Candyman, film del 2021, non fa paura, almeno non troppa stando alle recensioni italiane e straniere sul film che non sottolineano la presenza di jump scare o veri e propri spaventi. I critici hanno, infatti, enfatizzato il lato sociale del film, relativo alla questione razziale, anche se al suo interno ci sono elementi appartenenti al genere horror che potrebbero disturbare gli spettatori più sensibili.
Secondo il The Guardian il film si concentra molto sulla riflessione sociale, dando quattro stelle su cinque: “DaCosta affina e sviluppa abilmente Candyman come espressione della rabbia contro il razzismo nell’era di Black Lives Matter, un urlo armato in modo sovrannaturale contro il Jim Crow e le sue conseguenze; il suo film indaga Candyman come sintomo di disuguaglianza e cattiva edilizia (che emerge simbolicamente da un muro interno rotto) e il conseguente fenomeno della gentrificazione. In un certo senso, Candyman è il discendente del personaggio di Laurence Fishburne, Furious Styles, di Boyz n the Hood, che inveisce contro la gente del posto che viene espulsa dal proprio quartiere”.
Invece, Rolling Stone esalta alcue scene che rendono il film un buon horror: “Le scene più memorabili di Candyman di DaCosta sono i momenti di vero e proprio orrore grafico e ripugnante – la pelle che si stacca, la putrefazione, i morti ancora vivi, il gore disgustoso, la volontà di mescolare una visione concettuale con un potente affidamento alle basi: gli specchi, lo spazio negativo nell’inquadratura, gli elementi essenziali del comune terrore umano. Sfortunatamente per molti di noi, le api – quelle maledette api – sono tornate e il loro teatrino dell’orrore corporeo è qui ulteriormente accentuato, per lo più con effetti promettenti. Come se avesse preso spunto da La mosca, il morso di Anthony diventa una sorta di ferita più vibrante, viscosa e tormentata, e inizia a diffondersi, un cambiamento del corpo che si riflette nei cambiamenti della mente di Anthony“.
Rober Ebert, si sofferma sul ruolo della questione razziale nel film: “Mette in scena le scene degli omicidi con un mix di umorismo nero come la pece, depistaggi e inquadrature intelligenti, riconoscendo pienamente che ciò che non si vede – o che si pensa di aver visto – può essere molto peggio di ciò che si è visto. Una scena di omicidio ben messa si svolge in un’inquadratura molto ampia mentre la macchina da presa si allontana, dandoci la possibilità di vedere qualcuno che fugge proprio mentre avviene la carneficina”.
Anche Nocturno mette in luce il lato violento del film cercando una spiegazione anche dal punto di vista sociale: “L’uomo nero dei nostri incubi pare essersi volatilizzato nella notte oscura, sostituito da un nuovo alter ego non meno inquietante e assetato di vendetta, figlio della crisi petrolifera e del razzismo mai fuori tempo massimo made USA. Ma tranquilli, è solo un miraggio, poiché l’intelligente sceneggiatura di Peele-Rosenfeld-Da Costa rimescola solo in apparenza le carte in tavola, ricomponendo i tasselli di un puzzle il cui orrore finisce addirittura per moltiplicare i propri esecutori, riportandoci laddove tutto è iniziato e trasformando l’archetipo stesso del Candyman originario da semplice spirito affamato di rivalsa a simbolo della lotta di ciascun uomo e donna afroamericani contro il sistema che li opprime e li violenta“.
Candyman è uscito nel 2021 ed è diretto da Nia DaCosta, giovanissima regista classe 1989. Il film, prodotto da Jordan Peele, conserva il suo 84% di freschezza su Rotten Tomatoes con 334 recensioni.