Sono passati più di quarant’anni dal primo capitolo della trilogia originale e oltre trenta dall’ultimo, eppure Evil Dead freme ancora oggi per tingere di sangue il grande schermo. Il cult horror concepito da Sam Raimi nel ’78 (data di realizzazione di Within The Woods, corto con cui il diciannovenne regista aveva abbozzato il concept della sua futura creatura) sta per aggiungere al suo semplice puzzle un nuovo pezzo della storia, La Casa – Il Risveglio del Male, titolo italiano dell’originale Evil Dead Rise, scritto e diretto da Lee Cronin con il benestare dello stesso Raimi, in veste di produttore.
Qualcosa di simile era accaduto nel 2013 con l’uscita del film di Fede Álvarez, La Casa, un Evil Dead con lo stesso nome ma dalle fattezze singolari. Lo script di Rodo Sayagues e Álvarez, revisionato da Diablo Cody per “americanizzare” il testo di due sceneggiatori non anglofoni, si appropriava dell’universo di Raimi, per la prima volta dopo L’Armata delle tenebre, ma ne eludeva il senso farsesco, il nervo ironico che ha attraversato la filmografia horror del regista fino al lucidissimo esempio di umorismo agghiacciante offerto nel 2009 da Drag Me to Hell. La casa, le regole, le formule del Necronomicon, i mutilamenti degli arti e le espulsioni di viscere e fluidi corporei rimangono elementi più o meno immutati, però il sangue è più nero, i posseduti più rabbiosi e i protagonisti più inclini a esserne terrorizzati.
C’era anche quella violenza, allusivamente sessuale, perpetrata dagli arbusti indemoniati della foresta sul corpo della protagonista Mia, surrogato femminile di Ash. Protagonista che, come viene gentilmente spiegato nelle premesse, viene portata dai suoi amici in una piccola casa isolata nel bosco nella speranza che possa guarire dalla sua tossicodipendenza. Un’idea non certo geniale sul piano narrativo, ma coerente in relazione al nuovo modo di pensare remake e reboot di classici, perché Evil Dead è una re-interpretazione dell’opera originale fondata su una nuova situazione culturale del genere horror stesso.
La Casa 2013: una rilettura a cavallo fra due epoche
Per comprendere la direzione imboccata dai nuovi Evil Dead è necessario considerare, da una parte, il divario che li separa dai primi anni Ottanta e che si traduce in un arco temporale immenso, in cui all’horror è stato permesso di tramutarsi e anche rivoluzionarsi, di ritornare a fasi passate. Dall’altra, poi, dobbiamo considerare quale fosse lo stato delle cose nell’epoca di uscita del film. La Casa di Álvarez uscì nel pieno periodo di transizione fra due ere che ora ci appaiono piuttosto distinte, cogliendone appieno le tendenze: una è quella del reboot, l’altra è quella dell’horror a tema possessione demoniaca. I remake di opere orientali, ricorrenti nella prima fase del millennio, hanno gradualmente lasciato il posto ai reboot di film e franchise statunitensi “autoctoni”: La cosa, Halloween – The Beginning e Halloween II, Non aprite quella porta 3D, I spit on your grave 2, Carrie (e la lista sarebbe ancora lunga). Allo stesso tempo, sulla scia di Drag me to Hell, dell’indagine de L’esorcismo di Emily Rose e di alcuni found footage (principale tendenza stilistica dei ’10) come i Rec di Balaguerò e Plaza, o Paranormal Activity, si è sviluppata una fortunata corrente di horror demoniaci che hanno come nucleo narrativo la presa in ostaggio, da parte di entità maligne, di corpi umani. La convergenza fra queste due ramificazioni del genere trova il suo luogo ideale in un franchise come Evil Dead, che accorpa alla perfezione questo specifico soggetto demoniaco e il concetto di reboot horror.
Non è un mistero quale interesse abbia ridestato l’attenzione nei confronti della trilogia originale, e dunque comprendere come lo stesso interesse abbia dato il via alle tre stagioni di Ash vs Evil Dead, consequenziale al successo di quel reboot ma allo stesso tempo direttamente collegato agli eventi del terzo capitolo originale. In quest’ottica, e prendendo in considerazione i dieci anni che lo separano dall’imminente Evil Dead Rise, il film di Alvarez risulta ancor più isolato e slegato. Perché, dunque, un nuovo capitolo de La Casa? La risposta giunge, ancora una volta, esaminando il contesto culturale di riferimento e il comportamento adattivo del genere horror in relazione agli altri generi cinematografici.
L’horror ritorna agli universi espansi
Gli universi cinematografici espansi, che hanno trovato assieme al marchio Marvel il perfezionamento della formula e la maggior fortuna possibile al botteghino, hanno rinfrescato una strategia che in realtà esisteva già da diversi decenni, e le cui origini andrebbero ritrovate proprio nel cinema fantastico: basti considerare i mostri Universal e i crossover (Frankenstein Meets the Wolf Man, The House of Frankenstein, o ancora House of Dracula) tramite cui i più improbabili incontri e scontri venivano messo in scena, anche quando queste non risultavano in un successo commerciale pari a quello dei rispettivi stand-alone.
Nel 2004 persino Paul W.S. Anderson era in anticipo sui tempi che sarebbero giunti: con Alien vs. Predator si riprendeva in mano l’indizio seminato in Predator 2, in cui un teschio di xenomorfo compariva come trofeo collezionato dal mostro. Alien vs. Predator ottiene un buon successo con cui assicura ai produttori la possibilità di un sequel chiamato Requiem; eppure, nonostante ciò, si traduce contemporaneamente in uno scult, finendo per essere sbeffeggiato. Freddy vs. Jason era stato addirittura programmato nell’87, ma la sua realizzazione slitta al 2003 per questioni di copyright che fra New Line (Nightmare) e Paramount (Venerdì 13) dovevano essere risolte. Sadako (Ring) ha affrontato Kayako (Ju-on) e il rettile di Lake Placid quello di Anaconda, ma è James Wan con i personaggi e le storie di The Conjuring a cristallizzare il modello definitivo di universo horror espanso, che ha trovato le sue icone nella bambola Annabelle e nella demoniaca suora di The Nun.
La Casa – Il risveglio del male: dal bosco alla città, dall’eroe alle eroine
Sebbene vi sia ragione di credere che Evil Dead possa voler seguire questo schema, è ancora presto per determinarlo con certezza. E per saperlo dovremo forse attendere di esaminare il futuro di quegli universi supereroistici che, dopo aver rinvigorito la formula, sembrano finiti in un impasse, fra l’incertezza della Fase 4 Marvel e il poco convincente risultato di Black Adam per la DC (suggerendo la concreta probabilità che il pubblico, in questo momento storico, stia cercando altro). È stato già stabilito, inoltre, che gli eventi narrati nel reboot del 2013 non avranno alcuna rilevanza. Tuttavia, il trailer e il primo poster di Evil Dead Rise suggeriscono in largo anticipo una sostanziale divergenza fra lo spirito raimiano delle origini e quello che contraddistinguerà il film, e che plasmerà gli eventuali sequel del futuro.
Suggerisce, ad esempio, che l’azione si sposterà dall’incontaminata natura boscosa alle città, che le eroine saranno al plurale e non più al singolare (maschile) e che gli incubi generati dal Necronomicon, il Libro dei Morti, arriveranno a materializzarsi in corpi ancor più vicini, cioè quelli della propria famiglia. La storia riguarderà, infatti, due sorelle che si ritroveranno ad affrontare insieme la propria figura materna, deformata dall’influsso del Male.
Cosa si aspetta il pubblico di oggi dall’horror?
È evidente che il franchise abbia inglobato gran parte della corrente che caratterizza l’horror post-2010: il grief horror, spinto soprattutto dai prodotti provenienti dalla casa di produzione e distribuzione A24, è un modello di horror che magnetizza l’interesse dei personaggi e le vicende attorno a una perdita e al lutto. Da Babadook a Midsommar, da Hereditary all’indie The Invitation, passando per i grandi successi di Annabelle e Smile, il grief horror (che trova in A Venezia… un dicembre rosso shocking il suo indiscusso progenitore) ha riacquisito la sua centralità infiltrandosi in un genere cinematografico che aveva dimenticato l’elaborazione del dolore per lasciar spazio alla brutalità della violenza incontinente di inizi 2000. Violenza che, a pensarci, ricorderebbe esattamente quella rappresentata da Raimi senza orpelli o sovrastrutture psicoanalitiche, ma stavolta privata del suo senso più giocoso. La Casa – Il risveglio del male sembra intenzionato a riappropriarsi del lato più sanguigno e malvagio del franchise per raccontare lo straziante abbandono materno (in senso figurato).
La verità è che il pubblico del 2023, avvezzo ormai all’elevated horror – usiamo questa denominazione per convenienza come fa anche Jordan Peele, che non sembra apprezzarla molto – e a meccanismi di paura profondi, che non si esauriscano nel jump scare e in volti inquietanti, è diventato molto esigente e non si lascia più incantare facilmente dalla magica comparsa di totem iconici (perché sì, c’è anche la motosega di Ash). Quello che negli anni Settanta del primo slasher e negli Ottanta dei boogeymen costituiva l’eccezione alla regola (Don’t Look Now, Shining, Changeling lo erano) è oggi diventato regola, e quello che una volta bastava non basta più.
All’horror odierno si chiede spessore stilistico e concettuale, autenticità e coraggio, ma più di tutto la capacità di cogliere la contemporaneità mediante la coesione fra intrattenimento e critica sociale. Lo dimostrano le opere di Jordan Peele (Get Out, Us, Nope) e film altrettanto politici come La Notte del Giudizio, Barbarian o Candyman. Che Evil Dead Rise possa essere in grado di soddisfare le aspettative di un pubblico che ha da tempo superato il pregiudizio sull’horror, dimostrando di apprezzarne le sconfinate possibilità analitiche sul mondo e sulla società, è ancora da vedere. Una cosa è certa: la serietà non è più sola assenza di ironia.
E voi cosa ne pensate? Siete d'accordo con le nostre riflessioni?
Se volete commentare a caldo questo articolo insieme alla redazione e agli altri lettori, unitevi al nostro nuovissimo gruppo Telegram ScreenWorld Assemble! dove troverete una community di persone con interessi proprio come i vostri e con cui scambiare riflessioni su tutti i contenuti originali di ScreenWorld ma anche sulle ultime novità riguardanti cinema, serie, libri, fumetti, giochi e molto altro!