Misery non deve morire è ricordato soprattutto per Annie Wilkes, personaggio nato da Stephen King e ispirato da un sogno che lo scrittore ebbe durante un volo diretto a Londra. Il personaggio del romanzo venne poi adattato dal regista Rob Reiner per il film, che si ispirò, invece, a una serial killer americana di nome Genene Jones, che sconvolse l’opinione pubblica fra gli anni ’60 e ’70. Ma andiamo con ordine.
Stephen King era in aereo, diretto a Londra, quando ebbe un sogno spaventoso, molto probabilmente dovuto a una psiche debilitata dall’abuso di alcol e sostanze stupefacenti. Il sogno fu così violento che lo scrittore, una volta giunto in albergo, scrisse pagine su pagine, mosso da un’enorme trance creativa. Fu lo stesso King, in un’intervista rilasciata a Rolling Stone nel 2014, a dichiarare che “Misery è un libro sulla cocaina. Annie Wilkes è cocaina. Era la mia fan numero uno“.
Nel film, il ruolo della ex infermiera è stato affidato all’attrice Kathy Bates, che grazie alla sua magistrale interpretazione si è guadagnata l’Oscar come Migliore attrice protagonista nel 1991 (aggiudicandosi anche il primato di prima donna a vincere un Oscar per Miglior attrice in un thriller). Esattamente come Genene Jones (che si è resa colpevole della morte di circa 60 neonati e non è stato possibile arrivare a una stima esatta delle vittime di cui si occupava), anche il personaggio di Annie Wilkes è stato a capo del reparto di maternità in qualità di infermiera. Bates costruisce un personaggio malsano e perturbante, il cui morbo ossessivo viene liberato in una esplosione di crescente violenza nei confronti del suo mito (lo scrittore di romanzi popolari Paul Sheldon). Un’interpretazione emotivamente complessa che però ha consegnato alla storia del cinema una delle migliori villain di sempre, classificandosi al 17º posto nella lista stilata dall’American Film Institute sui 50 cattivi migliori del cinema americano.
Il fascino morboso della figura dell’infermiera seriale ha e continua ad avere grande presa sul pubblico, probabilmente proprio perché incarna due archetipi opposti (colei che accudisce, colei che uccide) intrappolati nella stessa persona. Un filone, quello dell’infermiera killer, sfruttato da piattaforme come Netflix, che all’interno del loro catalogo hanno recentemente inserito la miniserie danese L’infermiera, basato su una storia vera e arrivato sull’onda del successo del film (anch’esso disponibile su Netflix) The Good Nurse, con protagonisti Jessica Chastain ed Eddie Redmayne.