Brendan Fraser riflette sui cambiamenti del suo aspetto fisico, e su come l’immagine di sex symbol guadagnata ai tempi de La Mummia, non sia per lui più un obiettivo da raggiungere; in un’intervista a The Telegraph, l’attore australiano ha dichiarato: “Ormai ho qualche anno in più sulle spalle… non sono più quello di una volta, e mi va bene così; ho fatto pace con quello che sono adesso, e sono felice di poter fare un lavoro basato su una realtà emozionale che non è la mia vita, ma in cui io posso identificarmi.”
Riflettendo sui suoi ruoli del passato, caratterizzati da una componente “muscolare” molto accentuata, Fraser ammette di aver chiesto troppo a se stesso e al suo corpo: “Volevo essere sicuro che il lato fisico dei miei ruoli, sia che io dovessi ballare, cantare, o lottare, portasse con sé una certa quota di sacrificio; ma a pensarla così, non sono stato molto furbo.” Fraser ricorda infatti la preparazione affrontata sul set de La mummia 3: “Tutte le mattine mi preparavo come un gladiatore, con fasce muscolari e borse del ghiaccio, e mi mettevo addosso questo esoscheletro alla Terminator solo per sopravvivere a tutte quelle botte e portare a casa la scena.”
Una dedizione costata cara all’attore, e che probabilmente nascondeva un certo grado di insicurezza: “Dopo anni di scene d’azione fatte tutte da solo, senza stunt, ero abbastanza conciato male; ho dovuto fare un intervento alla spina dorsale e alle articolazioni”, confessa l’attore, che nel giro di sette anni ha subito anche interventi alle corde vocali, più una laminectomia lombare, oltre all’inserimento di una protesi nel ginocchio: “Per me è stato un periodo duro… sapevo che la mia salute sarebbe migliorata, ma ci è voluto parecchio tempo.” Dopo il famigerato incidente del 2002, in cui Fraser venne molestato dall’allora presidente dell’HFPA durante una cena dell’associazione, l’attore prese consapevolezza della necessità di un cambiamento:” Non so dirti se all’epoca io quella cosa l’ho vissuta come una molestia o meno; di sicuro ero arrivato a un punto della mia vita in cui avevo bisogno di ritirarmi dalla vita pubblica, e l’ho fatto.”
Il ruolo di Charlie in The Whale, rappresenta dunque per Fraser un modo di confrontare il proprio passato, sotto molteplici aspetti, a partire da quello fisico; e in questo senso, il design del costume su misura indossato da Fraser durante le riprese del film, in grado di restituire la consistenza della carne umana “è stato concepito al servizio dell’autenticità, al contrario di come si è fatto in passato in certe commedie per far ridere; non ho trovato opprimente indossarlo; onestamente, il fatto che fosse così ingombrante mi ha aiutato a capire che Charlie, per portarsi appresso quel corpo, doveva essere davvero un grande uomo; credo che questo sia molto poetico; e mi ha permesso di capire che avrei dovuto trattare Charlie con sensibilità e onestà; dipingerlo come un “uomo fra virgolette”, premere sul pedale del sentimentalismo o fare di lui un fenomeno da baraccone? Non avrei mai accettato di interpretarlo così; non avrei voluto assolutamente averci nulla a che fare.”