Il castello errante di Howl, presentato a Venezia nel 2004, arriva dopo l’enorme successo planetario de La città Incantata e con quest’ultimo traina l’entusiasmo e la riscoperta occidentale per tutto l’operato dello Studio Ghibli e di Hayao Miyazaki. Il film è stato proiettato nelle sale italiane questa estate, grazie alla rassegna estiva organizzata da Lucky Red. Per l’occasione vi abbiamo già provato a raccontare, in questo articolo, cosa rende tanto grande l’opera di Miyazaki. Oggi invece tenteremo di analizzare e spiegare il finale del film.
Il cuore di Howl e le interferenze col passato
Nell’ultimo atto dell’opera di Miyazaki, Howl decide di intervenire nuovamente per cercare di impedire il bombardamento della città vicina. Sophie, conscia del fatto che ogni trasformazione del giovane gli rende più difficile il ritorno a una forma umana, cerca di inseguirlo portando però Calcifer con sé e quindi fuori dal Castello. Nel momento in cui lo fa, la struttura si decompone. Una volta riportato il demone al focolare gli chiede di inseguire Howl, lui in cambio mangia una ciocca dei suoi capelli per ritrovare nuovo vigore.
Presto scopriamo che Calcifer custodisce il cuore del giovane e non è quindi un caso che i capelli di Sophie gli donino così tanta energia, essendo di fatto lei l’amore della vita del protagonista, ma non è solo lo spettatore a scoprire questo segreto. Anche la Strega delle Lande infatti arriva alla medesima conclusione, cercando di impossessarsi dell’organo. Sophie cerca di strappare dalle mani dell’anziana Calcifer e il cuore, una dinamica che dobbiamo tenere a mente visto che si riproporrà poco dopo in forma differente.
La ragazza si trova a dover buttare acqua sulla Strega e su Calcifer, facendo perdere forza al demone e portando così la struttura a un nuovo crollo che la precipiterà in un dirupo. Qua Sophie, cercando Howl, entra in una porta magica che la catapulta nel passato. Diventa spettatrice del primo incontro tra il giovane e Calcifer, all’epoca una stella cadente, e vede il giuramento che ancora li lega.
Ma Sophie non si limita a uno sguardo passivo, interferisce direttamente dando una nuova ciclicità al racconto. Il tema dell’interferenza col passato in grado di modificare il presente è una novità assoluta del cinema di Miyazaki. Assume però un significato differente se lo interpretiamo come una presa di coscienza di Sophie, un modo in cui la giovane cessa di essere semplice spettatrice e accetta il suo ruolo di protagonista. Questo processo di autodeterminazione è invece estremamente ricorrente in tutto il cinema di Miyazaki. Basti pensare a tutto il percorso di ricerca e mantenimento della propria identità ne La città incantata o l’aspetto di Marco in Porco Rosso che pare, a tratti, autoimposto.
Accettare i continui mutamenti dell’animo
Poco dopo essere tornata al presente Sophie trova finalmente Howl. Il ragazzo sembra però irrimediabilmente perduto all’interno della sua mutazione, incapace di tornare in forma umana. Sophie, dopo la visione del passato, ha ormai accettato come dicevamo il suo ruolo, ovvero di essere sempre stata colei che doveva ricongiungere Howl al suo cuore. Si scusa con lui per averci messo tanto, lo bacia e gli chiede di portarla da Calcifer. Una volta ricongiunti con gli altri Howl torna alla sua forma umana. Sophie allora si dirige dalla Strega delle Lande che ancora stringe Calcifer nelle mani. Memore di quanto avvenuto in precedenza non cerca in alcun modo di strapparglielo, semplicemente si rivolge a lei con dolcezza e commozione, pregandola e abbracciandola. L’anziana, comprendendo l’amore sincero di Sophie, le consegna la piccola fiammella rimasta.
I due modi diametralmente opposti con cui la ragazza chiede di farsi consegnare Calcifer (e di conseguenza il cuore di Howl) alla Strega, con i conseguenti risultati differenti, sono uno dei punti focali di tutta l’opera di Miyazaki. Il loro significato non è da da confinare però in una questione legata al trionfo della gentilezza e delle buone maniere. Piuttosto alla comprensione dello stato dell’altro, delle persone con cui ci si rapporta, dell’accettazione dei continui mutamenti dell’animo. Un altro esempio lo abbiamo in seguito alla trasformazione di Testa di Rapa, il quale torna alla forma umana rivelandosi il principe Justin, dopo che Sophie lo bacia per ringraziarlo del suo sacrificio. Justin e la Strega amano rispettivamente Sophie e di Howl. La chiusura del loro percorso di crescita come personaggi si compie accettando il fatto che non potranno averli. Venendo a patti che i sentimenti possono cambiare, i propri come quelli degli altri, e che debbano per forza di cose essere accettati. Proprio Justin, poco prima di andarsene, pronuncerà la frase che meglio descrive l’opera di Miyazaki: “i mutamenti dell’animo a questo mondo sono continui”.
La fine della guerra come vero lieto fine
Il vero lieto fine de Il castello errante di Howl, forse uno dei più cristallini di tutta la filmografia di Miyazaki, non risiedere tanto nella storia d’amore tra il ragazzo e Sophie quanto nella fine della guerra. Quella guerra che rappresenta tra l’altro una delle principali aggiunte del maestro giapponese rispetto al soggetto da cui è tratto. Il film infatti si basa su un romanzo, primo di una trilogia, del 1986 scritto dalla londinese Diana Wynne Jones. Dopo un lungo percorso, nel quale la regia era stata affidata in un primo momento a Mamoru Hosoda, il film ha visto finalmente la luce con varie modifiche rispetto al libro tra cui appunto l’inserimento dello sfondo bellico. Nel cinema di Miyazaki il ripudio alla guerra è una costante, figlia come ovvio del periodo storico in cui è nato il maestro giapponese. Ne Il castello errante di Howl è però ancora più presente e questo lo si deve a un avvenimento che lo ha segnato particolarmente, a detta dello stesso regista, ovvero allo scoppio del conflitto in Iraq nel 2003. Non è quindi un caso che al termine del film Justin, appena tornato alla sua forma umana, dichiara che la prima cosa che farà sarà porre fine alla guerra.
Nelle immagini prima dei titoli di coda vediamo i bombardieri tornare verso il loro paese e subito dopo una nuova versione del castello di nuovo in movimento. Non più però via terra ma questa volta in volo, in un cielo libero da conflitti in cui ora ci si può muovere senza più il timore di incontrare aerei o conflitti.
E in queste poche immagini si può racchiudere una buona parte di tutta il cinema di Miyazaki con il ritorno dell’amore del volo e la serenità di una guerra finalmente cessata.