Il 1975 è stato un anno spartiacque per la filiera cinematografica americana; dalla produzione al marketing fino alla distribuzione, nessuna di queste fasi fondamentali per la realizzazione di un lungometraggio è stata più la stessa con l’arrivo, nell’estate di quell’anno, de Lo squalo (Jaws), diretto da un ventottenne Steven Spielberg. Il cineasta americano, reduce dal buon successo del film televisivo Duel e del lungometraggio per le sale Sugarland Express, non aveva idea che l’adattamento dal romanzo omonimo di Peter Benchley avrebbe cambiato per sempre le carte in tavola dell’industria cinematografica prima statunitense, poi mondiale.
Uscito per la precisione nelle sale Usa il 20 giugno 1975, Lo squalo ha lasciato una traccia indelebile nello studio system hollywoodiano del tempo, che fino all’inizio degli anni ’70 relegava la stagione estiva a film “di seconda scelta” che non avrebbero contato su grandi incassi come invece accadeva in inverno, la stagione di punta per il mercato distributivo americano. Con un battage mediatico senza precedenti mesi prima del debutto nelle sale nordamericane e con la scelta di distribuire in contemporanea in più di 400 schermi del paese un film ad alto budget in piena stagione estiva, Universal Pictures stava per cambiare le sorti dello studio system americano per sempre.
Dalla pagina al grande schermo
Era il 1973 quando i produttori David Brown e Richard D. Zanuck di Universal Pictures lessero con voracità l’anteprima del romanzo “Lo squalo” di Peter Benchley e si resero conto di avere tra le mani una possibile miniera d’oro. Le pagine dello scrittore americano infatti ben si sposavano con il ritmo tipico dei film d’azione ed avventura e per questa ragione i due acquistarono i diritti di sfruttamento del libro per una cifra di 175.000 dollari. A curare la sceneggiatura del film ci avrebbe pensato lo stesso Benchley, anche se la sua prima bozza sembrava troppo dark e cruda, se non addirittura troppo aderente al romanzo originale. Universal Pictures aveva bisogno di una modifica per aggiungere al film toni più ironici e spigliati, così da accattivarsi la maggior fetta di pubblico possibile. Ed è qui che entra in gioco Steven Spielberg, che all’epoca aveva meno di 28 anni.
Un regista di 28 anni scardina lo studio system per sempre
Steven Spielberg aveva già lavorato con i produttori Brown e Zanuck per il suo primo lungometraggio cinematografico Sugarland Express, e quando venne a sapere che i due mogul stavano cercando un regista adatto alla realizzazione del film dal romanzo di Benchley, si propose immediatamente per il ruolo dietro la macchina da presa. Questo a patto però che la bozza della sceneggiatura fosse stata rivista e modificata dal suo amico attore e commediografo Carl Gottlieb, ad oggi accreditato come co-sceneggiatore del film insieme allo scrittore del romanzo. Una pretesa che viene subito accettata da Brown e Zanuck, a cui seguirà la lunga e difficoltosa macchina della pre-produzione, delle riprese principali e della post-produzione. Nel cast del film verranno scritturati Richard Dreyfuss, Robert Shaw e Roy Scheider; girato principalmente nell’isola del Massachussetts Martha’s Vineyard, Lo squalo diventerà anche il primo lungometraggio realizzato nelle sue riprese più importanti sulle coste dell’Oceano Atlantico.
Gli alti costi di realizzazione dei modelli in scala naturale del temibile predatore marino che dà del filo da torcere ai protagonisti del film causarono durante le riprese principali moltissimi malfunzionamenti e ritardi di produzione. Ad un certo punto, Steven Spielberg fu costretto a tagliare dalle pagine della sceneggiatura moltissime scene addizionali in cui era presente lo squalo, optando per un sagace ed intelligente uso del montaggio e della colonna sonora che “evocasse” la presenza del predatore. A tal proposito, molta dell’efficacia del prodotto finale la fecero la montatrice Verna Fields e il compositore John Williams, le cui note musicali di grande tensione ancora oggi sono considerate iconiche e riconoscibilissime nell’immaginario collettivo.
Questione di marketing
Lo squalo di Steven Spielberg è stato un film che ha cambiato radicalmente le carte in tavola del meccanismo distributivo cinematografico del tempo, e molta di questa rivoluzione è dipesa dalla macchina senza precedenti del marketing legato al progetto. Il battage pubblicitario del film era in realtà già iniziato nell’ottobre del 1974, quando Brown, Zanuck e Benchley fecero il giro dei programmi radio e dei talk show televisivi per promuovere l’uscita nelle librerie del romanzo da cui sarebbe stato tratto il film in uscita l’anno dopo. La settimana prima del debutto nelle sale statunitensi, Universal spese circa 700,000 dollari (su 1,8 milioni totali in marketing) in più di venti spot televisivi brevi ma efficaci accompagnati dalle note di John Williams e dall’evocativo poster di Roger Kastel, tutti messi in onda in prima serata, ogni giorno fino all’uscita nelle sale del film prevista per il 20 giugno del 1975.
Una campagna di marketing senza precedenti anche per i metodi “aggressivi” di pubblicità del film, e non soltanto in tv. Lo squalo diventò il primo lungometraggio ad attrarre pubblico grazie ad un’estesa macchina commerciale: dalla pubblicazione della colonna sonora in LP e audiocassetta alle t-shirt, dai bicchieri di plastica con il logo del film agli squali giocattolo, dalle coperte e teli per il mare alla pubblicazione di un libro dedicato alla realizzazione del film, fino ai magneti per il frigorifero, ai costumi da squalo e alle collane con i denti (finti) del predatore marino.
Il primo grande blockbuster estivo
Una distribuzione che a metà degli anni ’70 non aveva alcun precedente. Se infatti prima del 1975 i film che uscivano nelle sale debuttavano nella loro prima settimana in sale selezionate di grandi poli metropolitani per poi espandersi una volta raggiunto il successo di pubblico, con Lo squalo il team distributivo di Universal Pictures sognò in grande come non mai. Il 20 giugno, Lo squalo debutta in 464 sale, per poi espandersi il 25 luglio a 700 sale, per portare poi a 900 i cinema che proiettavano l’evento cinematografico dell’anno dal 15 agosto. Gli incassi ovviamente furono senza precedenti: 261 milioni di dollari solo sul mercato statunitense, 270 nel resto del mondo, superando così il record di tre anni prima de Il Padrino di Francis Ford Coppola e diventando il più alto incasso cinematografico di tutti i tempi, almeno fino al 1977 con l’arrivo di Guerre stellari di George Lucas.
Un successo strepitoso che cambiò per sempre il sistema distributivo degli studios hollywoodiani; Lo squalo fu il primo lungometraggio ad alto budget a debuttare simultaneamente in centinaia di sale cinematografiche in tutto il Paese ed accompagnato da un battage pubblicitario e una campagna marketing capillare, aggressiva e senza precedenti. Il film di Spielberg fu inoltre la prima pellicola a sdoganare per sempre la stagione estiva come proficua per le distribuzioni, ed è per questo motivo che ancora oggi il “modello Lo Squalo” viene preso a lezione come il primo grande tentativo (di straordinario profitto) di blockbuster estivo nella storia del cinema Usa. Da lì a poco, Guerre stellari di Lucas avrebbe debuttato il 25 maggio 1977 accompagnato da una campagna marketing ancor più memorabile, suggellando una volta per tutte l’estate come una delle finestre distributive maggiori per lo studio system hollywoodiano ancora oggi.