsi con la sua famiglia in America ed aprire una lavanderia.

Michelle Yeaoh in Everything Everywhere All At Once

Mix vincente ed originalissimo di ispirazioni, toni e linguaggi cinematografici, Everything Everywhere All At Once non è di certo una pellicola che si rivolge con facilità ad un pubblico meno smaliziato e più avanti con l’età, eppure sembra che la sua folle ed imprevedibile struttura narrativa ed il suo cuore pulsante abbiano fatto la magia: ad oggi, è il più alto incasso per un film distributito da A24 (più di 70 milioni di dollari solo nelle sale Usa), è campione di lodi della critica, è diventato un cult tra il pubblico ed il passaparola costante e crescente ha fatto breccia anche nei cuori di moltissimi professionisti del cinema. Da Jodie Foster a Guillermo del Toro, da Riz Ahmed a Sam Rockwell, da Edgar Wright a Andrew Garfield, fino a Reese Witherspoon e Barry Jenkins, tutti negli ultimi mesi non hanno fatto altro che tessere lodi pubbliche unanimi al film dei Daniels.

Immagine promozinale di Everything Everywhere All At Once

Se a questo inaspettato plauso di pubblico, critica e “addetti ai lavori” (gli stessi, questi ultimi, che compongono molte delle file dell’Academy) si aggiunge il fatto che Everything Everywhere All At Once è anche e soprattutto un lungometraggio dalle tematiche universali (la povertà, l’immigrazione, le tasse, la maternità) e dal cast fortemente inclusivo (su tutti, Michelle Yeoh, Ke Huy Quan e Jamie Lee Curtis), la ricetta per un possibile successo agli Oscar ci sembra assicurata. Almeno sulla carta.

Le nomination agli Oscar 2023 sono attese per martedì 24 gennaio, la cerimonia di premiazione domenica 12 marzo presso il tradizionale Dolby Theatre di Los Angeles.

 

Condividi.

Nato il 27 ottobre 1987, Simone Fabriziani è critico cinematografico ed attualmente collaboratore esterno di ScreenWorld.it, CinemaSerieTv.it e IlMeglioDiTutto.it. Nel 2015 ottiene la laurea triennale in Lingue nella Società dell'Informazione, nel 2018 quella in Scienze dell'Informazione, Giornalismo ed Editoria. L'anno successivo consegue un Master di I Livello in Marketing del Cinema, dal 2019 al 2022 è invece Web Content Editor presso l'agenzia web Psycode. Dal 2011 ad oggi è founder e head writer del blog a carattere cinematografico AwardsToday.it. Conduttore ed ospite in varie rubriche live streaming, è voce frequente del programma radiofonico La Settima Ossessione.