No, schioccare le dita non basta più. Il guanto dell’intrattenimento infinito non funziona più come una volta. Perché non basta avere tra le mani tanti brand preziosi come gemme per polverizzare la concorrenza e imporre il proprio strapotere. Lo sa bene Mamma Disney, che negli ultimi tempi non se la sta passando proprio benissimo. Qualche esempio? Un Marvel Cinematic Universe col fiato corto, un reparto animato surclassato dalla concorrenza e tante proprietà intellettuali non proprio tirate a lucido. Sì, Star Wars, stiamo parlando di te. E mentre il vecchio Indiana Jones zoppica al botteghino registrando una perdita di 100 milioni di dollari, i grandi successi del 2023 sono tutti fuori dai confini Disney. Warner si lecca i baffi con il clamoroso fenomeno di Barbie, Illumination si sfrega le mani grazie agli incassi stratosferici di Super Mario Bros., Universal si gode l’ottimo risultato di Oppenheimer e la Sony si coccola il suo Miles Morales animato a meraviglia. Ma qual è il problema? Perché Mamma Disney ci sembra così stanca? Proviamo ad analizzare la situazione reparto per reparto.
1. Marvel Cinematic Universe
Quel titolo era un profezia: Endgame. Fine dei giochi. Per gli Avengers ma anche per il Marvel Cinematic Universe. Perché dopo l’addio di Tony Stark e la pensione di Capitan America nulla è stato più come prima. La complicata Fase 4 del MCU è stata all’insegna della sperimentazione, è vero, ma anche troppo altalenante a livello qualitativo. I personaggi classici mancano troppo e c’è la sensazione di un mosaico che inizia a perdere pezzi. Perché? Da una parte il pubblico sembra stanco dopo 12 anni di film connessi tra loro. E dall’altra, forse, ecco il vero, grande problema: le serie tv. Troppe e troppo deludenti. Fatta eccezione per WandaVision e in parte Loki, tutte le serie marvel non sono state all’altezza delle aspettative. L’ammissione di colpa è arrivata anche da BOB Iger, amministratore delegato della Disney, che ha detto: “I Marvel Studios non avevano esperienza televisiva, e purtroppo abbiamo creato un eccesso di offerta che ha finito per diluire l’attenzione e la concentrazione del pubblico e chiedere troppi sforzi al nostro personale”.
Troppe serie, troppi film. Un’abbuffata di contenuti che ha abbassato la qualità in maniera drastica. Come dimostra il flop di Ant-Man and the Wasp quantumania o gli effetti visivi scadenti di quasi tutti i prodotti MCU. Le soluzioni? Magari rallentare, programmare meglio, ottimizzare gli sforzi e puntare di nuovo sulla qualità.
2. Disney Animation
Nel campo animazione Disney i problemi sono altri. E non meno gravi. Pensiamoci: forse l’ultimo Classico Disney originale (che non fosse un sequel) capace di entrare nell’immaginario collettivo è stato Oceania. Parliamo di 7 anni fa. La pandemia non ha aiutato, certo, ma la pochezza artistica dell’ultimo Strange World sembra quasi una bandiera bianca issata a testa bassa. Emblema di uno reparto in crisi di ispirazione in cui l’animazione sembra ormai pigra, anonima nel design dei personaggi e adagiata su allori che in realtà non ci sono più. La Disney Animation deve cambiare marcia e tornare ispirata per incantare come faceva un tempo.
Anche perché la concorrenza sembra ormai avanti anni luce. Infatti, fenomeni come Spider-Man – Un nuovo universo, Arcane, Klaus sembrano parlare una lingua venuta dal futuro se confrontata col piattume disneyano. Per fortuna il teaser di Wish, il prossimo Classico Disney, sembra incoraggiante visto che a livello stilistico si nota uno scossone da questo torpore. A metà strada tra tradizione e innovazione Wish è rassicurante a partire dalla sua data di uscita: il 21 dicembre al cinema. Perché rassicurante? Perché gli ultimi Classici Disney sono usciti in sala a fine novembre, pronti ad approdare su Disney Plus per il Natale. Una dichiarazione di intenti che sembra dire: i Classici Disney si vedono al cinema.
3. Pixar
Discorso simile (ma non troppo) anche in casa Pixar, dove bisogna risalire al 2017 per trovare l’ultimo film originale (anche in questo caso non sequel) a fare breccia nel cuore del pubblico. Era l’anno dell’uscita di Coco. Da allora tanti sequel in piena comfort zone, qualche errore, tanti film castrati dalla pandemia e soprattutto una strategia distributiva non proprio illuminata. Anche in questo caso ad ammettere l’errore è sempre lo stesso Bob Iger che ha detto: “Penso che l’uscita in streaming di Soul, Luca e Red abbia creato nel pubblico l’aspettativa che i film da quel momento in poi sarebbero finiti in streaming molto presto”. Il che significa aver tolto alla Pixar il fascino e l’urgenza dell’esperienza cinematografica.
E il flop di Lightyear, potenzialmente un successo annunciato, è lì a dimostrarlo. Anche perché lo stesso Iger ha poi aggiunto: “E poi ci sono stati anche alcuni errori creativi”. Qualsiasi riferimento a Lightyeat è puramente voluto. Però, diciamo anche un’altra cosa: per noi Elemental, da molti bollato frettolosamente come un flop e invece cresciuto alla distanza al botteghino, è sicuramente un bel segnale di risveglio. Speriamo bene, perché l’animazione ha bisogno che la lampadina della Pixar sia sempre accesa.
4. Star Wars
E infine eccoci nella galassia lontana lontana. Sempre più lontana dal cuore del pubblico, purtroppo. Vi basterà fare un giro in qualsiasi parco divertimenti Disney per accorgervi di un dato emblematico: il merchandise di Star Wars ormai è ridotto a un unico pezzo: l’irresistibile Baby Yoda. Ovvero quella tenera e goffa creatura creata appositamente per intenerire anche i cuori più duri e soprattutto farci aprire il portafoglio per averne qualsiasi emanazione in casa: peluche, pupazzi, funko pop, tazze, calze. Qualsiasi cosa. Questo fenomeno, però nasconde vari problemi. Il primo: la trilogia sequel ha fallito miseramente su ogni fronte. Dei suoi personaggi non è rimasta traccia, e tutto è stato dimenticato/rimosso in fretta. Come se nulla fosse. Kylo Ren, Rey e BB8 sono durati il tempo dei loro film senza lasciare un segno nell’immaginario. Secondo problema: paradossalmente la più grande saga originale creata al cinema sta sopravvivendo grazie a qualche sussulto in streaming. Dal grande al piccolo schermo il passo è enorme.
In tv a portare avanti il brand ci ha pensato solo The Mandalorian, l’unico show capace di far convivere qualità e successo commerciale. Aiutato anche dal distributore automatico di meme di cui sopra.
Ma anche qui i passi falsi non mancano: The Book of Boba Fett ha avuto senso solo quando è diventata una specie di “The Mandalorian 2.5”, Obi-Wan Kenobi non è stata affatto all’altezza delle aspettative svuotando di speranze i fan e purtroppo Andor è passata davvero in sordina nonostante il suo ottimo valore. Insomma, c’è qualcosa che non va con Star Wars. Uno scollamento inesorabile tra spade laser e spettatori per un franchise ormai incapace di appassionare davvero come un tempo. E se è vero che “il più grande maestro fallimento è“, siamo certi che Mamma Disney avrà tanto ma proprio tanto da imparare.
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