La retorica del calciatore supereroe è banale, ma è perfetta per questa strana storia. Calza a pannello su Capitan Maldini, l’emblema del Milan. Il volto bello e rassicurante della parte rossonera di Milano. E se è vero che tutti i supereroi, in qualsiasi multiverso, devono passare attraverso delle tappe obbligate, la storia di Paolo Maldini al Milan ha fatto lo stesso. Sia dentro che fuori dal campo. Sia da calciatore che da dirigente è andata sempre allo stesso modo. Prima la gloria, l’amore, le vittorie, le imprese. Il faro che guidava, mentre insegnava a tutti che anche la grazia sa essere brutale, che anche i bravi ragazzi hanno carattere, che anche le facce d’angelo prestano l’anima al diavolo. E poi i titoli di coda pieni di amarezza, il lasciarsi male dopo tante cose belle vissute assieme.
Era successo nel 2009, quando Maldini diede l’addio al calcio. Un giorno di cui tutti (rossoneri e non) ricordano soprattutto la sua faccia incredula, mentre guarda la sua curva impregnata di ingratitudine. Con una frangia di presunta tifoseria che lo fischiava, senza perdonargli di non essere mai sceso a patti con parte della curva. È successo qualche giorno fa, quando il suo Milan lo ha messo poco gentilmente alla porta, pensando che l’affidabilità di un algoritmo sia più importante del carisma di un essere umano. Che il futuro del Milan debba basarsi sulla previsione dei numeri e non sul valore della Storia. La Storia che segna il volto e lo sguardo di Paolo Maldini. Una storia finita male, che adesso vi raccontiamo nei dettagli. Il titolo sulla copertina dice tutto: il film che ha licenziato Paolo Maldini. Strappate le bandiere, aprite un file Excel e partiamo.
L’arte di esonerare
Breve riassunto dei fatti. Lo scorso 6 giugno, con un comunicato stampo che ridefinisce il concetto di freddezza, il Milan ha sollevato Paolo Maldini dal suo incarico di direttore tecnico. Ma anche di collante fondamentale tra la società e la squadra, le stanze del potere e il campo. Forse adesso capiamo meglio quell’espressione dura sul suo volto durante l’addio di Zlatan Ibrahimovic qualche giorno prima. Lo stesso Zlatan Ibrahimovic che lui aveva riportato a casa per risollevare il Milan dal fango della mediocrità. Ma cosa è successo? Perché il Milan ha fatto questa scelta così impopolare scatenando l’ira della tifoseria? E cosa c’entra il cinema?
Il film incriminato, che deve essere piaciuto molto a Gerry Cardinale (il proprietario del Milan) è Moneyball. In Italia conosciuto anche come L’arte di vincere. Almeno per i pochi che lo hanno visto, perché il film del 2011 meritava sicuramente più fortuna. Alla regia Bennet Miller, lo stesso autore di Truman Capote e del sottovalutatissimo Foxcatcher. Nel cast svetta Brad Pitt nel ruolo di Billy Beane, general manager degli Oakland Atheltics, squadra californiana che agli inizi degli anni 2000 milita nella Major League di baseball e fallisce l’approdo della World Series. Al suo fianco anche un giovane Chris Pratt, quasi nella parte di se stesso. Visto che interpreta un giocatore in crisi, che si è lasciato andare. Proprio come stava facendo l’attore in quel periodo difficile della sua carriera.
Moneyball racconta l’incredibile vera di Beane, basata su un’insolita rinascita sportiva. Il tutto impreziosito dalla scrittura di quel genio di Aaron Sorkin, sceneggiatore a cui piace tanto raccontare i dietro le quinte delle grandi imprese americane. Per informazioni rivolgersi dalle parti di The Social Network, Steve Jobs e la serie tv West Wing. Ma qual è questa grande impresa raccontata nel film? E cosa ha affascinato il proprierario del Milan?
L’arte di vincere
Bene, il buon Billy Beane è diventato celebre per aver messo a punto (assieme al suo affiatato team di studiosi) un sofisticato sistema di analisi statistica delle prestazioni dei giocatori. Un metodo analitico basato su un algoritmo programmato per contenere i costi (money) e ottenere grandi risultati in campo (ball). Il mantra è uno soltanto: ottimizzare. Così nasce la Sabermetrica, una nuova scienza che deve il suo nome alla Society for American Baseball Research. La rivoluzione è tutta qui: non contano più le doti atletiche o le caratteristiche tecniche dell’atleta. Contano solo i numeri, i dati, le prestazioni. Nel baseball ad esempio tutto si basa sulla capacità di arrivare in base e di colpire la palla. Questo ha creato un sistema preventivo capace di prevedere i risultati in campo. Cosa possibile anche studiando i giocatori fuori dal campo, analizzando anche i dati relativi al sonno, all’alimentazione e allo stato psicologico della squadra.
Ultimo obiettivo? Ottimizzare i costi, puntando su giocatori con stipendi non esorbitanti e ottime performance in campo. Così nasce il metodo Moneyball. Una rivoluzione guidata proprio da Billy Beane, che pare abbia convinto lo stesso Cardinale a comprare il Milan. Milan che adesso abbraccerà questa sfida rischiosa e pionieristica. Una sfida più piena di domande che di risposte, affidata a un team di studiosi devoti al dio algoritmo. Questo metodo gelido potrà sostituire lo stile, il carisma e la conoscenza di un garante rossonero coma Paolo Maldini? Solo i risultati lo diranno. Al netto delle lecite perplessità dei tifosi e degli ultimi romantici del calcio, potremmo essere all’alba di un nuovo futuro radioso o all’ombra di un clamoroso fallimento. Senza dimenticare un’altra domanda: i dati del baseball sono applicabili anche al calcio?
La risposta sembra essere sì, perché il metodo Moneyball è stato già testato in Inghilterra su piccole realtà come Brantford e in Danimarca col Midtjylland. Con risultati incoraggianti. Adesso solo il campo ci dirà se Paolo Maldini è stato sacrificato per un futuro migliore oppure no. Nel frattempo, all’ombra del Duomo, sta andando in onda un braccio di ferro. Quello tra la Scienza e la Storia. Comunque vada, noi diamo ragione a quella vecchie frase che dice: “Il cuore ha delle ragioni che la ragione non conosce”. Con buona pace del dio Algoritmo.
E voi cosa ne pensate? Siete d'accordo con le nostre riflessioni?
Se volete commentare a caldo questo articolo insieme alla redazione e agli altri lettori, unitevi al nostro nuovissimo gruppo Telegram ScreenWorld Assemble! dove troverete una community di persone con interessi proprio come i vostri e con cui scambiare riflessioni su tutti i contenuti originali di ScreenWorld ma anche sulle ultime novità riguardanti cinema, serie, libri, fumetti, giochi e molto altro!