Jeffrey Jerome Cohen, pioniere della “teoria dei mostri”, sostiene che la narrativa horror giochi un ruolo importante nel modo in cui una cultura comprende se stessa, in particolare in relazione alle nostre paure. Egli avverte che le tensioni sociali e i traumi che creano ansia in una cultura si manifesteranno sintomaticamente come un fascino culturale per i mostri, una fissazione che nasce dal duplice desiderio di nominare ciò che è difficile da comprendere e di addomesticare (e quindi privare di potere) ciò che ci minaccia. In altre parole, quando proviamo ansia a livello culturale – ad esempio, con la paura diffusa del mancato accesso di una donna a cure mediche sicure o la mancata autonomia sul proprio corpo – dovremmo aspettarci che tale ansia assuma la forma di un mostro che possiamo addomesticare. Lo abbiamo visto negli anni ’70, in seguito all’approvazione di Roe vs Wade. Non erano passati nemmeno due anni da quella decisione storica ed ecco che esce nei cinema il proto-slasher Black Christmas (1974): la final girl Jess incarna le paure di coloro che demonizzano la liberazione delle donne. 50 anni dopo, purtroppo, le paure non sono così diverse e arriva Immaculate a manifestarle.
Horror come genere della non-negazione
Il cristianesimo ha un rapporto complicato con la paura e la sua elaborazione considerando quanto la sua retorica dominante vuole che le persone lottino contro questa emozione primaria. Il problema è che la paura è ineliminabile. Abbiamo anche visto come questa retorica della paura porti a sensi di colpa e vergogna profondissimi; se però la soppressione di questa non funziona, bisogna imparare a gestirla, perché ignorarla non la farà andare via.
Uno studio recente condotto dalla National Library of Medicine ha dimostrato che coloro che guardano film horror tendono ad avere livelli di ansia e paura più bassi e una maggiore resilienza emotiva. Lo studio dimostra che le finzioni spaventose consentono al pubblico di mettere in pratica strategie di coping efficaci che possono essere utili in situazioni del mondo reale. Quindi, l’orrore potrebbe avere un impatto positivo su come permettiamo alla paura di entrare nella nostra vita quotidiana, riuscendo a trascendere il tabù di quest’ultima. L’horror, per sua natura, porta a pensare abbastanza apertamente al bene e al male; in un certo senso, è il genere della non-negazione, il quale aiuta ad affrontare ciò che c’è di spaventoso nel mondo e nelle relazioni intra- ed extra-personali. L’horror invita alla profondità, è un ottimo strumento per elaborare temi complessi e dolorosi. Betty Millar, filosofa e ricercatrice di scienze cognitive, ha studiato la forza del genere nel comunicare temi di morte e dolore. Ella scrive che i film horror utilizzano un mostro inaspettato come modo efficace per rappresentare l’esperienza del dolore, creando un parallelo tra l’esperienza del dolore per chi è in lutto e l’effetto dirompente dell’ingresso di un mostro nella vita della o del protagonista.
Film contemporanei come The Babadook, Hereditary, The Witch, e persino serie come The Haunting of Hill House, utilizzano la potenza dell’orrore per gestire l’ingestibile. Osservando un dolore estremo attraverso situazioni fittizie e trovando una connessione con personaggi che sperimentano l’impensabile, riconosciamo le nostre paure e avviamo verso la guarigione. Mike Flanagan descrive l’horror come “esplorazione metaforica” e come luogo sicuro in cui noi, attraverso la nostra cultura, possiamo affrontare le cose che ci turbano e ci spaventano, il lato oscuro della nostra natura. Insomma, l’horror è visto come uno strumento per migliorare il significato di una storia piuttosto che l’obiettivo finale, e ci dimostra come la paura possa aiutarci a elaborare cose impensabili, come la morte, il dolore, la colpa e il perdono.
Autonomia corporea e Nunxplotation
Per una donna, cosa ci può essere di più doloroso di non avere autonomia e un senso di proprietà sul proprio corpo? Immaculate esplora esattamente questo. E ciò che lo distingue dagli altri film “scary sister” – ad eccezione di The First Omen, come vedremo – è il fatto di essere inteso come un’allegoria della posizione storica della Chiesa cattolica sull’autonomia corporea femminile e sui diritti riproduttivi delle donne.
In un momento iniziale, la protagonista Suor Cecilia chiede alla sua consorella Gwen se crede in Dio, e lei risponde: “Certo che ci credo! La vita è così crudele, solo un uomo può essere responsabile”. Questa frase stabilisce il tono femminista di tutto il film, che trae ispirazione da classici del genere come The Devils, infondendo al contempo un approccio contemporaneo e stilizzato che ricorda le produzioni Blumhouse.
Scritto da Andrew Lobel, Immaculate era già pronto nel 2014, ma non è stato prodotto. Tuttavia, Sydney Sweeney, che aveva fatto un provino per il film all’epoca, era determinata a portarlo a termine. Anni dopo, l’attrice principale ha assunto anche il ruolo di produttrice per garantire che il film prendesse vita. Avendo precedentemente collaborato con il regista Michael Moh nel film del 2021 The Voyeurs, Sweeney lo ha fortemente voluto per dirigere Immaculate. Il film è l’ultimo ingresso nel sottogenere emergente sulle “suore mostruose”. Tuttavia, già dopo la seconda guerra mondiale, la suora cinematografica prende piede nel panorama culturale occidentale. Nei due decenni successivi alla guerra, le rappresentazioni cinematografiche della suora spaziano dal sublime (Black Narcissus) all’assurdo (Change of Habit). Le suore nei film raggiungono il loro apice a metà degli anni ’60 con l’uscita di The Sound of Music, The Trouble with Angels, e The Singing Nun – con Debbie Reynolds nel ruolo di una versione fittizia della vera Soeur Sourire (Sister Smile), la suora domenicana belga la cui canzone Dominique raggiunse la vetta delle classifiche pop statunitensi nel 1963. Il significativo cambiamento culturale in Occidente, insieme all’ascesa della seconda ondata del femminismo, diffuse il fascino del pubblico americano per le suore all’inizio degli anni ’70. Quegli stessi cambiamenti sociali, tuttavia, hanno presumibilmente influenzato il “nunsploitation”, emerso dall’Europa cattolica (e curiosamente dal Giappone) durante quello stesso decennio, con titoli come The Sinful Nuns of St. Valentine, Killer Nun e Sins of Sister Lucia. Dagli anni ’80 fino a tempi relativamente recenti, le rappresentazioni cinematografiche di suore sono piuttosto rare, fatta eccezione per prestigiosi adattamenti di opere teatrali – come Agnes of God e Doubt – o anomalie culturali – come Sister Act, il franchise musicale dei primi anni ’90.
L’ultimo decennio ha visto la ricomparsa della suora, questa volta principalmente nel contesto del genere horror. Per molti versi, la messa in primo piano della religiosità nel film horror sembra un’evoluzione ovvia e inevitabile basata sui film di “nunsploitation” dei decenni passati, così come sulla posizione di lunga data del loro collega maschio, il prete, nel sottogenere dell’esorcismo. La suora mostruosa nasce da precedenti archetipi culturali, come quelli della suora crudele o violenta. Questo tipo è emerso principalmente dall’esperienza delle/i Baby Boomer durante l’era dell’istruzione cattolica del secondo dopoguerra e dalle punizioni corporali che a volte venivano inflitte dalle suore nelle varie aule scolastiche. Queste esperienze sarebbero state rappresentate su una moltitudine di piattaforme mediatiche quando la generazione dei Boomer raggiunse la maggiore età negli anni ’70 e ’80, spesso per effetto comico, come mostrato nella prima parte del film di John Landis The Blues Brothers e nel romanzo di John R. Powers, trasformato in musical di Broadway Do Black Patent Leather Shoes Really Reflect Up?
Cecilia vs Maria
Sydney Sweeney in Immaculate è Suor Cecilia, una giovane novizia invitata a prendere i voti in un convento italiano. Cecilia viene convocata dai dirigenti del convento che le chiedono di confermare di aver onorato il suo voto di castità. Nonostante la risposta positiva, il medico rivela la sua inaspettata gravidanza. Mentre per le suore si tratta di un miracolo – la seconda venuta di Cristo – una sequenza di fatti terribili si abbatte sulla giovane. Immaculate parte dai recenti fatti politici avvenuti negli USA – nel 2022 la Corte Suprema degli Stati Uniti ha annullato la sentenza del 1973 che stabiliva il diritto costituzionale delle donne all’aborto – per affrontare il tema del corpo femminile e di come il patriarcato (di cui la Chiesa è fiera estensione) voglia appropriarsene sempre di più.
Proprio come avvertiva The Handmaid’s Tale, quando la politica di estrema destra, il dominio maschile e le credenze religiose si allineano, i corpi delle donne diventano proprietà dello Stato e sono soggetti a restrizioni disumane. Dai culti satanici in Rosemary’s Baby alla prole omicida in Prevenge, numerosi film hanno dimostrato che l’horror è uno dei migliori mezzi per esplorare le ansie che circondano la maternità e il corpo femminile. Immaculate ne è un esempio perfetto. Le suore a un certo punto vestono Cecilia per farla somigliare a Maria, e lei in un toccante primo piano rivela tutto il suo tumulto interiore, immobile e intrappolata in circostanze a cui non ha mai acconsentito. Nonostante sia venerata, a Cecilia viene negato l’accesso a cure mediche adeguate, tanto che lei finge un aborto spontaneo nella speranza di essere portata in ospedale. Riflettendo l’attuale clima maschilista, il benessere del feto non ancora nato ha la priorità rispetto alla vita della giovane. Cecilia combatte contro le forze religiose che tentano di minare la sua autonomia corporea. Lo splendido atto culminante del film è uno sfogo sanguinoso e viscerale di rabbia femminile in cui le grida di Cecilia trasmettono non solo la sua angoscia, ma risuonano come un’espressione più ampia della rabbia collettiva delle donne.
Immaculate e The First Omen
Immaculate è un’espulsione della religione e del patriarcato e una sorprendente rappresentazione della bellezza che si trova nella rabbia femminile e nel suo risveglio. Non capita tutti i giorni di vedere un film horror a tema cattolico che sostiene apertamente l’autonomia di una donna sul suo corpo. Ma il 2024 è l’anno in cui non ne vediamo uno, bensì due, usciti a una settimana di distanza l’uno dall’altro: Immaculate e The First Omen – un prequel del film del 1976 sulla nascita dell’Anticristo. Entrambi presentano una mite novizia americana, Sister Cecilia di Sweeney e Sister Margaret di Nell Tiger Free, reclutata da un prete per venire in Italia. Cecilia si reca in un ospizio per suore, Margaret in un orfanotrofio. Ognuna fa amicizia con un’altra suora che ha più esperienza sessuale (rispettivamente Sister Gwen e Sister Luz); una terza suora, che è stranamente ossessionata da loro, si lancia verso la morte e si scopre che un prete sta manipolando la protagonista per farle partorire un bambino, mentre entrambe le donne (ora misteriosamente incinte) cercano di svelare il mistero di ciò che sta accadendo loro.
Le ansie sulle gravidanze non regolate che si manifestarono nel cinema dell’orrore degli anni ’70 causano un profondo cambiamento negli atteggiamenti religiosi americani nei confronti della legislazione sull’aborto, specialmente tra gli evangelici. Per costoro, la differenza di genere è davvero fondamentale per comprendere l’ordine sociale, credendo che Dio abbia creato uomini e donne per essere opposti: la vocazione primaria delle donne è quella di moglie e madre. Quindi, l’aborto recide quel tipo di relazione biologica e sociale sulla quale tutto si fonda. Per questa ragione, l’aborto è una priorità per gli evangelici, poiché in un certo senso colpisce il cuore della loro comprensione di come Dio ha ordinato la società. Come accennato, nel 2024 la Corte Suprema degli Stati Uniti ha annullato la sentenza Roe contro Wade, ponendo fine alla protezione federale per i diritti all’aborto.
Tredici stati hanno immediatamente promulgato “leggi trigger”, scritte per entrare in vigore nel momento in cui la sentenza Roe è stata annullata, e altri tredici hanno rapidamente adottato una legge per vietare gli aborti. Ecco i terrori gemelli di Immaculate e The First Omen. I mostri in questi due film sono dei preti che sfilano come figure paterne amorevoli ma che in realtà cercano di controllare i corpi delle giovani donne per i propri fini. Nello specifico, entrambi i preti orchestrano gravidanze senza il consenso delle giovani suore di cui sono responsabili. Abusano della loro autorità religiosa per esercitare il controllo sull’utero delle donne, un atto che i due film descrivono come mostruoso e profondamente sbagliato. I loro finali evidenziano la riaffermazione da parte della protagonista della sua autonomia sul proprio corpo e sul proprio utero – Immaculate con una potenza raramente vista prima. Questi due film incarnano le ansie molto reali che le donne contemporanee sperimentano sul modo in cui gli uomini potenti continuano a esercitare la religione per controllare i corpi e la riproduzione delle donne.
Beate le non mansuete
C’è qualcosa nell’inaccessibilità di un convento che dà l’impressione che nasconda segreti dietro le sue mura impenetrabili. Questo lo rende il parco giochi perfetto per l’orrore. Improvvisamente, le suore non sono donne mansuete, ma ribelli e talvolta malvagie. Quest’idea, come nel franchise di Conjuring, mostra la Chiesa cattolica per quello che è veramente: sotto il velo della santità c’è marciume morale. Nei film di nunexploitation le suore possono essere peccaminose o malvagie, e il conflitto nasce dalla natura oppressiva o sessualmente repressiva della Chiesa. C’è un versetto a cui Immaculate fa spesso riferimento, appartenente a Matteo 5:5: “Beati i mansueti, perché erediteranno la terra”. Nel film, come nella vita reale, la chiesa mira a mantenere le donne impotenti. E, sebbene non derivi dai binari di altri film di nunsploitation come The Devils o Killer Nun, Cecilia arriva a incarnare una quantità intransigente di rabbia femminile, il tutto mentre è intrisa di sangue. Il film si sofferma sulla violenza subita contro le donne, passate e presenti, che hanno combattuto e continuano a combattere contro l’oppressione e il controllo che gli uomini vorrebbero assumere nel confronti dei loro corpi. Non saranno le mansuete a ereditare la terra, ma coloro che combatteranno i soprusi subiti sui loro corpi e su quelli delle proprie sorelle.
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