Joker era un musical in divenire. Sì, stiamo proprio parlando del campione d’incassi del 2019, quel comic-book movie in controtendenza con il genere a cui apparteneva che citava Martin Scorsese e vinceva uno storico Leone d’Oro alla 76° Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia. Il film standalone con protagonista un Joaquin Phoenix da Oscar nei panni di Arthur Fleck/Joker alzò notevolmente l’asticella di quello che poteva essere il genere supereroistico sul grande schermo, fedele alle sue radici fumettistiche più dark ed adulte ma con tutto l’oscuro fascino di uno degli antagonisti più celebrati ed influenti nella cultura pop di sempre.
Il film del 2019 è stato un successo commerciale ed autoriale senza precedenti nel suo genere, tanto che il sequel, Joker: Folie à Deux (qui il primo, esaltante teaser trailer) ha già generato polemiche ed ostracismi sul fatto che avrà la struttura narrativa di un jukebox musical, con canzoni interpretate da Joaquin Phoenix e Lady Gaga (nei panni della squilibrata Harley Quinn) di vecchio e nuovo repertorio. Ma è davvero una sconvolgente novità? Perché siamo assolutamente convinti che Joker 2 non poteva che essere un film musicale, se solo avessimo guardato con più attenzione il film precedente.
It’s showtime!
“It’s showtime!” Così esordisce uno dei secondini dell’Arkham Hospital di Gotham City all’inizio del delirante teaser trailer di Joker: Folie à Deux. Tempo di entrare in scena, ancora una volta, per Arthur Fleck; stavolta alle prese con una prigionia che gli sta stretta, da cui fuggire soltanto attraverso la sconfinata immaginazione senza muri e barriere della mente. Una mente però fratturata e delirante che incontrerà man forte nell’altrettanto squilibrata Harley Quinn; tra i due, a giudicare dalle prime, impressionanti sequenze del teaser trailer, scoccherà un amore focoso ed imprevedibile a tinte musical. Naturale prosecuzione di un discorso già affrontato nel capitolo cinematografico precedente e qui coerentemente portato alle sue estreme conseguenze.
Perché a suon di “That’s Life!” di Frank Sinatra, di “Rock&Roll Part II” di Gary Glitter e delle perverse note della colonna sonora originale composta dalla islandese premio Oscar Hildur Gudnadottir, l’Arthur Fleck interpretato da Phoenix già quattro anni fa si muoveva in stentoreo equilibrio a passi di danza (e di morte). Se ricordiamo bene, il primo capitolo diretto da Phillips si apriva con Fleck nei panni del vivace clown Carnival, che si muoveva con allegri passetti di danza infantile come testimonial di uno spot pubblicitario in strada. Un lavoro che avrebbe presagito ciò che sarebbe arrivato tragicamente dopo; una vita di frustrazioni e delusioni private, una malattia mentale ed una madre morbosa che non lasciavano scampo alla libertà interiore del fragile Arthur. Fino a quando il primo crimine commesso a suon di grilletto fuori dalla stazione della metropolitana cambia per sempre le prospettive.
Il ballo della violenza
Dopo aver ucciso un uomo fuori dal vagone del metrò, Arthur si accorge di ciò che ha fatto, corre disperato all’interno di un bagno pubblico e si guarda allo specchio: non più inorridito per il gesto criminoso che ha compiuto, Fleck accenna alcuni stentorei ed inquietanti passi di danza, trionfante. Sulle note viscerali della colonna sonora di Hildur Gudnadottir, a suon di perverso balletto nasce la figura pericolosa del Joker, il cui apice narrativo si consuma nel terzo atto del film, prima nell’appartamento del nostro protagonista, poi sulle ormai celebri scalinate del Bronx newyorkese. Prima di recarsi come ospite allo show televisivo di Murray Franklin (Robert De Niro), Arthur prepara il suo trucco e il costume da Joker sulle note diegetiche di That’s Life di Sinatra, per poi far esplodere tutta la sua carica violenta sull’ormai iconica scalinata del film, dove Phoenix si lascia andare ad un ballo sbilenco ma vitalissimo a suon di Rock&Roll Part II di Gary Glitter.
E così, attraverso il ballo e la musica, Arthur Fleck lascia progressivamente il posto al Joker, Che pure negli ultimissimi istanti del film scritto dalla penna intelligente dello stesso Todd Phillips assieme a Scott Silver, sciorina alla psichiatra dell’Arkham alcune note della popolare hit musicale di Frank Sinatra, suggellando un coerente passaggio di consegne tra il primo capitolo cinematografico ed il suo sequel, annunciato da Warner Bros. Discovery come un jukebox musical nella mente distorta dei suoi due protagonisti e confermato dalla prime, adrenaliniche sequenze del teaser trailer.
Alle radici del musical: Amore Folle
Che poi, a dirla tutta, l’atteso Joker: Folie à Deux ha tutte le ragioni del mondo per essere un jukebox musical, tra vecchio repertorio e nuove canzoni di zecca composte da Hildur Gudnadottir. Nonostante la sceneggiatura del sequel (ancora curata dal duo Phillips/Silver) sia prevalentemente originale, è impossibile non porgere omaggi e reverenti ammiccamenti al seminale fumetto Batman: Amore Folle. Scritto da Paul Dini e Bruce Timm e pubblicato nel febbraio del 1994, proseguiva le avventure del Bruce Wayne della serie animata di due anni prima introducendo per la prima volta in assoluto il personaggio di Harley Quinn al pubblico di avidi lettori.
Che nel graphic novel di Dini e Timm era l’alter ego criminale di Harleen Quinzel, psichiatra dell’Arkham Asylum che prima si innamorava perdutamente di Joker, poi rimaneva invischiata in una relazione sentimentale di natura tossica, fatta di prevaricazione maschilista ed abusi fisici ed emotivi. Un fumetto che fece scuola e scalpore al tempo, perché nato come inedita costola “adulta” dello show televisivo animato e che aveva l’ardire di imbastire un profondo discorso di natura psicologica e comportamentale che legava le due menti criminali protagoniste di Amore Folle. Che anche nel graphic novel del 1994, in alcune delle tavolozze più vivaci ed ispirate, si lasciavano andare spesso e volentieri a deliri condivisi a suon di canzoni, note musicali e filastrocche inquietanti ed ipnotiche. Ulteriore prova, stavolta squisitamente letteraria, a favore dell’apparente svolta “shock”musicale di Joker: Folie à Deux.
Un delirio a due
Che poi il sequel in arrivo nelle sale italiane il prossimo 2 ottobre 2024 (e probabilmente, nella selezione ufficiale di Venezia 81) sia veramente all’altezza delle inedite e coraggiose promesse fatte da Todd Phillips e Warner Bros. Discovery è un altro paio di maniche di cui verremo a capo nei prossimi mesi, ma sta di fatto che Joker: Folie à Deux già si candidata ad evento cinematografico della seconda parte dell’anno, fiore all’occhiello di un catalogo di offerte targate Warner (che ha da poco avuto Dune: Parte Due, a maggio sarà a Cannes con Furiosa e si prepara ad un’estate in sala con il western di Kevin Costner e il Beetlejuice 2 di Tim Burton) semplicemente accattivante.
Esperimento cinematografico ad alto budget di grande ardore e coraggio, Joker 2 ha l’obiettivo (almeno sulla carta) di remare in orgogliosa controtendenza rispetto alla forma rei dei grandi blockbuster attuali e dei suoi sequel, e contraddicendo le aspettative, seppur legittime, del vastissimo pubblico di spettatori che avevano amato il film del 2019 premiandolo con incassi da capogiro. Come reagiranno gli spettatori all’idea di trovarsi in sala di fronte ad un dramma iper-violento e malato, a suon di vecchie e nuove canzoni interpretate davanti la macchina da presa da Joaquin Phoenix e Lady Gaga? Lo scopriremo solamente ad ottobre, ma nel frattempo non prendiamocela con la produzione del film se Joker 2 sarà (in parte?) un musical: ne ha tutte le ragioni.
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