Mentre le luci si accendono sulla Croisette per la 78ª edizione del Festival di Cannes, la giuria presieduta da Juliette Binoche affronta una conferenza stampa densa di temi politici e culturali. All’interno del Palais des Festivals, la Binoche insieme a Jeremy Strong, Halle Berry, Alba Rohrwacher, i registi Hong Sangsoo, Payal Kapadia, Carlos Reygadas, la scrittrice Leïla Slimani e il documentarista Dieudo Hamadi hanno affrontato tematiche importanti quali Trump, Gaza e il nuovo dress code del Festival.

La presidente di giuria ha esordito con emozione: “È una grande sorpresa essere qui. Provo un immenso desiderio di vedere questi film con gli altri membri della giuria. Ho solo gratitudine”. Le parole dei colleghi sono state altrettanto sentite, Slimani ha definito l’esperienza “una formidabile avventura umana”, Berry l’ha descritta come “un onore incredibile”, mentre Kapadia ha parlato di “un privilegio”.

Foto della giuria di Cannes 2025
Foto della giuria di Cannes 2025, fonte: Getty Images

Quando la discussione si è spostata sulla crisi a Gaza, la tensione è salita. Interrogati su una lettera firmata da oltre 350 personalità del mondo del cinema, che denunciava il silenzio delle istituzioni culturali sul conflitto, quasi tutti i giurati hanno preferito non rispondere. Binoche ha evitato una presa di posizione diretta, dichiarando enigmaticamente: “Forse capirete più avanti perché non ho firmato”.

Dichiarazione

Il ruolo del festival è mettere in luce la vita umana in ciò che ha di più mostruoso e più bello. Siamo qui per difendere la voglia di vivere”. – Leïla Slimani

Sul tema Donald Trump, la risposta è stata meno diplomatica. Il presidente statunitense ha recentemente annunciato una tassa del 100% sui film non americani, provocando reazioni nel mondo del cinema internazionale. Binoche ha avuto modo di fare dello spirito, con una battuta tagliente e sagace, la quale ha scatenato le risate della sala, ma ha anche sottolineato la preoccupazione per l’impatto delle sue politiche.

Dichiarazione

Trump cerca di proteggere il suo Paese, ma in Europa abbiamo una comunità cinematografica forte. Sta cercando di salvare l’America… e il suo sedere”. – Juliette Binoche

Jereny Strong a Cannes 2025
Jereny Strong a Cannes 2025, fonte: Getty Images

Jeremy Strong, interprete di Roy Cohn nel film The Apprentice, presentato a Cannes lo scorso anno, ha colto l’occasione per approfondire il legame tra politica e cinema: “Roy Cohn è il padre delle fake news e dei fatti alternativi. Viviamo nell’era che ha generato. In un tempo in cui la verità è sotto attacco, il cinema diventa essenziale per affermare la nostra umanità condivisa. Il mio essere qui oggi è, in un certo senso, un controbilanciamento a ciò che Cohn rappresentava”.

Anche Halle Berry ha fatto notizia, pur su un tema più leggero parlando delle nuovissime regole sul dress code, che ora prevede abiti meno voluminosi e meno trasparenti per le star. L’attrice ha rivelato di aver dovuto rinunciare al suo abito per la serata inaugurale a causa delle nuove regole del festival: “Avevo un vestito incredibile per stasera, ma non lo posso indossare. Ho dovuto cambiare outfit, e sul divieto di nudità, credo sia comunque una buona regola”. E alla domanda su un possibile James Bond donna, Berry ha espresso scetticismo: “Nel 2025 è facile dire ‘Bond dovrebbe essere una donna’, ma non so se sia davvero la cosa giusta. Il mio spin-off su Jinx non si è mai realizzato, e dubito che succederà”.

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Classe '94. Critico e copywriter di professione, creator per passione. Ha scritto e collaborato per diverse realtà di settore (FilmPost.it, Everyeye) con la speranza di raccontare il Cinema e la cultura pop per il resto della sua vita.