Ci sono vite che sembrano uscite da un romanzo. Intrecci di esperienze tanto straordinari da apparire quasi irreali. La storia di Lee Miller è una di queste: il film “Lee” offre un ritratto intenso e coinvolgente della leggendaria fotografa e corrispondente di guerra, interpretata magistralmente da Kate Winslet.
La pellicola si concentra su un arco temporale di dieci anni, dal 1938 al periodo immediatamente successivo alla Seconda Guerra Mondiale, mostrando la trasformazione di una donna straordinaria che ha sfidato le convenzioni sociali e professionali del suo tempo.
Genere: Drammatico, Biografico
Durata: 117 minuti
Uscita: 13 Marzo 2025 (Cinema)
Cast: Kate Winslet, Alexander Skarsgård
La donna dietro l’obiettivo

Elizabeth Miller Penrose nasce nel 1907 a Poughkeepsie, nello stato di New York. Si affaccia al mondo dell’arte prima come modella, divenendo presto musa di celebri fotografi, ma a Lee non basta essere l’oggetto dello sguardo altrui: vuole impugnare la macchina fotografica, essere colei che cattura il mondo attraverso l’obiettivo.
Trasferitasi a Parigi alla fine degli anni ’20, incontra Man Ray, diventando sua allieva e collaboratrice, oltre che amante. Ed è proprio nel vivace ambiente surrealista che sviluppa un occhio fotografico unico e originale, sperimentando tecniche innovative. Il secondo conflitto mondiale cambia per sempre la sua vita: da fotografa di moda si trasforma in corrispondente di guerra, raccontando la Seconda Guerra Mondiale con immagini che ancora oggi colpiscono per la loro crudezza e umanità.
Il film prende forma concentrandosi sulla donna che sfidò le convenzioni per raccontare la realtà con il suo sguardo impavido. La pellicola rende giustizia al personaggio principale grazie alla straordinaria interpretazione di Kate Winslet, che restituisce con forza e sensibilità tutte le sfaccettature della protagonista: la determinazione, il coraggio, ma anche le fragilità (seppur nascosta). Tuttavia, il punto debole della pellicola è proprio nella costruzione degli altri personaggi: nessuno di loro riesce davvero a emergere accanto a Lee. Nonostante la bravura del cast di supporto, i comprimari appaiono sbiaditi, relegati a ruoli che servono più a esaltare la protagonista che a raccontare una storia corale.
Un viaggio visivo attraverso la guerra

Se la forza della protagonista regge l’intero film, l’aspetto tecnico contribuisce a rafforzare l’impatto della narrazione. La fotografia, curata nei minimi dettagli, riesce a evocare il senso di spaesamento e di devastazione che accompagnò la guerra. Le immagini sono costruite con grande perizia, evocando il bianco e nero drammatico delle fotografie di Lee Miller per immergere lo spettatore in un’atmosfera che oscilla tra la bellezza estetica e l’orrore della realtà.
La regia di Ellen Kuras si muove con delicatezza tra gli eventi, scegliendo un approccio che evita il sensazionalismo. Questa scelta, se da un lato evita il rischio di un’estetizzazione eccessiva della guerra, dall’altro può risultare fin troppo misurata, quasi trattenuta: alcuni momenti che avrebbero richiesto più impatto emotivo vengono trattati con una leggerezza che rischia di essere scambiata per superficialità. Il dolore, la paura, l’orrore riescono a emergere, ma sempre con una sorta di filtro che impedisce allo spettatore di esserne travolto completamente. Un’altra piccola pecca risiede nel ritmo del film, che a volte risulta troppo dilatato: alcune sequenze si protraggono oltre il necessario, spezzando la tensione e rendendo meno incisiva la narrazione.
Questo rallentamento, seppur in linea con la delicatezza del tono scelto dalla regista, rischia di appesantire la visione e distogliere lo spettatore dal coinvolgimento emotivo che la storia meriterebbe. Un altro elemento che lascia perplessi è il colpo di scena finale: arriva in modo repentino, quasi inaspettato, e spezza il ritmo del racconto. In un film biografico che cerca di restare fedele alla verità storica può risultare fuori luogo un twist così improvviso, lasciando nello spettatore la sensazione di un artificio narrativo più che di un evento organico alla storia.
Un faro per le future generazioni

Nonostante le sue imperfezioni, la pellicola riesce a trasmettere un messaggio potente. Il film non si limita a raccontare la vita straordinaria di una donna fuori dal comune, ma celebra il suo impatto duraturo. Lee Miller ha aperto le porte del fotogiornalismo di guerra alle donne, dimostrando che la testimonianza del conflitto non è un’esclusiva maschile. La sua eredità si riflette nelle generazioni di fotografe che, grazie al suo esempio, hanno potuto affermarsi in un campo dominato dagli uomini.
Oltre alla sua importanza come fotografa, Miller è stata anche una figura che ha sfidato gli schemi sociali dell’epoca, rifiutando di essere confinata in un ruolo prestabilito. Il film riesce a trasmettere questa lotta contro le convenzioni, mostrando una donna che non ha mai accettato di essere definita da altri, ma ha sempre cercato di costruire il proprio percorso, anche a costo di scelte difficili e dolorose.
Non è un film perfetto, ma riesce a restituire la grandezza della sua protagonista. Anche con i suoi difetti riesce a lasciare il segno, proprio come le fotografie di Lee: immagini che restano impresse, testimoniando la realtà con una forza che va oltre il tempo.
Conclusioni
Lee Miller presenta momenti di grande forza visiva e narrativa, ma soffre di squilibri nella costruzione dei personaggi secondari e nella gestione del ritmo, con un finale che rischia di confondere. Nonostante ciò, il messaggio di fondo resta incisivo. La pellicola riesce a trasmettere la grandezza della sua protagonista e a lasciare un segno, soprattutto visivamente e tematicamente, al netto di qualche imperfezione narrativa.
Pro
- L'interpretazione di Kate Winslet
- Il messaggio forte e ispiratore arriva a destinazione
- Una fotografia attenta e curata
Contro
- I comprimari non vengono approfonditi e sviluppati a dovere
- Plot twist finale poco adatto
- Il ritmo è troppo altalenante per reggere l'intera pellicola
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Voto ScreenWorld