Può un successo cinematografico di portata internazionale diventare controproducente per i suoi protagonisti? Nel 2008, Twilight riscosse una straordinaria eco mediatica, incassando circa 400 milioni di dollari al botteghino e ampliando in maniera ancora più spiccata la popolarità dei romanzi scritti da Stephanie Meyer. Al primo capitolo diretto da Catherine Hardwicke avrebbero fatto seguito altre quattro pellicole, al cui vertice sarebbero rimasti i personaggi di Bella Swan e Edward Cullen, interpretati rispettivamente dall’attrice statunitense Kristen Stewart e dall’attore britannico Robert Pattinson.
In realtà, la serie di Twilight, sebbene molto amata dal pubblico adolescenziale, non è stata certo apprezzata dalla critica e dall’opinione pubblica in generale, tanto per la scrittura carente quanto per una messa in scena tutt’altro che indimenticabile. A pagarne il prezzo al di fuori di questo universo vampiresco sono stati proprio i due interpreti principali, etichettati come attori di scarsa rilevanza, esattamente come la stessa saga.
Tanto la Stewart quanto Pattinson hanno impiegato molto tempo, e diversi altri film, per dimostrare quanto fossero invece due artisti in grado di trovare il loro posto d’onore nel panorama cinematografico. I loro recenti successi con Spencer e The Batman rappresentano il miglior esempio possibile di come il talento sovrasti sempre i pregiudizi.
Kristen Stewart, dalla Croisette agli Oscar
Già prima di Twilight, Kristen Stewart aveva preso parte ad alcuni film molto significativi, quali Panic Room di David Fincher (2002) e Into the Wild – Nelle terre selvagge di Sean Penn (2007). Eccezion fatta per Biancaneve e il cacciatore (2012), comunque buon successo commerciale, al termine della saga vampiresca il percorso dell’attrice statunitense proseguì con scelte estremamente mirate, per lo più in film dove l’autorialità avesse un peso maggiore.
Partendo da Still Alice (2014), pellicola che diede l’Oscar a Julianne Moore ma che segnò la svolta drammatica di Kristen, l’attrice si dedicò a progetti sempre più ricercati. Molti dei film seguenti sarebbero stati parte della selezione ufficiale del Festival di Cannes: così la Croisette divenne, un film dopo l’altro, il luogo eletto nel quale Kristen avviò la sua nuova carriera, lontana dai riflettori conosciuti in passato ma più vicina a storie importanti e a registi che le dessero la possibilità di lavorare sul proprio talento.
Tra il 2014 e il 2016, la Stewart presenziò alla rassegna francese con titoli parecchio celebrati: Sils Maria di Olivier Assayas (che le valse anche un Premio César nel 2015), Café Society di Woody Allen (in un ruolo che evidenziò anche il lato più sensuale di Kristen) e Personal Shopper, diretto ancora da Assayas. Quest’ultimo è ritenuto uno dei film più difficili che la Stewart abbia mai realizzato, e valse all’autore il premio per la miglior regia. Ma non solo Cannes: l’attrice statunitense è stata successivamente ospite anche del Lido di Venezia, con Seberg – Nel mirino di Benedict Andrews, un dramma biografico nel quale Kristen ha interpretato la tormentata attrice Jean Seberg, in uno dei periodi più difficili della sua esistenza attorno il 1968.
Ma un altro biopic dalla costruzione particolare attendeva la Stewart. In concorso alla 78^ Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, Spencer di Pablo Larraín ha consacrato definitivamente il talento di Kristen, che si è calata perfettamente nel ruolo della Principessa Diana raccontando il dramma personale di una donna che, dopo aver a lungo riflettuto, scelse di divorziare da un marito che non l’aveva mai amata, fuggendo dalle costrizioni della Casa Reale britannica che avrebbe voluto continuare a intrappolarla in un matrimonio sbagliato e infelice. Nessuno poteva comprenderla, e non voleva farlo: darle ragione avrebbe significato sconfessare il significato stesso della monarchia, che avrebbe dovuto ammettere di essere ormai completamente fuori dal mondo contemporaneo. Diana, in quel Natale del 1991, scelse la libertà per sé stessa e, fin dove possibile pure soltanto per un giorno, anche per i suoi figli. Una presa di posizione forte, necessaria per la propria salvaguardia e inevitabilmente egoistica, ma che evidenzia ciò che la Principessa ha lasciato a tutti noi: un patrimonio di onestà e profondissima umanità, forse senza eguali. E qui è omaggiata da una Kristen Stewart meravigliosa, in un’interpretazione semplicemente regale. Per lei la recente prima candidatura all’Oscar, che l’ha proiettata nell’olimpo del cinema.
Robert Pattinson, da vampiro a… Uomo Pipistrello
La saga di Twilight aveva inciso negativamente soprattutto su Robert Pattinson. Nonostante fosse diventato uno degli attori più conosciuti (e pagati) al mondo, in pochi consideravano l’attore britannico un interprete sul quale scommettere ad occhi chiusi. Eppure, esattamente come Kristen Stewart, anche Pattinson è riuscito a ritagliarsi progressivamente uno spazio rilevante nell’ambito cinematografico internazionale, restando al di fuori da facili scelte per la propria carriera.
Già con Remember Me (2010), un film poco conosciuto ma molto interessante, Pattinson aveva dimostrato una certa versatilità per i ruoli drammatici, confermandosi in Come l’acqua per gli elefanti di Francis Lawrence (2011), nel quale recitò accanto a Christoph Waltz e Reese Whiterspoon. Ma fu certamente significativa la duplice collaborazione con David Cronenberg: entrambi presentati al Festival di Cannes, Cosmopolis (2012) e Maps to the stars (2014) diedero a Pattinson la possibilità di misurarsi con la regia di un grandissimo autore.
Dopo Civiltà perduta (2016) e Good Time (2017), la crescita esponenziale di Robert proseguì con High Life (2018), dramma fantascientifico diretto da Claire Denis nel quale l’attore ebbe accanto in scena Juliette Binoche, ottenendo un ottimo riscontro di critica. Dopo la partecipazione a Il Re di David Michôd, nel 2019 Pattinson prese parte a due film molto particolari: The Lighthouse, un horror estremamente cupo diretto da Robert Eggers e presentato alla Quinzaine des Réalisateurs di Cannes, e Waiting for the barbarians, un dramma militare diretto da Ciro Guerra e presentato in concorso alla Mostra di Venezia (tratto dal romanzo di J. M. Coetzee, che a sua volta richiama Il deserto dei Tartari di Dino Buzzati).
Ma gli ultimi due anni sono stati quelli determinanti per la svolta definitiva nella carriera di Pattinson. Nel 2020, pur nelle difficoltà della crisi internazionale, giunse nelle sale internazionali l’attesissimo Tenet, undicesimo lungometraggio firmato da Christopher Nolan. In un cast composto anche da John David Washington, Elizabeth Debicki, Kenneth Branagh, Dimple Kapadia, Martin Donovan e Michael Caine, nel ruolo di Neil l’attore britannico ha offerto una prova straordinariamente brillante, utilizzando pienamente le possibilità che gli presentava un personaggio disegnato su misura per lui.
In questo 2022 è finalmente arrivata la consacrazione. Con The Batman, nel ruolo di Bruce Wayne e dell’Uomo Pipistrello, Pattinson si è affermato come erede ideale di Michael Keaton e Christian Bale e, insieme al regista e sceneggiatore Matt Reeves, ha proposto un Cavaliere Oscuro introverso e istintivo, ancora non completamente forgiatosi come lo avevamo invece conosciuto nei film di Burton e Nolan (e anche nei più recenti di Snyder). Un successo di pubblico e critica quasi unanime, tanto per la pellicola (assolutamente straordinaria) quanto per Robert, sulla cui fantastica interpretazione di Batman avevamo francamente ben pochi dubbi nonostante le diffidenze giunte da più parti, quando il suo nome venne inizialmente annunciato da Warner Bros. Pictures.
Due protagonisti della contemporaneità
Abbiamo dunque raccontato quali siano state le strade che Kristen Stewart e Robert Pattinson hanno percorso dopo aver abbandonato i ruoli di Bella e Edward. Entrambi hanno dimostrato come, a volte, gli attori vengano frettolosamente accantonati, a prescindere dalla popolarità ottenuta in precedenza.
A differenza di altri che non hanno avuto la stessa forza di reagire alle critiche o ai pregiudizi, Kristen e Robert (che tutt’ora condividono una bella amicizia e che in passato sono stati al centro di vari pettegolezzi) hanno creduto nella propria passione per la recitazione, e hanno messo il loro talento a disposizione di autori che hanno puntato sulle loro capacità.
Nel panorama cinematografico attuale, Stewart e Pattinson rappresentano due riferimenti irrinunciabili e, certamente, regaleranno altre emozioni al pubblico che, nel tempo, ha imparato ad apprezzarli e a riscoprirli completamente.